OUT OF THE ASHES. LA RICERCA DELL’IDENTITA’ EBRAICA NEL XI° SECOLO

Out of the Ashes [N.d.T.: Dalle ceneri – la versione in italiano non è, al momento, disponibile], l’ultimo libro del professor Marc H. Ellis, ha per sottotitolo La ricerca dell’identità ebraica nel XI° secolo. A colloquio con Three Monkeys, Ellis affronta questioni cruciali sul tema del conflitto arabo-israeliano.

In un significativo episodio narrato all’inizio del suo ultimo libro Out of the Ashes [N.d.T.: Dalle ceneri – la versione in italiano non è, al momento, disponibile], il professor Marc H. Ellis racconta di quando, durante un tour di conferenze in Nuova Zelanda, le idee da lui sostenute vennero respinte da un membro israeliano dell’audience con la breve ma caustica frase “non parla neanche la nostra lingua”. Effettivamente Ellis ammette di non parlare la 'loro' lingua, essendo quella lingua una forma statalizzata di ebraico, (un ebraico) che si è spostato “dalla sfera liturgica a quella dello stato nazione”.

Ellis, direttore del Centro di Studi Americani ed Ebraici presso la Baylor University in Texas, è uno scrittore che con estrema franchezza e in modo prolifico ha affrontato il tema dell’identità ebraica. Egli difende con veemenza il proprio diritto, in quanto ebreo americano, di discutere la questione arabo-israeliana, e lo ha fatto ripetutamente ed in modo eloquente. I suoi scritti hanno ricevuto l’apprezzamento di autorità quali Edward Said, Noam Chomsky e l’arcivescovo Tutu, solo per citarne alcuni. Allo stesso tempo il suo atteggiamento critico nei confronti del militarismo di Israele lo ha messo in cima alla lista dei così detti ebrei 'autolesionisti'. Egli auspica il ritorno della 'profezia' e, nell’opinione dell’autore dell’articolo, lo fa non solo a parole ma anche, coraggiosamente, negli atti.

Il sottotitolo del suo ultimo libro, Out of the Ashes, è La ricerca dell’identità ebraica nel XI° secolo. Il professor Ellis ha scambiato alcune mails con Three Monkeys Online.

Out of the Ashes è un titolo fortemente provocatorio – dalle ceneri di che cosa? Dell’identità ebraica? Del popolo palestinese?

'Dalle ceneri' può significare molte cose e persone diverse attribuiscono a questo termine un significato diverso. Alcuni lo associano all’Olocausto. Io l’ho scelto in tutta innocenza. La situazione arabo-israeliana aveva raggiunto il suo punto più basso. Dovevamo trovare un modo per uscire dall’abisso, dalle ceneri della distruzione.

“A questo punto della storia non c’è più differenza tra i principi dell’ebraismo e quelli della cristianità. Simbolismo a parte, essi sono diventate, sotto tutti i risvolti pratici, la medesima religione”1. In che senso lei ritiene che cristianesimo e ebraismo siano diventati la stessa cosa? E come si manifesta questo fenomeno?

Se ci comportiamo come cristiani – mettendo la violenza al centro della nostra religiosità – allora possiamo anche adottarne il nome. Naturalmente mi riferisco ad una certa forma di cristianità, quella costantiniana, che ha a che vedere con lo stato e con il potere. In America e in Israele oggi esiste un ebraismo costantiniano, coinvolto con stato e potere. Le pratiche sono le medesime: violenza, aggressioni e il fingere di essere innocenti. L’ebraismo costantiniano è violento esattamente quanto il cristianesimo costantiniano – o quanto l’islamismo costantiniano, se è per questo.

La 'teologia dell’Olocausto' deve necessariamente fare ricorso al potere? Esiste un altro modo di affrontare l’Olocausto, sia per gli ebrei che per i cristiani?

Considerato come vanno le cose, la teologia dell’Olocausto ha abbracciato il potere. Ma ciò non è obbligatorio: una lezione fondamentale dell’Olocausto è che nessuno debba mai più soffrire come hanno sofferto gli ebrei – specialmente quelli che si trovano in opposizione al potere ebraico. La lezione dell’Olocausto è che ci si deve opporre a qualsiasi oppressione.

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