OUT OF THE ASHES. LA RICERCA DELL’IDENTITA’ EBRAICA NEL XI° SECOLO

Ma questo non è un concetto problematico quando si parla di rapporti tra Israele e Palestina? Che forma di resistenza è considerata accettabile? E noi, in qualità di non oppressi, abbiamo il diritto di decidere quale forma di resistenza è accettabile e quale non lo è?

Naturalmente bisogna contrastare ogni forma di repressione ma la resistenza ha svariati contesti. E’ ovvio che l’oppressore non può stabilire se l’oppresso debba opporre resistenza oppure no. Questo deve essere deciso dall’oppresso. Con questo non voglio dire che chi è oppresso faccia sempre la scelta giusta o che, come comunità, faccia una scelta. Solitamente una minoranza sceglie di resistere e le conseguenze di questa resistenza influiscono, positivamente e negativamente, sul resto della comunità. Chi è al di fuori dovrebbe essere prudente nel giudicare, soprattutto quando è lui stesso colpevole della stessa repressione cui si oppone resistenza.

Il suo libro ha per tema centrale la riaffermazione della tradizione profetica di fronte alla brutalità dello stato di Israele nei confronti dei palestinesi. Che cosa intende per 'tradizione profetica'? E’ qualcosa di intrinsecamente ebraico? E’ un concetto aperto al mondo laico? Come si manifesta?

Sì, c’è qualcosa di intrinsecamente ebraico nel concetto di profezia, come quando nell’antichità gli ebrei rivelarono la profezia al mondo. L’ebraismo introdusse la profezia secondo i nostri canoni, fu conosciuta dai cristiani e dai musulmani grazie a noi. Alcuni non ebrei dimenticano questo enorme contributo del popolo ebraico – a mio parere il regalo più grande nella storia del mondo. Allo stesso tempo molti ebrei tendono a dimenticare che il concetto di profezia fu sviluppato per contrastare l’abuso di potere da parte degli ebrei, e vale ancora oggi per quel che riguarda l’abuso di potere da parte di Israele. Quando nella nostra sinagoga si leggono i profeti si pensa sempre che ciò che essi dicono si riferisca a qualcun altro. Questo è un altro aspetto dell’ebraismo costantiniano.

Può chiarire che cosa intende per 'profezia'?

E’ una storia lunga e complicata su cui attualmente sto scrivendo un libro. Basti dire che vi sono diversi modi di intendere la profezia, a cominciare dai profeti della Bibbia. Ma limitare la voce della profezia alle Scritture è come tappare la bocca ai profeti, una cosa che la religione fa spesso e bene. Dobbiamo sempre considerare la voce profetica in relazione ai giorni nostri – la voce della giustizia e della pietà, della pace e del perdono. La voce profetica è più viva che mai oggi, specialmente tra gli ebrei di coscienza.

C’è un rischio di appropriazione indebita della tradizione 'profetica', il rischio che diventi il grido selvaggio contro l’oppressore, un’immagine di cui si sono prontamente approfittati Bin Laden, per fare un esempio estremo, o il fondamentalismo islamico oppure, dalla parte opposta, i coloni che si oppongono ad ogni concessione in termini di 'Eretz Israele' (Terra di Israele)?

Come tutto ciò che è profondo e durevole, una giusta causa può essere usata per scopi malvagi. Il bene viene usato per scopi indebiti sempre e dappertutto. C’è una lotta costante per la rivendicazione della 'profezia'. Spesso siamo costretti a rivendicarla dalla 'religione'.

In un’intervista con Three Monkeys Online, William Dalrymple ha suggerito che l’antislamismo ha sostituito l’antisemitismo ed è diventata la principale forma di razzismo del mondo occidentale. Lei è d’accordo?

Forse. Tuttavia non voglio ammantare l’Islam di un alone romantico. Come tutte le religioni, l’Islam può ten
dere alla violenza e alla conquista di un impero o alla costruzione della pace e di un senso di comunità. Non è vero che chi usa l’Islam per scopi violenti non è musulmano. E’ come dire che Ariel Sharon non è ebreo perché ricorre alla violenza per umiliare e cacciare altre persone dal loro territorio. Lui è ebreo ma è un tipo di ebreo che io non approvo.

Pages: 1 2 3