Non ci resta che sperare nella cicogna. Riflessioni sulla legge che regola la PMA in Italia.

Mi ricordo di un paio di ragazze alle scuole medie e altre al liceo che rimasero incinta 'per sbaglio', ovvero involontariamente, forse perché non possedevano una conoscenza sufficiente dei misteri della riproduzione umana o magari perché si erano affidate al caso. Mi ricordo anche la solidarietà, condita di compassione e autocompiacimento, di noi che invece sapevamo benissimo come succede, e già da allora abbiamo fatto di tutto per non rimanere incinta, generalmente non rinunciando ai cosiddetti 'piaceri della carne', perché volevamo il diploma, poi la laurea, poi la carriera, volevamo continuare ad uscire con gli amici per frequentare bar fumosi o tirar tardi in discoteca, volevamo fare le vacanze-avventura o andare a prendere l'aperitivo nei locali alla moda, ci volevamo poter svegliare con l'hang-over e restare a letto tutto il giorno se fuori pioveva…

Con il passare del tempo, il micidiale orologio biologico ha iniziato a farsi sentire, aiutato dal fatto che nel frattempo ci eravamo innamorate, magari sposate e 'sistemate', come del resto molte delle nostre amiche. Ci è venuta voglia di un figlio e con la consapevolezza dei trent'anni abbiamo cominciato a cercare una gravidanza.Nove coppie su dieci sono diventate genitori, la restante si è resa conto che c'era qualcosa che non funzionava a dovere ed è andata ad ingrossare le fila delle coppie infertili, che nel mondo sarebbero circa 80 milioni. Questi sono dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS o WHO – che si riferiscono ad una stima globale, che non prende in considerazione le differenze fra paesi industrializzati e in via di sviluppo, o fra fascie d'età.

La prima procreazione assistita con esito positivo di cui si è ufficialmente a conoscenza risale al 1978, quando, grazie ad una fecondazione in vitro messa a punto dal ricercatore britannico Dr. Robert Edwards, nacque in Inghilterra Louise Brown. Da allora la medicina ha fatto passi da gigante nel campo della procreazione cosiddetta artificiale, e i vari Stati si sono dovuti attrezzare di leggi e strumenti di regolamentazione. Uno degli ultimi Paesi a legiferare in questo delicatissimo campo è stata l'Italia, dove, a più di 25 anni dalla nascita della piccola Louise, si è varata, con non poca polemica, la legge 40/2004.

Infertilità

Mentre cercavo informazioni per la stesura di questo articolo, ho avuto problemi nel rintracciare le statistiche italiane in merito. L'infertilità non sembra essere considerata dal nostro Ministero della Salute come una malattia vera e propria, infatti non è inclusa ad esempio nel capitolo Salute e Malattie della 'Relazione sullo stato sanitario del Paese 2001 – 2002'.Secondo quanto riportato sul portale dell'Associazione 'Cerco un bimbo' (peraltro molto informativo) “in Italia si calcola che circa il 15% delle coppie che cercano un figlio non riesca ad averne”.

L'infertilità è definita in genere come l'incapacità di concepire dopo un periodo di rapporti sessuali non protetti finalizzati appunto al concepimento. La lunghezza del periodo dopo il quale la coppia che si dedica a questi tentativi infruttuosi viene definita sterile varia e non può essere definito precisamente, poiché la fertilità della donna diminuisce per esempio con l'età e dunque, a parità di tutti gli altri fattori, una donna di 35 anni può impiegare fisiologicamente più tempo di una ventenne a rimanere incinta.

Quali sono invece le cause della sterilità di una coppia? Il Professor Carlo Flamigni, un luminare nel campo della Fisiopatologia della Riproduzione e di Endocrinologia Ginecologica, nonché Professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso l'Università degli Studi di Bologna ed esperto di Bioetica, documenta in una delle sue pubblicazioni divulgative (La procreazione assistita) che la sterilità può essere dovuta nel 35% dei casi a problemi maschili, per il 55% a problemi femminili e per il 10% a problemi di coppia o a cause ignote.

Se è vero che di infertilità non si muore, una coppia che vuole ma non riesce a concepire non può essere considerata 'sana', perché comunque al suo interno sono spesso inevitabili ripercussioni psicologiche e/o psicosomatiche. Certo, ognuno di noi ha un diverso modo di reagire di fronte a problematiche del genere, e gli esperti insegnano che, in questi casi, sono molteplici i fattori che possono influenzare la coppia da un punto di vista psicologico. Ci sono casi in cui la coppia si sfascia, dilaniata dai sensi di colpa o dalle tacite accuse reciproche. In altre coppie, i partner trovano, nella disperazione di non poter realizzare il loro sogno/bisogno/istinto di procreazione, una forza coesiva che non li fà separare, ma neanche permette loro di vivere una vita serena.

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