Non ci resta che sperare nella cicogna. Riflessioni sulla legge che regola la PMA in Italia.

PMA

Una prospettiva per le coppie infertili è la procreazione medicalmente assistita (PMA); con questo nome si intende raggruppare un certo numero di tecniche di riproduzione assistita, che spaziano dalla 'semplice' induzione dell'ovulazione con rapporto mirato all'inseminazione artificiale, per passare poi alle tecniche più sofisticate, in cui tra l'altro è previsto un certo grado di 'manipolazione' dei gameti femminile e maschile, come la fecondazione in vitro con embrio-transfer (FIVET) e l'iniezione intra-citoplasmatica di spermatozoi (ICSI).

Dopo un certo numero di analisi preliminari su entrambi i membri della coppia, se i risultati ne confermano l'idoneità, si passa alla fase operativa. Il primo passo è generalmente la soppressione del ciclo mestruale della donna, per poi iniziare una stimolazione ormonale atta a favorire e monitorare lo sviluppo e la conseguente maturazione dei follicoli a livello ovarico. A questo punto i percorsi si differenziano notevolmente, in quanto, mentre nelle tecniche più semplici, una volta raggiunta la maturazione follicolare, la coppia è invitata ad andare a casa o comunque in un ambiente più consono all'atto sessuale che deve compiere, pena l'insuccesso di tutto il processo, nella FIVET e nella ICSI, gli ovociti femminili vengono prelevati per via transvaginale e fecondati in vitro. Gli embrioni che così si sono formati vengono poi trasferiti nell'utero, dove si spera che almeno uno di essi riesca ad impiantarsi e dare così inizio ad una gravidanza.

Tra i punti da sottolineare, perché fondamentali da un punto di vista sia scientifico che morale, c'è il rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica, caratterizzata dalla formazione, a livello delle ovaie, di grandi cisti che possono, nei casi più gravi, portare a serie complicanze tromboemboliche; d'altra parte la stimolazione per via ormonale della produzione di follicoli rappresenta in sé un processo estremamente delicato: se la stimolazione è finalizzata al rapporto mirato o all'inseminazione artificiale, si vuole evidentemente ottenere un solo follicolo ben formato e in grado di liberare un ovocita fecondabile. Il rischio altrimenti è quello di una gravidanza plurigemellare, con tutte le complicazioni che questa comporta in termini di gestazione e di salute, sia per la madre, che per i feti. Se però la stimolazione precede la FIVET, si mira alla produzione di numerosi follicoli per avere quante più possibilità di riuscita nella fase di fecondazione in vitro.

Neanche la FIVET è esente dal rischio di una gravidanza gemellare, poiché al momento del trasferimento degli embrioni nell&apo
s;utero materno si deve trovare un equilibrio fra la miriade di fattori che influenzano l'impianto e l'eventuale gestazione. In altre parole, se si impiantano pochi embrioni ci sono meno possibilità di riuscita, ma se ne vengono impiantati troppi, si può andare incontro a gravidanze plurime; e non esiste una formula matematica per numerizzare in maniera definitiva cosa si deve intendere per 'pochi' e 'troppi', in quanto ciò è estremamente soggettivo e dipende da elementi quali l'età, le cause di infertilità, il numero di tentativi precedenti, …

Un altra importante considerazione è quella del continuo monitoraggio cui l'intera procedura di PMA deve essere sottoposta, a cominciare dai controlli ematici, ecografie e analisi dello sperma iniziali, fino ai complessi esami bio-genetici cui vanno incontro ovociti, spermatozoi ed embrioni durante il processo. Per una come me che sviene in genere per un semplice prelievo di sangue, il solo pensiero è terrificante. Il vantaggio però deve (o doveva, vedi oltre) essere incommensurabile per quelle coppie affette da malattie genetiche, in quanto la diagnosi preimpianto è una delle analisi che può evitare di accorgersi, a gravidanza iniziata, che il feto presenta anomalie genetiche, e che quindi è in grado di sottrarre le coppie alla scelta traumatica fra generare un figlio destinato a soffrire o ricorrere all'aborto terapeutico.

Terzo punto da mettere in evidenza è l'opportunità, attraverso le tecniche di riproduzione assisitita, di riuscire a procreare anche in caso di infertilità totale e irreversibile di uno dei partners: se per esempio l'uomo deve sottoporsi a chemioterapia, esiste la possibilità di crioconservare lo sperma per poi scongelarlo ed utilizzarlo per una inseminazione artificiale o in vitro, con buone possibilità di riuscita, ammesso che gli spermatozoi fossero sani e fertili al momento del congelamento. Neanche gli embrioni crioconservati, ovvero congelati, sembrano 'rovinarsi' e, se sopravvivono allo scongelamento, possono essere transferiti in utero senza pregiudicare la riuscita della procedura di PMA. Un discorso a parte invece bisogna fare per gli ovociti femminili, poiché in questo caso i dati clinici non sono sufficienti a dimostrare la sicurezza dal punto di vista genetico delle tecniche di crioconservazione.

Non voglio addentrarmi in spiegazioni troppo tecniche perché non mi sembra questa la sede adatta, e perché comunque ci sono miriadi di fonti molto più autorevoli che possono essere facilmente consultate, anche in rete. Inoltre le tecniche variano, anche sensibilmente, da centro a centro. O forse è più corretto dire 'variavano', in quanto recentemente è entrata in vigore una legge, la famosa 40/2004, che ha, secondo i suoi promulgatori, lo scopo di regolamentare le tecniche di PMA.

Pages: 1 2 3 4