Il legame sinistro. Berlusconi e la cultura della corruzione. Intervista a David Lane(Economist)

Le accuse esposte nel suo libro sono fondate e dettagliate. Sotto il governo Berlusconi, l’autore fa notare, la lotta alla corruzione è giunta ad un punto morto: “Non è stato fatto nulla per sostenere la lotta alla corruzione, anzi, l’esatto contrario. La legge sui falsi bilanci è stata un totale fallimento, così come lo scudo fiscale che ha permesso di riportare in patria proprietà illecite per una somma irrisoria. Naturalmente, una volta riportate in patria potevano di nuovo venire esportate legalmente. “La lotta alla corruzione si è quindi molto indebolita – sostiene Lane – Lo stesso si può dire della lotta alla Mafia. Ora la Mafia sembra dimenticata, ma esiste ancora. Ed è più forte che mai”.

Il libro di Lane, al momento disponibile solo in inglese, sarà pubblicato in italiano da Laterza. Una delle critiche più ovvie che Lane si troverà ad affrontare quando il suo libro sarà pubblicato in Italia è che uno straniero non può comprendere i tortuosi labirinti della politica italiana. Ma l’autore liquida queste critiche con poche parole: “Ho trascorso metà della mia vita in Italia e mia moglie è italiana. Mia figlia, compiuti 18 anni, ha preso la cittadinanza italiana, cosa di cui io vado molto fiero. Ho molti amici italiani che stimo molto. Allo stesso tempo accoglierei con piacere uno scrittore italiano che scrivesse un libro su Blair e su come funzionano le cose in Gran Bretagna. Credo che la testimonianza di un osservatore esterno sia importante”.

Essendo già stato coinvolto nella polemica suscitata dagli ormai famosi articoli dell’Economist che bollavano Berlusconi come “inadatto alla guida di un Paese”, Lane è consapevole dell’accoglienza che il suo libro riceverà da parte del primo ministro italiano: “Immagino che gli avvocati di Berlusconi abbiano già acquistato svariate copie del libro e le stiano scandagliando alla ricerca di un qualche elemento che giustifichi una causa legale contro di me e contro la Penguin”, spiega ridendo. E aggiunge “Inconsciamente è una cosa che ho messo in conto visto che l’Economist è già stato citato in giudizio due volte da Berlusconi. Quindi ne ho tenuto conto, ma sono sicuro che tutto ciò che è scritto nel libro risulterà essere fondato”.

Se le cause legali non fermeranno il libro di Lane, rimane sempre la già collaudata calunnia. In seguito alla pubblicazione dai famosi articoli dell’Economist, Berlusconi citò la rivista in t
ribunale e liquidò le critiche come parte del più vasto complotto della sinistra contro di lui. Lane giudica questa tattica alquanto ridicola (“L’Economist è un giornale di destra. È stato un grande sostenitore di Bush e della guerra in Iraq. Affermare che sia solo un manipolo di sinistrorsi impazziti è un’assurdità”) oltre che un esempio dei pericoli causati dalla concentrazione del potere mediatico: “Una delle cose che trovo più allarmanti nel fatto che Berlusconi controlli i media e l’informazione è che naturalmente molti italiani si tengano informati tramite la televisione. La maggior parte degli italiani, come accade nel resto del mondo, sono presi nella routine quotidiana dell’andare al lavoro, accompagnare i figli a scuola, andare a fare la spesa, affrontare il traffico e così via. Questo vuol dire che la maggior parte di essi si informa più tramite la televisione e meno tramite la stampa. Ciò vuol dire che, in una certa misura, Berlusconi controlla ciò che la gente pensa. La televisione, il mezzo di informazione principale per la maggior parte degli italiani, non fornisce una versione dei fatti che permetta loro di farsi delle opinioni informate su ciò che accade nel loro paese”.

Noi potremmo liquidare con una risata la teoria della cospirazione sostenuta da Berlusconi di fronte ai suoi critici, ma nel mondo ferocemente partigiano della politica italiana essa potrebbe avere un peso. Ma Lane è un giudice imparziale e ha parole dure anche per la sinistra. Di fronte alla domanda da 64 milioni di dollari, ossia perché gli italiani hanno votato Berlusconi, va dritto al punto: “In primo luogo diamo la colpa a chi se la merita, ovvero al centro sinistra. Credo che il centro sinistra alla guida del paese tra il ’96 e il 2001 fu un disastro. Non furono in grado di opporsi, i leader si comportavano da primedonne. Bertinotti e D’Alema non hanno scusanti per come fecero naufragare il governo Prodi. Ho sentito dire che D’Alema e altri personaggi gongolarono quando il governo Prodi cadde. Che cosa volevano? Volevano che Berlusconi tornasse al potere? A giudicare dal loro comportamento, si direbbe di sì”. Naturalmente il potere e la posizione di Berlusconi hanno goduto della collaborazione e della collusione del centro sinistra. “Il loro enorme fallimento nel gestire il rapporto con i media e con la televisione, l’incapacità nel gestire quell’enorme conflitto di interessi e nel gestire il sistema giudiziario hanno avuto un ruolo fondamentale. Si potrebbe affermare che l’interesse principale era fare entrare l’Italia nell’euro e questa è l’unica giustificazione che riesco a trovare. Bertinotti e d’Alema non hanno scusanti per aver silurato il governo Prodi”.

Neanche Romano Prodi, il presidente uscente dell’Unione Europea, sfugge al tocco caustico di Lane: “L’idea di avere un presidente della Commissione Europea nella persona di Romano Prodi, che si impegna nella politica interna è, a mio avviso, scandalosa. Dimostra come i personaggi pubblici italiani proprio non sanno come gestirsi. Ma non è una sorpresa, visto che gli italiani sono abituati ai comportamenti scandalosi dei loro leader politici”.

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