Dopo l’Accordo del Venerdì Santo del 1998 1 il processo verso la normalità, stabilità ed autonomia dell’Irlanda del Nord, ha, nel migliore dei casi, continuato a zoppicare. Sebbene la maggioranza degli abitanti dell’isola d’Irlanda ha sempre sostenuto l’idea della condivisione dei poteri tra nazionalisti ed unionisti, gli elettori ed i politici unionisti sono meno convinti dei suoi benefici a lungo termine.
Negli anni successivi la firma dell’Accordo, l’Ulster Unionist Party di David Trimble (UUP) ha perso continuamente terreno a favore del più oltranzista Democratic Unionist Party (DUP) guidato dal reverendo Ian Paisley. Questa tendenza è culminata lo scorso anno con l’oscuramento dell’UUP da parte del DUP nelle elezioni dell’Assemblea Nazionale. Parallelamente a questo sviluppo, sul versante nazionalista, il moderato Social Democratic Labour Party (SDLP) è stato superato dai militanti repubblicani del Sinn Féin. Con due partiti così poco votati al compromesso alla ribalta della politica nordirlandese, il futuro di qualsiasi obiettivo di condivisione dei poteri pare incerto.
Mark Harkin ha parlato con Susan McKay, autrice di Northern Protestants: An Unsettled People (Blackstaff Press 2000) e cronista del Sunday Tribune di Dublino per sapere la sua valutazione dello stato delle cose in Irlanda del Nord.
Le condizioni con le quali il DUP sarebbe stato disposto a sedere con i Repubblicani per governare, resa incondizionata dell’IRA, non possono essere rispettate dal Sinn Féin (e il DUP lo sa). Sembra che il DUP sia pronto a rinunciare all’opportunità di governare l’Irlanda del Nord se ciò significa escludere anche il Sinn Féin. La posizione del DUP corrisponde a quella dell’elettorato unionista nei riguardi del processo di pace?
Il DUP si è fatto riconoscere con i suoi monosillabi “No” e “Mai”. Si è posto nella situazione del ‘cavaliere dei giusti’, sconfitto dai tiranni, a partire dalle maniere più gentili di Terence O’Neill negli anni Sessanta. Tutti gli sforzi di riformare l’Irlanda del Nord per dare ai cattolici uno status di pari diritti incontrarono paure di “ritorno papista” e “strada aperta per Dublino”, quindi naufragarono.
Le elezioni dell’Assemblea Nordirlandese del 2003 hanno cambiato le cose in maniera drammatica. Il DUP ha la possibilità di governare. Il reverendo Ian Paisley, o il suo deputato Peter Robinson, ha il diritto di essere Primo Ministro con altre quattro cariche ministeriali nell’esecutivo. Il DUP non può più dire di essere uno sconfitto perseguitato e molta della sua retorica biblica in questo senso deve essere abbandonata. Una gran vittoria che presenta problemi.
Il DUP ha pesantemente giocato sulle paure dei suoi elettori: solo il ‘Grande Uomo’, designato sulla terra da Dio, potrà salvare l’Ulster. Ora deve farlo!
E’ chiaro che il DUP voglia prendere il potere, ma nel breve periodo desidera più che altro la fine dell’ Ulster Unionist Party un tempo conosciuto come ‘gli unionisti’. La sconfitta dell’UUP all’elezioni dell’Assemblea Nazionale è stata una soddisfazione per il DUP. La defezione verso il DUP dell’esponente unionista partecipante all'Accordo del Venerdì Santo, Jeffrey Donaldson, con un paio di compagni di partito, fu una soddisfazione ancor più grande. Ma c’è anche altro da fare: le elezioni europee di giugno. Paisley non si candida, un grande sforzo andrà fatto per far eleggere il suo vice, l’avvocato Jim Allister [N.d.R. Jim Allister è stato eleto]. Ci sono poi le elezioni di Westminster, forse il prossimo anno. Il blocco unionista a Westminster è già in maggioranza contro l’Accordo ma ci sono poltrone deboli dell’UUP che il DUP vuole e sa di poter avere. Non sembra plausibile, nel frattempo, che il partito addolcirà la sua linea nei confronti del Sinn Féin. Come il Sinn Féin, il DUP è preparato ad ampie prospettive. Si siederà forse al governo con il Sinn Féin, ma non cambierà la linea che l’ha portato così lontano.