Indubbiamente, per decenni, dopo la fine della seconda guerra mondiale, si è aggirato per l’Europa lo spettro di un redivivo movimento politico e militare di estrema destra. Questa paura, però, si è sempre concentrata sull’immaginario piuttosto che sulla realtà. Nel suo studio sull’immagine dei neo nazisti nella produzione hollywoodiana tra il 1945 e il 1978, ad esempio, il professor Lawrence Baron sostiene che “i film tendevano a rappresentare il neo nazista come un recalcitrante residuato del nazionalsocialismo tedesco intento a formare una rete clandestina al di fuori degli Stati Uniti allo scopo di fondare il Quarto Reich”. Film quali Dossier Odessa e I ragazzi del Brasile hanno ispirato l’idea che l’estrema destra sia radicata in un gruppo segreto di ufficiali nazisti redivivi la cui speranza è quella di resuscitare il Reich.
La verità sulla rinascita dell’estrema destra però è molto più complessa e riguarda aspetti politici, sociali ed economici, non solo dell’Europa postbellica ma anche degli Stati Uniti. Essa include non solo i gruppi di skinheads tanto amati dai media (vedi le recenti immagini di skinheads neo nazisti che marciavano per le strade di Dresda) ma anche le campagne dei principali partiti politici relative alle severe leggi sull’immigrazione.
Nick Ryan è il più qualificato di tutti nel discutere tendenze e caratteristiche dell’universo dell’estrema destra, in quanto, nel corso degli anni, ha intervistato figure chiave del movimento, quali Nick Griffin, presidente del British National Party (BNP), e il leader conservatore americano nonché ex candidato alle presidenziali Pat Buchanan. Oltre a ciò, Ryan ha incontrato e intervistato membri di organizzazioni di destra, tra cui Combat 18. Homeland è il resoconto del suo viaggio personale all’interno di un gruppo eterogeneo di individui che potrebbero essere considerati esponenti dell’estrema destra.
Secondo Ryan l’immagine comunemente associata all’estrema destra è fuorviante: “In realtà in Europa i gruppi che sperano di ottenere un risultato in politica si distanziano il più possibile dallo stereotipo nazista. Lo scopo è quello di liberarsi degli skinheads, di quegli elementi attratti solo dalla violenza, e di avvicinarsi alle frange estreme dei partiti conservatori. Si può dire che i modelli cui si ispirano sono quelli austriaci, francesi e italiani, che si considerano più “anti-immigrazione” che autoritari o dichiaratamente razzisti”.
Allo stesso tempo però Ryan ci tiene a sottolineare che non ha incontrato solo gruppi politici conservatori estranei alla violenza. “In alcuni paesi europei esistono ancora nazisti fanatici. Negli Stati Uniti, è stato facile prendere in ridere i miei incontri con queste persone ma nell’ex Germania dell’est i livelli di razzismo e l’aspirazione alla passata sicurezza data dalla “legge e dall’ordine” raggiungevano livelli preoccupanti. Qui esistono due partiti politici di estrema destra (NPD e VDU) che si stanno conquistando seggi nelle assemblee regionali, più altri gruppi sciolti chiamati ”cameratismi” che si ispirano agli ideali del nazionalsocialismo.
È facile ignorare gli elementi più violenti che, come emerge dal libro di Ryan, risultano essere isolati e deliranti. Questi fanatici della supremazia bianca potrebbero però costituire un rischio. “C’era un ex frate [David Myatt] – ricorda Ryan – che aveva (quelle che io ritengo essere) delle ridicole convinzioni riguardo alla sottomissione delle altre razze e al ritorno ad uno stile di vita “sangue e terra”. Traduceva i poeti greci e sembrava un po' 'fuori'. Ciononstante capeggiava un piccolo movimento cui apparteneva un certo David Copeland. Nel 1999 Copeland fu responsabile dell’esplosione di tre bombe a Londra, che avevano come obiettivo gay, neri e bengalesi e che uccisero tre persone e ne ferirono un centinaio. È qui che sta il pericolo: che gli elementi più fanatici persuadano e influenzino quelli già instabili, i 'lupi solitari'.”
Un aspetto dell’ideologia dell’estrema destra che può destare stupore è la diffusa opposizione al fenomeno della globalizzazione, comunemente considerata come una prerogativa della sinistra. Per Ryan questo non deve sorprendere anche se la stampa tradizionale sottovaluta il fenomeno. “Ciò non mi stupisce. Tanto per cominciare, storicamente il concetto di 'socialismo nazionale' includeva l’idea di dare una nuova forma allo Stato e al mondo: la 'terza via', così era chiamata, né capitalismo né comunismo. E c’è sempre da considerare la vecchia analogia nazista del 'sangue e patria'.”
“Ci sono moltissimi esempi di gruppi minori che si ispirano a questa ideologia e che si sono infiltrati o si sono uniti a gruppi di coalizione più grandi e più importanti – continua Ryan. – Penso che anche molti esponenti della sinistra lo abbiano fatto con il 'movimento' dell’anti-globalizzazione. Si pensi al partito inglese Respect, i cui sostenitori provengono dal movimento contro la guerra in Iraq (Sinistra e Musulmani). Credo ancora che la maggior parte dei no Global sia di sinistra ma se si considerano quei movimenti che si dichiarano contrari alla guerra non si può fare a meno di notare la presenza di militanti islamici. Per questo motivo dobbiamo considerare quei movimenti come composti da estremisti islamici? No. Ma chi forma queste grosse coalizioni deve essere ben consapevole di ciò che potrebbe accadere se i loro scopi venissero manipolati.”
Il libro di Ryan descrive in dettaglio le unioni e gli scambi approssimativi che spesso si verificano negli ambienti della destra. Che si tratti di Nick Griffin, attualmente membro del BNP ed ex militante del National Front, che incontra il colonnello Gheddafi negli anni in cui il leader libico riforniva di munizioni l’IRA, o della cooperazione tra razzisti bianchi e gruppi islamici anti-semiti, quello della destra sembra essere un universo mutevole e in continua trasformazione: “I miei viaggi mi hanno fatto comprendere non solo le divisioni, le ripicche e, a volte, le vere e proprie pugnalate alle spalle (come nel caso dell’assassinio di un membro di Combat 18 durante il mio primo viaggio in Gran Bretagna) ma anche quanto questi gruppi siano in comunicazione tra loro; non solo quelli violenti ma anche quelli politici, o quelli che negano l’Olocausto per finire con i gruppi di neo confederati americani. Negli Stati Uniti ho vissuto con il principale raccoglitore di fondi del BNP, il quale mi ha presentato a membri delle campagne politiche, a lobbisti, a fautori della negazione dell’Olocausto, a gruppi di Klu Klux Klan e a un fanatico fondamentalista cristiano legato a gang di carcerati appartenenti al White Power. Allo scopo di promuovere le loro idee questi personaggi utilizzano Internet (siti web, e mails, gruppi di discussione), libri, conferenze, incontri tra leader. Si parla anche di una coalizione intenzionata a votare partiti di estrema destra anti-immigrati al parlamento europeo”.
Ma se usassimo l’immigrazione come criterio, dovremmo pensare che, politicamente, la maggior parte dell’Europa sia orientata verso destra. Dall’Irlanda all’Italia molti governi europei hanno introdotto misure severe per combattere l’immigrazione illegale. È come se i politici avessero derubato l'estrema destra della sua idea più preziosa. “È certo che i partiti principali tentano di cooptare le politiche dell’estrema destra e dei movimenti anti-immigrazione. Politicamente ciò è comprensibile – afferma Ryan. – Non so in che posizione si collochino gli estremisti, credo che le tensioni continueranno a crescere. Ricordiamoci anche che questi partiti si rivolgono in particolar modo alla classe operaia, ai piccol
i imprenditori, a chi sente escluso, scartato, dimenticato: tutti problemi che hanno a che fare tanto con la globalizzazione quanto con la religione e la razza. I nuovo vicini sono solo un segnale esplicito per la maggior parte delle persone, ma le vere forze coinvolte sono molto più potenti, meno visibili e meno facilmente spiegabili.”
Anche se, purtroppo, l’anti-immigrazione non è una caratteristica esclusiva dei gruppi più estremisti, vi è un elemento ideologico che sembra accomunare tutti i personaggi intervistati da Ryan: l’antisemitismo. “È il collante ideologico che unisce molte leadership di questi movimenti”, afferma Ryan. “Ciò fa sì che Nick Griffin del British National Party vada in Germania ad incontrare David Duke, leader del Ku Klux Klan e ora attivo in politica negli Stati Uniti, il quale a sua volta incontra Horst Mahler, un membro fondatore della Red Army Faction e oggi noto avvocato e leader neo nazista”.
Il linguaggio utilizzato spesso può essere ingannevole, spiega Ryan. “I termini utilizzati fanno velato accenno ai potenti della terra (il che equivale ad incolpare le grandi imprese globali piuttosto che dire che dietro a tutto vi è qualcun altro), al potere della finanza, a quello della costa orientale degli Stati Uniti eccetera”. Un altro paradosso osservato da Ryan durante le sue ricerche è l’antisemitismo, apparentemente di comodo, che unisce gli estremisti del White Power con quelli del mondo musulmano: “Ho visto estremisti di destra auspicare, per esempio, una più stretta collaborazione con i palestinesi in nome dell’odio comune per Israele (gli ebrei). Io stesso sono stato invitato a Beirut per assistere ad una conferenza tenuta da fautori della negazione dell’Olocausto, alcuni di essi ricercati dalla polizia nei loro stessi paesi d’origine. Alla conferenza erano presenti anche rinomati studiosi islamici. È la sindrome del “il nemico del mio nemico è mio amico”, che non viene però sbandierata durante le elezioni né è evidente nei gradini più bassi di queste organizzazioni: l’antisemitismo è considerato il collante ideologico caratteristico delle elites. La maggioranza dei semplici militanti odia i musulmani, i turchi, gli asiatici, i pakistani molto più degli ebrei, meno facilmente individuabili”.
Nel libro di Ryan le voci femminili sono rare, dal momento che l’ambiente della destra è prevalentemente maschile: “Non ha senso neanche citare cosa pensa la maggiorparte [degli estremisti] del movimento femminista!”, afferma Ryan ridendo. “Le donne sono poche e decisamente in secondo piano. Direi che, anche se in misura minore, questo vale anche per la sinistra, oltre che per altri gruppi di attivisti. Per i giovani maschi sfogare la propria rabbia e la propria ribellione unendosi ad un gruppo, a una gang, può avere una ragione. Dà un senso di potere e di appartenenza. Lo stesso accade, anche se in modo più diluito, in gruppi più orientati politicamente, nonostante i partiti di estrema destra e anti-immigrazione facciano di tutto per attirare l’elettorato femminile (spesso incoraggiando le donne a restare a casa e a fare più figli). Tuttavia uno studio condotto in Inghilterra sugli elettori del BNP ha rivelato che essi sono quasi interamente uomini, dai 18 ai 35 anni, molti dei quali sono al loro primo voto o non hanno mai votato prima (in Inghilterra votare non è obbligatorio e l’affluenza alle urne sta diminuendo)”. Più che essere un’umiliazione, una dimostrazione del loro disadattamento sociale, l’assenza di donne in questi gruppi è una possibile spiegazione del loro attaccamento all’ideologia razzista. “Un tema molto comune riguarda i tempi andati e come, allora, la vita fosse migliore; una rievocazione della mitica (e inesistente) età dell’oro dei loro nonni”.
Il libro di Ryan è il ritratto complesso di individui che ricercano un’identità collettiva che, fortunatamente, è rimasta fino ad ora irraggiungibile. Alcuni aspetti di tale identità toccano argomenti da molti accettati (ad esempio le politiche anti-immigrazione) mentre altri sono invece respinti dalla società in generale (la negazione dell’Olocausto, la purezza razziale eccetera). È un libro affascinante e coraggioso che non vuole né esagerare né minimizzare i vari movimenti all’interno dell’estrema destra. “Lo si può considerare un avvertimento, il canarino nella miniera, qualcosa che ci metta in guardia prima che sorgano problemi più grossi. Tutti, e sottolineo tutti, sono capaci di azioni cattive e in tempi di paura, troppe persone si lasciano andare al pregiudizio e al sospetto.”
Homeland di Nick Ryan è pubblicato in Gran Bretagna per Mainstream Publishing. In Nordamerica per Routledge con il titolo di Into A World Of Hate: A Journey Among The Extreme Right.