La tutela delle vittime – Intervista a Paolo Bolognesi, Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980

Il 2 agosto ricorre il triste anniversario della strage di Bologna. Venticinque anni fa morivano 85 persone e ne venivano ferite centinaia nello scoppio di una bomba piazzata, a scopi politici, nella stazione centrale di Bologna. I fatti, le indagini, gli strascichi di quella vicenda sono riassunti nell'articolo Una Strage da non dimenticare – la strage di Bologna, 25 anni dopo pubblicato sulla corrente edizione di Three Monkeys Online.

Paolo Bolognesi è il Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. E' succeduto, nel 1996, alla morte di Torquato Secci, al presidente storico dell'Associazione, di cui era stato, insieme a Secci appunto, il co-fondatore. Bolognesi è il padre di Marco, ferito nello scoppio della bomba il 2 agosto quando aveva solo 7 anni e oggi affermato artista con residenza a Londra.

In questi lunghi anni, dalla sua fondazione nel giugno del 1981, l'Associazione ha fatto tantissimo: oltre che offrirsi l'un l'altro appoggio e solidarietà, i suoi membri hanno presentato al Parlamento diverse proposte di legge, tra cui quella sugli indenizzi a feriti e familiari delle vittime delle stragi, la creazione di un Osservatorio sulle vittime delle stragi e quella, fondamentale, sull'abolizione del segreto di Stato. Mentre le prime due iniziative hanno avuto un successo molto più che parziale, quest'ultima resta stagnante in Parlamento da vent'anni. I Governi che si sono succeduti hanno inviato rappresentanti sul palco in Piazzale delle Medaglie d'Oro, che hanno gridato il loro sdegno e le loro condoglianze dentro un microfono, per poi tornarsene a Roma, contenti di essere lontani dai fischi della folla.

Altre iniziative fondamentali dell'Associazione sono l'opera di raccolta del materiale relativo alla strage, egregiamente catalogato sia presso la loro sede bolognese che sul loro sito internet, e la sua divulgazione, in Italia e all'estero, presso le scuole, alle manifestazioni, via libri, raccolte di foto, supporti elettronici, e il documentario Il trentasette – memorie di una città ferita, di Roberto Greco. Collegato all'Associazione è il Centro di Documentazione sulle Stragi (Cedost), una sorta di 'portale della memoria' delle stragi, del terrorismo, e di quegli anni di piombo che paralizzarono l'Italia.

In occasione del venticiquesimo anniversario della strage, l'Associazione ha presentato due novità editoriali: Bologna, 2 agosto 1980. Il racconto della strage, a cura di Cinzia Venturoli e Massimiliano Boschi, 2005, edito da Yema e Antologia per una strage. Bologna 2 Agosto 1980, di Gian Pietro Testa, edito da Minerva Edizioni.

Three Monkeys Online ha incontrato Paolo Bolognesi nella sede dell'Associazione, in centro a Bologna.

Venticinque anni dopo la strage, a cosa serve un'associazione: è una cosa solamente per la memoria o c'è ancora una questione con la Giustizia?

Innanzitutto dobbiamo tener presente che l'andamento dei processi per quanto riguarda la strage di Bologna, noi abbiamo avuto la condanan degli esecutori materiali, dei depistatori delle indagini e di coloro che hanno partecipato alla banda armata. Mancano gli ispiratori politici e i mandanti della strage, non solo di questa ma di tutte le stragi italiane. Pertanto già questo è un problema molto serio per la democrazia in Italia, proprio perché mancano all'appello chi ha utilizzato stragi e terrorismo a fini politici. E questo è importante. La nostra associazione non lavora solo sulla memoria, ma anche sul discorso di arrivare ai mandanti. E teniamo anche conto che mantenendo la memoria si può arrivare ai mandanti. Se cancelliamo la memoria, abbiamo cancelalto tutto. Il lavoro che noi stiamo facendo è un lavoro per la memoria, per la conoscenza, nelle scuole, nelle giovani generazioni proprio perché fatti come questi non succedano più e se dovessero mai succedere non abbiano nessuna copertura dallo Stato. In ambito italiano, c'è stata una gran [opera di] copertura da parte dello Stato per coprire appunto gli organi dello Stato, come i servizi segreti eccetera, per coprire i terroristi delle stragi.

Questa è una cosa interessante e importante, perché in venticinque anni si sono succeduti diversi governi, di destra e di sinistra. Secondo lei sono tutti coinvolti in questa copertura?

Nella copertura sono coinvolti soprattutto governi di centro-destra, anche di centro-sinistra per certi aspetti. Ma il problema è che in Italia c'è un meccanismo perverso: nel momento in cui succedono delle stragi o degli attentati ecco che immediatamente scatta un meccanismo per cui la verità non si deve sapere. E allora chi è preposto alla sicurezza comincia a miscelare le notizie e creare dei problemi.

Ma è una cosa istituzionale? Per esempio questa legge sul segreto di Stato…

La legge per abolire il segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo è stata presentata nel 1984 dall'Associazione, assieme ad altre associazioni come l'Unione dei familiari delle vittime per stragi, con centomila firme. E' una legge di iniziativa popolare, per cui doveva esser discussa e ragionata: questa legge non è stata né discussa né approvata. E i governi che si sono succeduti sono di tutti i tipi, pertanto … voglio dire … che metter le mani su questi aspetti non è qualcosa su cui tutti sono d'accordo, anzi direi che tutti sono d'accordo di non metter le mani su questi problemi.

Senza voler strumentalizzare, ma mi pare importante il carattere della strage: era una strage di destra, di sinistra, …

Era una cosa della destra; che la strage fosse fascista, fatta da mani fasciste è una cosa appurata e accertata nell'ambito dei processi. Tutte quelle fantascientifiche operazioni che vengono fuori non hanno niente a che fare con la verità.

Che cosa pensa allora lei quando sente per esempio il Senatore Cossiga che dice che [Bolognesi mi interrompe prima che potessi finire] …

Cossiga è il responsabile politico della strage. La legge 801/77 della Repubblica Italiana prevede che il responsabile della sicurezza in Italia sia il Presidente del Consiglio. In quel momento lui era Presidente del Consiglio. Ha avvallato prima l'operazione che fosse una caldaia, poi le ha provate tutte, perciò è un personaggio inaffidabile, da questo punto di vista.

Su Repubblica hanno scritto in questi giorni “Non c'è due agosto senza polemica”. Perché ogni anno c'è ancora polemica su questa vicenda?

Perché la strage del due agosto è una strage attuale. Dietro la strage del due agosto c'è la loggia massonica P2 che ha coperto, che ha cercato di bloccare le indagini. La loggia massonica P2 aveva un progetto politico che è il Piano di Rinascita Democratica (così si chiamava) e l'ispirazione di questo progetto è contenuta ampiamente nelle leggi che questo governo sta approvando. E una cosa da non dimenticare è che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è iscritto alla loggia massonica P2.

Nel suo discorso di commemorazione nel 2002, lei ha detto “Una società che non fa i conti fino in fondo col proprio passato è condannata a riviverlo”. Suona quasi profetico nell'atmosfera di questi giorni, dopo gli attentati di Londra e in Egitto, e le reiterate minacce all'Italia. Senza voler strumentalizzare quella e queste stragi, in questo momento storico, c'è qualcosa da im
parare dalle esperienze passate?

Senz'altro. C'è il problema di arrivare fino in fondo a queste stragi. Queste stragi, il terrorismo in Italia è stato usato a fini politici. Non so in Irlanda è per fini indipendentistici, qui è per fini politici, per condizionare la vita politica dello Stato. Questa è una situazione che potrebbe sempre tornar di moda o attuale nel momento in cui i mandanti, gli ispiratori politici, che non sono uno o due, ma tutto il sistema che c'è dietro a questo meccanismo, possono ritenere attuale e possibile produrre delle stragi e degli attentati.

Dopo l'undici di semmbre e questi altri attentati, c'è un collegamento tra l'Associazione ed altre fuori d'Italia?

Ci abbiamo provato, ma sono contatti sporadici, non ci sono contatti molto stretti.

Stavo pensando alle vostre iniziative per la tutela delle vittime.

Sì, oltre che della memoria ci siamo occupati della tutela delle vittime. Noi abbiamo operato molto per la tutela delle vittime in Italia, e sono uscite una serie di leggi che tutelano le vittime del terrorismo. E allora anche per questo potrebbe essere utile avere degli scambi di opinione con altre associazioni per le vittime del terrorismo proprio per ragionare sulla tutela delle vittime a livello europeo per esempio, o a livello internazionale.

Adesso, in termini concreti, cosa vuole l'Associazione?L'Associazione vuole mantenere la memoria, vuole arrivare alla verità completa sulla strage, vuole la tutela delle vittime.

In Irlanda dove pure c'è una storia un po' complessa, per esempio anni dopo la strage di Derry [Bloody Sunday, nel 1972] c'è una inchiesta governativa. Dopo venticinque anni dalla strage di Bologna, c'è bisogno di un'indagine dello Stato?

Secondo me vanno riesaminate le carte, ma con l'obbiettivo di andare ai mandanti, agli ispiratori politici. E vanno fatte quelle leggi che evitano qualsiasi copertura per il terrorismo.

A lei sembra che ci sia un processo di riabilitazione per Fioravanti e Mambro? L'incongruenza italiana è che questi due personaggi rischiano di passare per eroi. Hanno ammazzato 98 persone e rischiano di passare per degli eroi. Sono due killer, due assassini brutali, e non si capisce che cosa debbano insegnare ai giovani e ai cittadini italiani. Anzi questi due hanno questo bellissimo tenore di vita prorpio perché se ne stanno zitti e buoni e non vanno oltre la loro condanna.


Una Strage di non dimenticare – la Strage di Bologna, 25 anni dopo