La Repubblica Svelata. La Francia e l’hijab.

Quanto facilmente applicabile è questa legislazione?

La realizzabilità della legislazione dipende dalla flessibilità della sua applicazione. Negoziazioni dell'ultimo minuto da parte del partito socialista hanno introdotto un meccanismo che richiede processi equivalenti alla mediazione prima che ogni procedura di espulsione possa essere effettuata. Si spera che questo potrà creare un'opportunità educativa per gli amministratori scolastici per imparare come incorporare nelle classi ragazze con il velo in modo da non creare fastidio e nel rispetto dei termini di legge. Se tuttavia la legge si dimostrerà essere interpretata da parte del Ministero per l'istruzione come un puro divieto senza eccezioni, allora essa creerà un'autentica crisi che si estenderà dalle numerose studentesse espulse fino alla più ampia comunità musulmana di Francia nel suo complesso.

Qual è stata la reazione delle femministe in Francia?

Molte femministe francesi e le loro controparti nordafricane per molti anni sono state decise nella loro opposizione al velo, perché esso rappresenta per loro un simbolo di subordinazione delle donne alla tirannia maschile. Quelle che hanno preso questa posizione sono state esplicite nel loro supporto alla legge, e sono state spesso coinvolte nelle delibere della commissione che ha proposto la formulazione della legislazione. Erano coinvolte anche molte donne franco-maghrebine e in particolar modo quelle che sostengono posizioni culturali Berbero/Amazigh. Ovviamente ci sono altre posizioni ‘femministe’ in Francia, nel mondo islamico, e altrove che hanno preso atteggiamenti più sfumati di fronte al velo, considerandolo addirittura come un qualcosa che fornisce uno spazio di libertà per le donne nelle comunità patriarcali islamiche. Queste voci, sfortunatamente, sono state ascoltate molto meno nelle settimane precedenti l'approvazione della legge da parte del Parlamento. Alcune femministe islamiche hanno sostenuto che portare il velo sia un atto politico per le donne. C'e' stata qualche reazione femminile a favore dello hijab in Francia? La categoria delle ‘femministe islamiche’ ovviamente non è una sola. Ci sono stati sforzi nel presentare l'indossare il velo come un atto politico, come strumento per l'inclusione delle donne negli spazi politici normalmente riservati agli uomini in Paesi in cui l'Islam sia la maggioranza o la religione di Stato. Inoltre, ci sono state espressioni dell’hijab come parte di una più ampia identità politica per donne in società di maggioranza non musulmana, in particolar modo in Europa e in America del Nord dove le identità politiche occupano un maggiore spazio nel discorso dei diritti umani. Le donne che difendono il diritto di portare il velo in Francia sono state esplicite nel reclamare contemporaneamente identità musulmana e cittadinanza francese. Le dimostrazioni prevalentemente al femminile in tutta la Francia, nelle settimane precedenti i dibattiti parlamentari, hanno sottolineato particolarmente questa duplice identità come non contraddittoria. Esse [le donne] hanno mostrato con orgoglio le loro carte d'identità nazionali, cantato la Marsigliese e addirittura indossato veli tricolori. Esse hanno sostenuto il loro diritto a portare il velo come un diritto fondamentale umano consono all'ideologia repubblicana francese di libertà, uguaglianza, fratellanza. Esse hanno evidenziato il fatto che, diversamente dalle pretese spesso fatte (dalle femministe francesi e da altri) per conto loro, portare il velo era una
loro scelta personale e non imposta dai loro padri o dai loro mariti.

È corretto dire che, piuttosto che incoraggiare l'integrazione nella società francese, la legislazione finirà per incoraggiare l'opposto, spostando molte ragazze musulmane dalle scuole statali a quelle private?

Dipende da ciò che s'intende per ‘integrazione’. In effetti, molte ragazze musulmane saranno costrette a fuoriuscire dal sistema educativo pubblico per abbracciare corsi per corrispondenza oppure ad iscriversi in scuole cattoliche. Non è tuttavia ovvio quale sarà l'impatto sull'’integrazione’. Nei miei anni di ricerche in Francia con immigrati nordafricani, ho conosciuto molti giovani uomini e donne veramente di successo i cui genitori hanno scelto di educarli presso scuole cattoliche parrocchiali. Dato lo stato d'impoverimento delle scuole pubbliche che spesso, a dispetto dei migliori sforzi di insegnanti e amministratori scolastici, tendono a funzionare più come portapenne che come istituzioni educative, tale scelta è perfettamente comprensibile, ed è discutibile se porterà ad una maggiore piuttosto che minore ‘integrazione’. Detto questo, la legislazione in generale minaccia di emarginare ulteriormente una popolazione già emarginata, il cui sentimento di ‘esclusione’ non farà altro che aumentare, e i cui legami cognitivi e d'identità con la nazione francese non potranno che indebolirsi. Perciò, in termini di ‘integrazione’ come creazione di membri della società economicamente produttivi, gli effetti della legge sono non determinabili e potrebbero anche essere positivi. Tuttavia, in termini di ‘integrazione’ come produzione di una futura cittadinanza desiderosa di dare la vita per il proprio paese, gli effetti della legge saranno chiaramente negativi.

Quanto è importante l'elettorato islamico nella politica francese e quale sarà l'effetto probabile della legislazione sul voto della gente?

Rappresentando fino all'otto percento dell'elettorato, la popolazione islamica della Francia è teoricamente un importante blocco elettorale. Tuttavia, essa non è affatto unificata, essendo frammentata da ideologia, nazionalità, razza e gruppo etnico. Mentre giovani franco-maghrebini politicamente attivi spesso hanno preso posizioni di sinistra, se non di estrema sinistra, molti immigrati musulmani (inclusa in particolar modo la popolazione degli ‘Harkis‘, musulmani algerini che parteciparono all'impresa di guerra francese durante la Guerra d'Algeria e che conseguentemente sono stati ‘rimpatriati’) storicamente hanno votato per partiti di destra, sia per ragioni fiscalmente conservatrici sia come segno della propria appartenenza francese. A dire il vero, alcuni di loro hanno addirittura supportato posizioni e discorsi contro gli immigrati. Perciò, a livello nazionale, sarebbe difficile costituire un ‘elettorato islamico’ come singolo organismo. Tuttavia, ad un livello locale, il ‘voto islamico’ può essere molto importante, in particolar modo in municipalità nei dintorni di Marsiglia, Lione, Parigi, Roubaix, Lille, Strasburgo e Mulhouse dove vivono molti immigrati musulmani. In alcune di queste municipalità, partiti d'opposizione (particolarmente di estrema sinistra) possono benissimo essere in grado di mobilitare i votanti musulmani come supporto ai loro candidati alla luce della legge.

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