La Repubblica Svelata. La Francia e l’hijab.

Sono state fatte diverse proposte come parte del rapporto della commissione Stasi eppure solo il divieto sul portare il velo è entrato in vigore, come mai?

Il divieto di portare il velo è stato di gran lunga quello più atteso pubblicamente tra tutte le proposte fatte dalla commissione Stasi. In effetti, è stata probabilmente la ‘raison d'etre‘, la ragione d'esistere della commissione. Altre questioni, compresa l'inclusione dell'Aid el-Kebir e dello Yom Kippur come festività pubbliche, sono in verità troppo sensibili politicamente da toccare al momento per il governo conservatore di Chirac, specialmente considerando il recente cambiamento alle 35 ore lavorative settimanali. Altre proposte, incluse la nomina di cappellani musulmani nelle prigioni, di fondi per progetti di risanamento dell'edilizia pubblica, di sforzi educativi contro il razzismo e l'antisemitismo e dell'insegnamento di li
ngue non di Stato (come il Berbero e il Curdo) sono consone con le politiche e le iniziative già esistenti e dovrebbero essere messe in pratica nel tempo. Ciò che invece sorprende è che queste proposte, che possono essere viste come un bilanciamento per il divieto contro l’hijab, sono state cancellate dal dibattito pubblico. Questo, secondo me, è stato un grave errore da parte del governo.

Che ruolo ha giocato il terrorismo in Francia nell'introduzione di questa norma?

Come menzionato nella risposta alla prima domanda, la legislazione corrente dovrebbe essere vista come parte della più ampia ‘guerra al terrore’ francese. La commissione Stasi è stata esplicita nel ragionamento che l’hijab dovrebbe essere bandito perché punto di ingresso dell'islamismo nelle scuole pubbliche. Il senso è stato non solo che le scuole dovrebbero essere uno spazio protetto dai problemi della società, ma anche che la scuola pubblica potrebbe divenire uno spazio per il propagarsi del fondamentalismo islamico e terreno fertile per il terrore. Sin dalle bombe del 1995 di Parigi e Lione, attribuite al Gruppo Armato Islamico Algerino e al quale diversi giovani franco-algerini sono stati accusati di aver partecipato, è stata ingente l'attenzione pubblica prestata ad un presunto fermento della guerra santa islamica presso la gioventù musulmana francese. La legislazione, come l'incremento della militarizzazione e le dichiarazioni d'illegalità nelle riunioni pubbliche per progetti di edilizia da parte del ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, cerca di risolvere questa preoccupazione.

Lei ha parlato degli sforzi da parte del governo di ‘repubblicanizzare’ l'Islam: è un processo possibile, e che effetto avrà la legislazione su di esso?

La legislazione è stata preceduta dalla creazione di un Consiglio di rappresentanti dei musulmani francesi, un organismo eletto da cittadini musulmani progettato per servire da intermediario tra la comunità musulmana e il governo francese. Lo stesso consiglio è fortemente diviso al suo interno, essendo composto da membri eletti dalle tre maggiori associazioni musulmane e aventi posizioni politiche che vanno dai fautori della secolarizzazione dell'Islam, alla difesa della interpretazione purista della religione, associata alla Fratellanza Musulmana Egiziana. Il presidente dell'organismo, il secolarista Dalil Boubakeur, non è stato eletto ma piuttosto designato da Sarkozy. Mentre egli ha appoggiato calorosamente la legislazione, altri gruppi che rappresentano la maggioranza dei membri del Consiglio, sono stati decisamente critici se non completamente contro. In verità, la legislazione, secondo come è messa in pratica, minaccia di fratturare il consiglio fino al punto di inoperabilità. Secondo me, mentre i secolaristi troveranno nella legislazione uno spazio per affermare il loro attaccamento alla ‘Repubblica’, la grande maggioranza dei musulmani francesi si sentiranno ancora più alienati e potenzialmente attratti da posizioni che reciprocamente rifiutano la ‘Repubblica’.

Qual è stato il ruolo giocato l'antisemitismo nell'introduzione della legislazione?

Come dicevo in risposta alla prima domanda, l'accusa al governo francese di complicità in una presunta ascesa dell'antisemitismo musulmano in Francia è stato un fattore in due sensi. Primo, mentre il divieto era discusso come baluardo contro l'ascesa dell'islamismo, è stato interpretato come strumento per ridurre l'antisemitismo musulmano. Secondo, e forse più importante, è stato un chiaro messaggio alle organizzazioni mondiali ebraiche che il criticismo francese su Israele e il rifiuto di impegnarsi nella guerra in Iraq non deve essere interpretato come una posizione pro-musulmana, anti-ebraica. In parallelo alla legislazione, Chirac ha imposto maggiori misure contro atti antisemiti, inclusa praticamente una politica di tolleranza zero che ha imposto negli ultimi mesi condanne di reclusione ad un certo numero di adolescenti musulmani condannati per atti vandalici contro scuole/sinagoghe ebraiche o attacchi a bambini ebrei.

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