Il Circolo Dante – Matthew Pearl in intervista daThree Monkeys Online

Lei faceva riferimento alla necessità di sviluppare, oggi, una percezione dell'America dal punto di vista artistico– come si inquadra Il Circolo Dante in questo processo?

Mettermi alla prova usando i miei commenti, non è giusto! Beh, parte del mio senso di frustrazione deriva dal fatto che qualcuno facente parte della comunità aristica sostituisce l'arte alla politica e al settarismo. Uno dei generi [NdT: letterari] più importanti in qualunque nazione è quello che io chiamo 'la letteratura d'origine' (non un genere che una libreria userebbe per catalogare i propri scaffali, immagino!). In altre parole, opere che esplorano, spesso in formati di semi-fiction, le origini dell'identità culturale. Penso che il Circolo Dante originale rappresenti un punto d'origine ben preciso della letteratura americana, e spero che la dramatizzazione di quel momento nel romanzo aggiunga elementi a questa equazione.

Non sono sicuro di capire cosa intende. Quali altre opere definirebbe 'letteratura di origine'?

L'esempio classico (nel vero senso della parola) sarebbe l'Eneide, un misto di storia, mito e 'fiction' che in definitiva fornisce la storia della fondazione di Roma. Non è la storia delle origini, ma piuttosto un'opera di letteratura d'origine.

Lei ha curato e scritto la prefazione per una nuova ristampa della traduzione di Longfellow. Come si difende questa traduzione, a suo dire?

La traduzione di Longfellow rimane un contributo importante nell'intrico di traduzioni in inglese della Divina Commedia. Non ne esiste una 'perfetta', così fosse non continueremmo a produrre e consumarne tante. Penso che molta gente sia convinta che lo scopo di una traduzione sia quello di cogliere esattamente il senso originale. Spesso, le recensioni di una traduzione la esaltano come 'finale' o 'migliore'. Non è così che io mi pongo davanti alla questione. Ogni traduzione gioca un ruolo in una conversazione culturale che va al di là dei confini di tempo e stile. Fà parte dell'emozione e dello scopo delle traduzioni. Quella di Longfellow è una di quelle più fedeli al testo originale. Ero molto eccitato però all'idea di ripubblicarla perché ci permette di sbirciare attraverso gli occhi dei primi lettori americani di Dante, al modo in cui essi lo lessero nel 1867. Ora, questa è una lezione di storia.

Qui a Bologna (dove vivo) c'è un affresco nella chiesa di San Petronio che rappresenta scene tratte dall'Inferno – compreso un ben identificabile Maometto. Ci sono state abbondanti chiacchiere sul fatto che per questa ragione [NdT: la chiesa] sia finita nella lista di possibili obbiettivi di al-Qaida. La rappresentazione dei personaggi nell'Inferno pone problemi per una edizione moderna, particolarmente alla luce dell'undici settembre?

Non ero al corrente di queste voci per cui un'illustrazione dantesca sia un possibile target terroristico, veramente notevole, a pensarci. È un quesito avvincente quello che riguarda l'atteggiamento con cui un traduttore moderno affronterebbe questo problema. Certamente, i commentatori sono ben consapevoli della qualità offensiva di certi aspetti della teologia dantesca, non solo anti-islamica ma anche anti-semitica (sebbene Dante non spenda tanta energia, con il suo anti-semitismo, ma piuttosto lo accetti abbastanza passivamente). Ma poichè la Commedia oggi è considerata più un testo letterario che religioso, non ci si aspetta che tali passaggi richiedano degli aggiustamenti, solo delle note esplicative. Naturalmente quando Dante scrisse il suo poema chi si offese maggiormente fu la Chiesa Cattolica, giacchè ebbe l'ardire di cacciare un paio di Papi all'Inferno!

Quando dice che la Commedia oggi è vista più come testo letterario che religioso, non è che si tratta di un desiderio più che di un'opinione, dopo Salman Rushdie? Sicuramente c'è un sacco di gente nel mondo più che pronta a trascinare le opere letterarie nella sfera politico-religiosa. In particolare, come regisce lei a quelle parti della Commedia di natura anti-islamica o anti-semitica?

Lei ha assolutamente ragione: le novità librarie possono potenzialmente far scattare delle lotte in un modo che invece il passare del tempo ha ormai fatto superare quando si tratta di letteratura più datata. Naturalmente quelle parti della Commedia che irradiano tendenze anti-islamiche o anti-semitiche mi fanno rabbrividire. Ma d'altra parte, penso che quei passaggi debbano essere letti essenzialmente come residui del 1300. D'altra parte, quelli non sono punti che toccano alcuna vena particolarmente poetica o artistica, quindi per un lettore moderno è più semplice metterli in uno scomparto distinto, ammesso che ciò sia legittimo o meno per uno studioso di Dante.

Pages: 1 2 3 4