Il Circolo Dante – Matthew Pearl in intervista daThree Monkeys Online

Matthew Pearl ha raggiunto il successo proprio con il suo primo romanzo Il Circolo Dante. Pearl ha ricevuto un premio dalla Dante Society of America ancor prima di scrivere il suo romanzo-debutto, ed ha appena finito di curare una nuova edizione dell'autorevole prima traduzione americana de La Divina Commedia di Dante, ad opera di Longfellow. Sebbene sia una persona di successo (si è anche laureato in giurisprudenza ad Harvard), notiamo con piacere che il giovane autore è anche cortese ed entusiasta quando gli chiediamo di farsi intervistare. Ci siamo scambiati un certo numero di messaggi via email, compresi vari chiarimenti. Senza ulteriori indugi, Mr Matthew Pearl parla a Three Monkeys Online:

Lei ha un web-site dedicato al libro, il che è insolito per un autore. Quanto è coinvolto con la tecnologia, e quali oppurtunità le dà come scrittore?

Sempre più autori hanno siti in rete per pubblicizzare i loro libri. È una grande opportunità sia per dare agli eventuali possibili lettori un'idea del libro, sia per fornire a quanti leggono il libro informazioni aggiuntive sulle fonti che ne hanno ispirato la stesura. Sul mio sito, abbiamo i 'capitoli perduti', cioè quelle sezioni del romanzo che sono state tagliate prima della stampa. Sebbene io non sia particolarmente bravo con i computer, ho sovrinteso il design del sito e gli aggiornamenti. Volevo assicurarmi che non fosse un mero spot pubblicitario per il libro, ma una vera e propria piccola comunità dove trovare informazioni ed interagire.

Parliamo del suo romanzo. I personaggi di Il Circolo Dante sono tutti ben caratterizzati. Con quale di essi lei si identifica maggiormente?

Sicuramente il dottor Oliver Wendell Holmes. A volte sono spaventosamente indeciso, e per di più ho paura di prendere decisioni. Così il suo impegno forzato verso il progetto dantesco ricalca la mia inaspettata decisione di perseguire la stesura, la rifinitura e la pubblicazione del romanzo. In maniera appropriata, anche Holmes stava scrivendo e perfezionando un romanzo nel lasso di tempo in cui si svolge la storia. Probabilmente mi piacerebbe identificare me stesso con Lowell, il fiero attivista e combattente.

Ha scelto di raffigurare un ritratto poco lusinghiero dell'America del dopo guerra civile, rivelando al tempo stesso qualche scomoda verità. Ha ricevuto delle critiche negative al riguardo?

Penso che nel nostro senso storico collettivo, al giorno d'oggi, nessuno creda che la guerra civile americana abbia risolto ogni cosa. Un romanzo storico offre l'opportunità di esplorare i piccoli dettagli della vita di ogni giorno, più che le grandi pennellate della storia. Credo che i lettori e i critici abbiano apprezzato questo.

Lei ha scritto passaggi illuminati a proposito di Dante e la questione della pena di morte negli Stati Uniti. Da laureato in legge, pensa davvero che un poema scritto da un italiano vissuto nel Medioevo abbia una qualche rilevanza per il sistema giudiziario americano?

Grazie per il complimento. La visione dantesca della punizione ha molti paralleli con la nostra. In ogni caso, anche un fanatico di Dante come me non si illude che i nostri avvocati o giudici leggano Dante nelle loro camere di consiglio per trarne suggerimenti, e ciò è probabilmente un bene! Sono fermamente convinto che la letteratura, se uno ha voglia di dedicarvisi, avrà sempre una qualche rilevanza per la propria epoca. Penso che Dante individui con precisione alcuni aspetti della frustrazione che caratterizza qualsiasi tentativo di ottenere giustizia. Il sistema giuridico americano, e così pure forse la maggiorparte dei sistemi legali, si vanta della propria abilità di creare giustizia, ma dovremmo invece di tanto in tanto ricordare a noi stessi che neppure la giustizia 'divina' in Dante è sempre soddisfacente.

Il libro mescola le qualità di un autore letterario, un ricercatore giuridico e uno scrittore di gialli. È stato difficile da realizzare? Fino a che punto le pare di aver raggiunto un buon equilibrio?

Mentre lo scrivevo, non pensavo al libro come espressione di un genere particolare, né di una combinazione di generi, quindi non ho mai pensato che stavo affrontando la difficile sfida di mescolare vari elementi. È stato certamente un progetto complicato. Scrivere qualunque cosa ad un livello che noi stessi reputiamo soddisfacente è complicato, che sia una lettera, un messaggio di posta elettronica, o un libro. Esprimendoci, mettiamo in atto una transizione innaturale dal concetto astratto a quello verbale e concreto. Un progetto come questo, poi, è reso ancor più difficile dalla necessità di una cospicua azione di ricerca storica e letteraria. Ma questo è esattamente ciò che mi fà divertire. Se avessi scritto un libro sulla mia vita, mi sarei annoiato parecchio. Sono un tipo molto noioso.

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