Gli strozzapreti romagnoli tra storia, costume e ricette

La Romagna, notoriamente terra di peccati di ogni specie e varietà, è anche la patria di gustose e curiose specialità alimentari, che vanno al di là dell'ormai diffusissima piadina.

Tra i primi piatti, fra cui vale pena ricordare anche i passatelli in brodo e i garganelli all'uovo, troneggiano gli strozzapreti, striscioline di pasta di semola di grano duro lunghe circa 4 cm e preparate con un impasto di farina, acqua e sale. Una volta stesa la sfoglia (deve essere bella omogenea e piuttosto spessa), la si taglia a listarelle di circa un cm di larghezza, che vengono poi arrotolate con un movimento secco e veloce tra le palme delle mani. Si ottengono appunto dei listelli di lunghezza e spessore variabili, che vengono lessati in acqua bollente e tradizionalmente conditi con il ragù di carne o di salsiccia, o con gli strigoli. Più sotto vi propongo alcune varianti di sughi che si sposano, a mio avviso, a meraviglia con questa pasta semplice e versatile.

Una delle leggende create per spiegare l'origine del nome si rifà alla tradizione per cui le donne romagnole preparavano questo tipo di pasta per offrirla al prete del paese, mentre i mariti, di estrazione evidentemente più anticlericale, auguravano al prete di “strozzarsi” mentre si abbuffava della minestra. Graziano Pozzetto, esperto di cucina e tradizione romagnola, suggerisce che l'etimologia del nome possa ricondursi alla 'buona consistenza degli strozzapreti … che serviva a domare la fame, tanto che anche il prete (che la fantasia popolare ha sempre disegnato forte mangiatore) ne sarebbe stato strozzato'. Il signor Pozzetto, nello stesso libro (“La cucina romagnola”, Franco Muzzio Editore, 1995) dà anche un'altra interpretazione del nome, legandolo a quel movimento secco e deciso con cui l'azdora [la donna di casa romagnola] appunto 'strozza' i listelli di sfoglia per ottenere gli strozzapreti: '… in quel particolare momento si presume che l’azdora esprimesse una rabbia (forse scatenata dalla miseria e dai disagi della vita), tale da strozzare un… prete!'.

L'anticlericalismo, cui le teorie qui sopra menzionate si riferiscono, nasce presumibilmente dal fatto che la Romagna fu 'donata' al Papa già dalla metà del secolo VIII. Per qualche secolo se la contesero i Conti Franchi e il Papato fino a che l'Imperatore Rodolfo d'Asburgo la lasciò in mano alla Chiesa nel 1278. A quale punto del dominio pontificio il livello di sopportazione romagnola nei confronti delle vessazioni clericali portò al conio del nome 'strozzapreti' non è chiaro. Ciò che è noto è come i Romagnoli fossero insofferenti al potere papalino, come a quello imperiale: i vari signori locali (i Malatesta, i Da Polenta, ecc) si ribellarono infatti in diverse occasioni, per venire poi definitivamente sconfitti sotto il regno di Rodrigo De Borgia, il libertino Papa Alessandro VI, padre di Cesare e Lucrezia, e di un'altra decina di figli, ovviamente illegittimi.

La Romagna rimase, con alterne vicende, sotto lo Stato Pontificio fino all'arrivo di Napoleone e compagni, che la inglobarono nella Repubblica Cispadana. La parentesi napoleonica però si concluse in fretta, e nel 1815, il Concilio di Vienna 'minacciò' i Romagnoli di ripristinare l'antico dominio papale. Questo giro la rivolta fù massiccia e portò, come in altre regioni italiane, ai moti risorgimentali, al movimento garibaldino e all'annessione della Romagna al Regno d'Italia.

Al giorno d'oggi questa terra sanguigna e cordiale ha un rapporto di amore-odio con la Chiesa e il Papato, basti guardare alla capitale della riviera romagnola, Rimini, che fù 'scomunicata' da Giovanni Paolo II una ventina di anni fà a causa dell'immoralità del cosiddetto Divertimentificio, ma che ospita ogni anno il Meeting dell'Amicizia di Comunione e Liberazione nonché la Convenzione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Chissà se i delegati del primo e i miracolati del secondo trovano il tempo tra un dibattito e una messa per gustare un sano piatto di strozzapreti!

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