Euro e Eurolandia

Parliamo costantemente della Gran Bretagna che entra a far parte dell'euro. Potrebbe verificarsi il caso che un Paese esca dall’Euro?

Non credo. La rottura del patto di stabilità da parte di Francesi e i Tedeschi fu già un errore, ma molto fortuito, e ha forzato sia la Commissione che l’Europa ad affrontare il problema di come metter d'accordo una bassa inflazione con la crescita. Tramite ciò, si è in parte risolto il possibile problema che potrebbe sorgere in futuro perché un paese non riesce semplicemente a sopravvivere all'interno delle linee guida che gli sono state imposte dalla partecipazione all’Euro. Penso che assisteremo ad una maggiore flessibilità adesso, dunque è improbabile che un qualsiasi paese contemplerebbe l'idea di lasciare Eurolandia. È uno scenario molto improbabile.

Ci saranno degli sviluppi importanti durante la presidenza irlandese?

Una cosa che penso succederà è che il Consiglio dei Ministri provvederà formalmente a ratificare ciò che si è già verificato de facto in relazione al patto di stabilità e crescita. E questo è un risultato importante. Vorrei sperare che il secondo risultato sia una presa di posizione del Consiglio dei Ministri per quanto riguarda il fare molto, molto di più per i Paesi in via di sviluppo. Si corre il rischio che l'Europa, mentre la sua identità comincia a svilupparsi e crescere sulla base della moneta unica, cominci a concentrarsi sempre più su sè stessa e ad ignorare per il momento i problemi che ci sono nei Paesi in via di sviluppo. Vorrei che l'Irlanda inoltrasse una proposta a nome dell'Europa intera che risolva una volta per tutte il problema del debito pubblico dei paesi in via di sviluppo. Se si considera il costo del recente collasso del Bear Market alla fine degli anni 90 – inizio del 2000, quando si considera la ricchezza che è stata distrutta, quando si considera il costo della caduta dei mercati, che ha cancellato qualcosa come 3,5 miliardi, non è solo un gesto di benevolenza, è un dovere morale. E se l’Europa lo facesse, penso che sarebbe un risultato molto soddisfacente per la presidenza irlandese. Penso che la terza cosa importante per la presidenza sia che si dovranno stabilire delle regole di base per il processo di integrazione, in termini di flusso migratorio attraverso l’Europa, in termini di trasferibilità dei vantaggi e così via. Non possiamo essere un’Europa chiusa in una fortezza, dobbiamo essere un’Europa aperta.

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