Euro e Eurolandia

Ma questa flessibilità sarà assicurata ad ogni membro di Eurolandia, o è solo un qualcosa imposto dai paesi più grandi, perché essi possono?

Un'altra valida domanda. Il fatto che Francia e Germania l'abbiano fatto ha aperto, speriamo, la porta a tutti gli altri Paesi. Ha for
zato la Commissione ad affrontare la questione che non si può restare per sempre intrappolati in una camicia di forza monetaria, non si può fingere che non ci sia un’economia reale lì fuori. Era necessario all'inizio, perchè se si fosse partiti con un euro debole, o se ci fosse stata un’indicazione che la Banca Centrale Europea non cercava di imporre dei limiti di inflazione, penso che la valuta avrebbe avuto un lancio molto difficile. Quella credibilità è stata raggiunta. Abbiamo l’Euro, il Dollaro, la Sterlina ed lo Yen. È stato creato questo nuovo paradigma.

Poiché sono i Paesi più grandi, Francia e Germania hanno imposto questa flessibilità sulla linea di condotta monetaria che consolida la valuta unica; ciò apre la strada per una maggiore flessibilità a tutti gli altri paesi. E la Commissione semplicemente dovrà venire a patti con un nuovo approccio, una nuova serie di linee guida, nuove regole con cui tutti i Paesi possano convivere.

E ciò indubbiamente causa dei problemi. Crea un problema fondamentale di questo tipo: se si prendono in considerazioni tutti i diversi Stati americani, abbiamo una valuta unica, il dollaro, un'unica politica monetaria, decisa dalla Federal Reserve. Ora, questa politica monetaria non si adatterà a ciascuno degli Stati membri dell'Unione. Alcuni degli Stati soffriranno un più alto tasso di disoccupazione e necessiteranno di tassi d'interesse minori, a parità di tutti gli altri fattori; altri possono essere sotto pressione dal punto di vista dell'occupazione e qui l'inflazione sarà in aumento. L'America ha quello che viene chiamato il federalismo fiscale, in altre parole le autorità federali hanno un budget pari a forse il 7-8% del prodotto nazionale lordo americano e possono esercitare questo federalismo fiscale, come è chiamato, per sistemare le cose nei singoli Stati sotto pressione, grazie a trasferimenti fiscali. Noi in Europa non abbiamo questo sistema. Per il momento.

È questo il più importante tassello mancante. A meno che e fino a quando la Banca Centrale Europea ed il Parlamento Europeo e così via (tutti gli organismi preposti) non metteranno insieme un budget federale in cui siano previsti questi trasferimenti fiscali ai Paesi in cui, per esempio, la linea di condotta monetaria unica non è appropriata, dove può essere troppo rigida, ci sarà sempre un deficit. Dobbiamo semplicemente creare un più grande organismo fiscale che consenta alla Banca Centrale Europea di assistere quei Paesi o quelle regioni che hanno dei problemi reali con un regime duro di politica monetaria unitaria. Dunque c'è ancora del lavoro da fare in questo senso.

C'è comunque molto lavoro da fare in termini di un sistema unico di supervisione finanziaria in Europa. La realtà è che nonostante abbiamo una moneta unica, ed anche se quella moneta unica circola attraverso istituzioni e mercati a valuta unica, non abbiamo ancora un'unica autorità regolatoria a cui questi mercati e le istituzioni debbano rapportarsi. Questo è un punto fondamentale. Non è ammissibile avere una moneta unica e una politica monetaria unica che si attua tramite quella moneta unica, che coinvolge banche e mercati appartenenti a Paesi diversi, e non far sì che la Banca Centrale Europea eserciti un controllo su quei mercati e quelle istituzioni. Il controllo è ora esercitato dalle autorità nazionali, il che è stato semplicemente il risultato di discussioni notturne in stanze piene di fumo, mentre si stava negoziando il trattato di Maastricht, quando si è deciso di lasciare il controllo nelle mani dei singoli Paesi. Ciò non è più fattibile e pone il sistema finanziario europeo in una grave situazione di pericolo latente. Abbiamo bisogno di una Banca Centrale Europea dotata di ingenti poteri in campo normativo e di controllo.

Questa però è una patata bollente dal punto di vista politico, no? Sono pronti i vari Paesi ad accettarla?

Le nazioni sono spesso 'gelose' dei propri poteri, e qualcuno potrebbe obbiettare che sarebbe meglio tenere [NdT: questi poteri] sotto il controllo dei rispettivi Paesi, ma si ricordi: abbiamo Eurolandia adesso. Abbiamo un gruppo di quasi 30 paesi in cui l’euro sarà adottato come valuta ed opererà nei mercati bancario, finanziario e assicurativo. I quali sono tutti potenzialmente vulnerabili di fronte al rischio sistematico. Abbiamo visto [NdT: cosa significa] il rischio in America, o nel Sudest asiatico alla fine degli anni '90, viviamo in un’economia globalizzata dove il rischio si propaga quasi come un conduttore elettrico. E sarei seriamente preoccupato come ex rappresentante della Banca Centrale di fronte alla mancanza di un’autorità regolatoria integrata per tutta l’area dell'euro, piuttosto che dover contare sui provvedimenti ad hoc che sono stati finora messi in atto: non è una situazione sostenibile, non potrebbe far fronte ad una crisi seria e dovrà essere affrontata.

Ciò suscita una domanda: l’euro, proprio a causa della sua natura, ci spingerà verso una più grande integrazione politica? Attualmente, per esempio, abbiamo dei Paesi con una moneta unica, che seguono delle politiche estere molto diverse e questo ha un impatto economico sulla valuta. Basta solo considerare la reazione del mercato ai terribili avvenimenti di Madrid.

È uno strumento potente, e con potente intendo dire che tutti i Paesi hanno adesso una valuta, una moneta unica: questa è senz'altro una metafora molto potente per un’Europa Federale. Ci sono tuttavia delle forti tradizioni nazionali e ciò è probabilmente positivo. Non abbiamo ancora trasformato, né ci si dovrebbe aspettare che lo avessimo fatto, non abbiamo ancora trasformato le aspirazioni nazionali e la cultura e le tradizioni in un modello unico di identità europea. L'America ci ha messo100-150 anni. Perchè ci si dovrebbe aspettare che noi lo possiamo fare in 15?

Ma ci sarà una conversione in termini di politica, e la Costituzione europea sarà molto importante in termini di coadiuvare quel processo di costruzione di una identità. E questa è una cosa che mi preoccuperebbe molto. La storia dell'Europa è fondamentalmente una storia della cultura giudaico-cristiana che è stata arricchita dal pluralismo, in alcuni Paesi, attraverso una significativa minoranza islamica. In una maniera o nell’altra dobbiamo avere una Costituzione che rifletta questo, e penso che l’idea di lasciare Dio fuori della Costituzione europea sia stato un errore fondamentale. È stato un atto di correttezza politica che non riflette i sentimenti del comune cittadino europeo né armonizza con lo sviluppo dell'Europa, di cui invece doveva essere uno stadio.

Ma come sarebbe possibile includere le radici religiose [NdT: Dio, nel testo] nella Costituzione, senza offendere nessuno?

È molto semplice, si mette una clausola nella Costituzione che riconosca formalmente ciò che molti Paesi hanno già incluso nelle loro Costituzioni nazionali, e cioè che la Storia europea è stata modellata da questa cultura giudaico-cristiana, che è ciò che ci rende distinti e diversi. Ci sono state diverse proposte, da parte di un numero di Paesi (incluso l'Italia), che prevedevano l'inserimento dell’importanza di Dio dal punto di vista etico, culturale e religioso all'interno della Costituzione. Personalmente penso che Giscard d'Estaing e i Francesi l’abbiano fatto naufragare. Per ragioni politicamente corrette, hanno voltato le spalle ad un qualcosa che ha certamente una grande risonanza in Italia, Spagna, Irlanda e mol
ti altri paesi. Penso che sia stata un’opportunità mancata, perché se loro avessero fatto la loro parte, ciò avrebbe certamente facilitato questo processo di integrazione politica. Quest’empatia con l’ideale europeo.

Pages: 1 2 3 4