Bisogni e piaceri primordiali – Ciò che a me è proibito, potrebbe essere il tuo piatto preferito!

Il punto cruciale del cristianesimo però è rappresentato dalla teofagia praticata durante i riti della transustanziazione e della sacra eucarestia – un atto primitivo di cannibalismo simbolico che si è tramandato dai tempi antichi fino alla Messa moderna – durante la quale i cristiani ricevono un boccone del corpo di Cristo (l'ostia) e un sorso del suo sangue (il vino rosso). Il cannibalismo, nel senso del consumo di carne umana da parti di altri esseri umani, è largamente diffuso sia in termini spaziali che temporali: parecchie culture notoriamente praticano o hanno praticato forme di cannibalismo, e per le ragioni più disparate. Sin da tempi preistorici, riti di antropofagia sono e sono stati al centro di numerosi culti utilizzati da diversi gruppi etnici, quali gli Aztechi, i Celti, le popolazioni amazzoniche, i pigmei del Congo, le tribù dei Fore e dei Korowai della Nuova Guinea, gli indiani Anasazi del Nord America, … L'elenco è infinito, e totalmente inaffidabile. Esistono infatti numerosi esempi in cui le presunte storie di antropofagia erano utilizzate dai cronisti che le riferivano per giustificare sopprusi e violenze razziste – in cima alla lista quelle attribuite ai colonizzatori anglosassoni e ai mercanti di schiavi.

Oltre agli atti di cannibalismo caratteristici dei rituali satanici, nell'era moderna ritroviamo anche altri tipi, ad esempio la variante detta 'di sopravvivenza', praticata per scampare alla morte per fame (notissimo a questo proposito l'episodio dei giocatori di rugby uruguaiani il cui aereo si schiantò sulle Ande nel 1972), o quella 'funebre' in cui i parenti morti vengono mangiati per rispettosamente colmare il lutto die vivi, o quella decisamente più morbosa tipica dei disturbi psichiatrici di natura sessuale praticata come unica fonte di gratificazione erotica. E, credeteci o no, ci sono anche individui particolarmente disturbati che mangiano carne umana perché “deliziosa, di prima qualità” [come Issei Sagawa, studente giapponese autoaccusatosi di aver ucciso e mangiato una compagna di Università olandese nel 1981].

Esistono sicuramente tantissimi altri esempi [di usanze in campo culinario]; questi sono solo alcuni di quelli che vengono in mente quando si cerca di aprire i propri orizzonti per andare al di là della 'cucina di mammà'. Stewart Lee Allen ha pubblicato un meraviglioso saggio sui cibo 'proibiti', Nel giardino del diavolo; secondo la sua teoria “giudichiamo un piatto in larga misura a seconda di quanto ci sentiamo in colpa a mangiarlo”. Allen si occupa della classica combinazione 'cibo-sesso', ma esamina anche la relazione tipicamente new-age tra cibo e meditazione, il tema classista del cibo come status symbol' o quello dei 'cibi-tabù' e delle manipolazioni subliminali che la politica utilizza per creare bisogni lucrativi o – peggio – per criminalizzare piatti e con essi tutto l'insieme degli usi e costumi delle popolazioni 'indesiderate'. Il libro di Allen rappresenta uno studio di quanto per noi il cibo è stato ed è importante e centrale, ed è corredato da riferimenti storici ed aneddoti curiosi, che vanno dal più famoso morso di mela alla sindrome della mucca pazza, dall'ultimo pasto di Hitler a quello di Mitterand e alla connessione neurologica tra la croccantezza delle patatine fritte e la violenza assassina.

Volete sapere come l'assenzio diventò la fonte di ispirazione degli Impressionisti? O come mai Re Artù può essere considerato un aspirante cannibale? O fino a che punto birra e patate sono croce e delizia per gli irlandesi? Allen non vi deluderà, e come ciliegina sulla torta ha incluso anche sette menu, uno per ciascun peccato capitale (niente a che spartire con le attuali pubblicità un po' squallide per una nota marca di gelato industriale); il libro, per finire, racchiude anche una piccola selezione di interessanti ricette, ma se cercate ispirazione per quella vostra cenetta romantica od erotica, dovete procuravi Afrodita, della regina cileno-peruviana del realismo magico: Isabel Allende. Con classici come la “Zuppa da orgia (per dieci baccanti)” e la “Zuppa per fare la pace” fino agli elenchi di “Erbe proibite” e “Verdure afrodisiache”, e alle regole di galateo del tipo “Con la punta della lingua” e “Sospiri”, la Allende ci sollazza con le sue arti di Sherazade latina, in quella che si rivela ancora una volta come una delle sue opere più ispirate, incredibilmente satura di ironia, magia
e lussuria. Devo ammettere di non aver letto il libro dall'inizio alla fine, ma di averlo tenuto sul comodino per gli ultimi cinque anni, assaporando questa ricetta una sera, gustandomi quella descrizione la notte successiva, godendo delle storie così stupendamente raccontate e condividendo i desideri e i sogni di milioni di amanti, liberi da assurdi sensi di colpa o mutilazioni volontariamente auto-imposte.

L'intento di Isabel Allende non è la cieca e spassionata apologia della lascivia, né un manifesto anti-religioso, sebbene dubito che tante delle sensuali pagine di Afrodita lascerebbero un'impressione favorevole su un devoto fedele di una qualsiasi delle religioni descritte poc'anzi. Allende è la vera cantastorie, ed ama la vita sopra a tutto. Mai rinuncia alla sua ricerca di una via per capire l'umanità e non si vergogna di ammettere trasgressioni, voglie e desideri che sono poi dentro ognuno di noi, non importa quanto impegno mettiamo nel sopprimerli.


Kasherut:

http://www.shalom.it/modules.php?name=News&file=article&sid=264

www.shechitauk.org

http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=813

Bibbia:

http://www.crs4.it/Letteratura/Bibbia/

Corano:
http://www.kuran.gen.tr/

Induismo:
http://www.hinduism.it/

Cannibalismo:
wikipedia entry

Libri

< a href="http://www.feltrinelli.it/SchedaLibro?id_volume=5000359 " traget="_blank">NEL GIARDINO DEL DIAVOLO

AFRODITA

COOKING WITH FERNET-BRANCA

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