America: da colonia a superpotenza. Parte III: 1929-1960

Nonostante i sondaggi elettorali dessero per vincenti i repubblicani, Truman riportò la vittoria. Ottenne infatti 24,1 milioni di voti contro i 22 di Dewey e 303 voti elettorali contro 189. Thurmond riuscì a conquistare quattro stati (Sud Carolina, Mississippi, Alabama e Louisiana) e ad ottenere 1,2 milioni di voti. Il candidato del partito progressista, Henry A. Wallace, ottenne 1,2 milioni di voti ma non conquistò alcuno stato. Inoltre i democratici conquistarono entrambe le Case del Parlamento. Truman, in svantaggio rispetto ai repubblicani, dovette la sua vittoria tanto alla vitalità della coalizione Roosevelt quanto ai suoi sforzi personali.

Una volta rieletto, Truman si trovò ad affrontare importanti questioni internazionali. Il riaffermarsi del controllo inglese e francese sul medio oriente vide la nascita dello stato di Israele e l’intromissione degli Stati Uniti in esso. L’accesso ad un enorme quantità di petrolio grezzo giocò un ruolo fondamentale. La decisione dell’America di porsi a difensore del neonato stato di Israele scatenò le ire degli arabi residenti nel territorio. Nel settembre 1949 Washington ebbe la prova di un’avvenuta esplosione nucleare in Unione Sovietica. I russi avevano interrotto il monopolio atomico e l’era dell’America invincibile volgeva al termine. Truman rispose costruendo una bomba all’idrogeno. Allo stesso tempo il Consiglio per la Difesa Nazionale ricevette l’ordine di rivalutare la posizione strategica dell’America. Il risultato, un documento dell’aprile del 1950 conosciuto come NSC 68, accelerò la trasformazione della definizione di Guerra Fredda da politica a militare. L’NSC 68 auspicava sia un rapido riarmo nucleare sia un potenziamento bellico convenzionale in caso di minaccia da parte dei russi.

La guerra di Corea

Le truppe sovietiche e americane avevano occupato la Corea dopo la seconda guerra mondiale e di comune accordo avevano diviso il paese lungo il 38° parallelo, divisione che in seguito si consolidò in linea geopolitica. Nel 1948 i russi fondarono la Repubblica Democratica Popolare nella Corea del Nord, mentre gli americani riconobbero la Repubblica della Corea del Sud. Nel giugno del 1949 le forze americane e sovietiche si ritirarono dalla Corea. [N.d.T.: nel giugno del 1950 la Corea del Nord, territorio sovietico, oltrepassa il 38° parallelo invadendo la Corea del Nord, territorio americano]. Come avrebbe reagito l’America di fronte a questa aggressione comunista? Senza alcuna esitazione Truman incaricò il generale MacArthur di guidare l’esercito americano in difesa della Corea del Sud. L’approvazione delle Nazioni Unite fu assicurata quando la Russia boicottò il voto del Consiglio di Sicurezza. Truman gettò il paese nello scompiglio: dopo essersi rifiutato di chiedere al Congresso il permesso di inviare truppe, fece invece affidamento sui poteri presidenziali. Questa manovra avrebbe dato ai futuri presidenti la libertà di dichiarare guerra senza l’approvazione del Congresso.

Il primo ottobre il generale McArthur aveva riconquistato quasi interamente quella parte di Corea al di sotto del 38° parallelo. L’assemblea generale delle Nazioni Unite autorizzò l’esercito a spingersi al di là di quel confine allo scopo di unificare il paese. Truman aveva approvato questa manovra in base alla convinzione di MacArthur che la Cina comunista sarebbe rimasta neutrale. Ma alla fine di novembre l’esercito cinese intervenne, respingendo le forze delle Nazioni Unite (in gran parte americani appoggiati da soldati non professionisti provenienti da altre nazioni). La tensione tra il presidente Truman e il generale MacArthur crebbe. Truman non era pronto a scatenare una guerra totale con la Cina ed era quindi in disaccordo con MacArthur riguardo alle tattiche militari a agli scopi ultimi della guerra di Corea. In Aprile MacArthur fu destituito dal comando dell’esercito per aver rilasciato ripetute e provocatorie dichiarazioni ai media e al nemico senza l’approvazione presidenziale. La guerra di Corea aveva consolidato nella mente degli americani il terrore di un complotto mondiale comunista. Truman aumentò ancora di più le spese belliche e mandò altre quattro divisioni armate in Europa. Gli U.S.A. abolirono la loro professione di neutralità nella guerra civile cinese e promisero invece di difendere il nazionalismo a Taiwan. La rivolta locale nell’Indocina francese fu dichiarata colpo di stato comunista.

Intanto negli Stati Uniti il governo cominciò a perseguitare i leader e i dirigenti comunisti avvalendosi dello Smith Act del 1940 che proibiva a gruppi ed organizzazioni di cospirare e diffondere il rovesciamento del governo. Ma membri del Senato ancora più conservatori vollero spingersi più in là. Su insistenza del Senatore Joseph McCarthy fu istituito un comitato che aveva il compito di indagare sulla presenza di eventuali agenti comunisti all’interno del dipartimento di stato. Nonostante l’indagine si fosse rivelata infruttuosa, l’amministrazione fu accusata di simpatizzare per il comunismo. Episodi di corruzione all’interno della Reconstruction Finance Corporation [N.D. T.: agenzia federale istituita dal Congresso durante la grande Depressione il cui scopo era erogare prestiti al fine di stimolare il commercio, l’industria e l’agricoltura] e del ministero delle entrate indebolirono ulteriormente il governo. I repubblicani ne trassero vantaggio nelle elezioni del 1950 e attesero fiduciosi le presidenziali del 1952.

Il senatore Robert Taft era il favorito per la nomination repubblicana ma l’ala ortodossa del partito lo considerava troppo isolazionista e optò quindi per un eroe di guerra, il generale Dwight D. Eisenhower, al cui fianco si candidò il senatore californiano Richard M. Nixon. Il governatore dell’Illinois Adlai Stevenson fu eletto invece candidato dei democratici, in quanto Truman si era ritirato dalla corsa alla elezioni. La campagna elettorale dei repubblicani attaccò i democratici su temi quali “guerra di Corea, comunismo e corruzione”. Quando Eisenhower, a campagna inoltrata, dichiarò la sua intenzione di andare in Corea, se eletto, si guadagnò la vittoria, ottenendo 33,9 milioni di voti popolari contro i 27,3 di Stevenson. Il margine nel collegio elettorale fu di 442 a 89. Anche i repubblicani conquistarono il Congresso concludendo così venti anni di dominio democratico.

Eisenhower e la politica estera

La guerra di Corea continuava ad infuriare. I negoziati cominciarono ma si scontrarono contro il problema del rimpatrio dei prigionieri di guerra. Alla fine il problema venne risolto e nel luglio del 1953 fu stipulato un armistizio. Ma gli interrogativi iniziati con la guerra di Corea rimanevano aperti. Il paese era sempre diviso in nord, difeso dai russi, e sud, difeso dagli americani. Nonostante l’ampollosa retorica del suo governo sul “liberare” le nazioni oppresse, l’America ristabilì pian piano la tattica dell’arginamento. Ma, a differenza di Truman, Eisenhower era decisamente pronto a potenziare e utilizzare le armi nucleari nella guerra fredda. Grazie al falco John Foster Dulles, segretario di stato, gli Stati Uniti incutevano timore e la Russia si ritrovò a chiedersi come avrebbero potuto reagire, se provocati. Quando il timore di un olocausto nucleare cominciò a diffondersi ovunque, tutto il mondo si ritrovò coinvolto nella guerra fredda.

Un altro aspetto chiave del conflitto fu l’impiego della CIA (Central Intelligence Agency) come un esercito 'spia'. Nel 1950 le azioni sotto copertura della CIA divennero assai frequenti. Poiché il capo della CIA era
Allen W. Dulles, fratello del segretario di stato, essa godeva di un’insolita libertà di azione. La CIA non solo spiava le altre nazioni ma inviava in pianta stabile nei paesi spiati i suoi agenti e aiutava a rovesciare quei governi che gli Stati Uniti ritenevano filo-comunisti (come ad esempio l’Iran nel 1953). Nel 1957 la CIA aveva investito più del 50% del suo personale e più dell’80% del suo budget in “azioni sotto copertura”. Nonostante gli avvertimenti dei suoi consiglieri sul ruolo della CIA, il presidente Eisenhower non ne ostacolò l’operato. Dulles operò purghe all’interno dei dipartimenti governativi e della CIA per ottenere il loro completo sostegno alla politica governativa riguardo alla guerra fredda. Ciò ebbe la conseguenza di creare interessi acquisiti, da parte dei membri, nell’idea di un espansionismo militare russo.

Il Medio Oriente era considerato un campo di battaglia cruciale nella guerra fredda contro la Russia. I suoi vasti giacimenti di petrolio erano di enorme importanza economico per entrambi i paesi. Nel 1957 il Congresso approvò la così detta 'dottrina Eisenhower' che autorizzava il dispiego delle truppe americane nel caso in cui un paese del Medio Oriente si trovasse sotto la minaccia del comunismo. In America Latina la politica di buon vicinato di Roosevelt fu presto dimenticata utilizzando la CIA per plasmarne il governo secondo il modello statunitense. La rivoluzione cubana del 1959 allarmò Washington che verso prontamente aiuti economici in aiuto di quei paesi sudamericani che rifiutavano il comunismo. Krushev incrementò fortemente l’attività sovietica in Medio Oriente, nel sud-est asiatico, in America Latina e in Africa. Il lancio dello Sputnik suscitò grande allarme negli Stati Uniti, i quali temevano di rimanere indietro nella corsa all’armamento nucleare. Ma Krushev era più disposto a trattare con l’America di quanto non lo fosse stato Stalin e nel 1959 fu raggiunto un accordo che prevedeva un summit a Parigi per l’anno seguente. Ma quando i russi intercettarono un aereo spia americano che sorvolava l’Unione Sovietica, Eisenhower si rifiutò di porgere le proprie scuse a Krushev e il summit di Parigi fallì. I rapporti con l’Unione Sovietica rimasero tesi per tutta la durata del mandato del presidente.

La politica interna dei repubblicani

Il presidente Eisenhower era particolarmente interessato alla politica estera e alle sue ramificazioni. Sul fronte della politica interna, abrogò il controllo del governo liberale e l’interferenza federale e definì tutto questo “repubblicanesimo moderno”, nonostante ricordasse quello che auspicavano i suoi predecessori nel 1920. La differenza principale tra le due epoche risiedeva nell’atteggiamento di Eisenhower nei confronti del New Deal, che egli aveva tacitamente accettato, non avendo tentato di contestare l’eredità di Roosevelt. Un’eccezione allo scarso apprezzamento della sua amministrazione nei confronti del federalismo fu l’Highway Act del 1956 che stabilì la costruzione delle autostrade in tutto il paese. Questo accelerò ulteriormente il trasferimento della classe media dai centri urbani ai sobborghi, lasciando le zone centrali delle città in balia di povertà e degrado. A tutto ciò si aggiungeva la mancanza di una valida politica sociale da parte del governo.

L’interesse per la questione dei diritti civili dimostrato da Truman era stato ostacolato dal Congresso e, durante l’amministrazione Eisenhower, essa ricomparì di fronte alla Corte Suprema. In Brown v. Board of education of Topeka del 1954 la Corte revocò un suo precedente verdetto e reinterpretò il Quattordicesimo Emendamento bandendo la discriminazione razziale dalle scuole pubbliche. Il concetto di “uguali ma separati” fu abolito e la desegregazione nelle scuole divenne obbligatoria. Nel caso di Little Rock, in Arkansas, il governo inviò l’esercito per fare rispettare detto obbligo. Il Civil Right Act del 1957, il primo atto del genere dalla Ricostruzione avvenuta un secolo prima, incaricò il dipartimento della giustizia a tutelare e assicurare il diritto di voto dei cittadini di colore. L’onda crescente di indignazione pubblica nei confronti del razzismo, l’aumento della protesta non violenta da parte di gruppi di attivisti per i diritti civili dei neri e i verdetti della Corte Suprema portarono alla fine della segregazione razziale. Nel 1960 nessun senatore avrebbe mai tentato di sostenere la supremazia dei bianchi, anche se nel profondo sud l’affermazione dei diritti civili aveva ancora molta strada davanti a sé. Ironicamente Eisenhower rimase deluso dal Capo del dipartimento di Giustizia Earl Warren, da lui stesso nominato. Warren era stato il responsabile di molte delle decisioni liberali della Corte Suprema durante quel periodo e il presidente non si trovava particolarmente d’accordo con gran parte delle sue conclusioni.

Le purghe del senatore MacCarthy poterono contare sull’appoggio dell’amministrazione per qualche tempo. Eisenhower non apprezzava MacCarthy, ma considerava troppo pericoloso scontrarsi apertamente con il senatore. Ma dopo la guerra di Corea il Maccartismo cominciò a perdere terreno e all’epoca della sua morte, nel 1957, quella del senatore era solo una voce marginale. Una delle conseguenze del Maccartismo era stato il rifiuto, nel 1954, da parte di Eisenhower di concedere a MacCarthy l’accesso agli archivi del Dipartimento della Difesa, avvalendosi della “discrezione assoluta” di rifiutare di concedere informazioni riguardanti il sistema esecutivo [N.d.T.: allo scopo di preservarne la confidenzialità e l’imparzialità]. Questa teoria, che nel 1957 divenne nota come “privilegio esecutivo” inaugurò un’epoca di “negazione dell’esecutivo”. Il potere del presidente di negare informazioni al Congresso era ora più forte che mai. Negli anni successivi e fino alla fine del suo mandato, l’amministrazione Eisenhower respinse spesso le richieste di informazioni da parte del Congresso.

Le elezioni presidenziali del 1960

Sono passati dieci anni dalla metà di un secolo che ha vissuto quattro guerre fondamentali tra grandi nazioni; tre di esse hanno coinvolto il nostro paese. Nonostante queste tragedie oggi l’America è la nazione più forte, più influente e più produttiva del mondo.
[Discorso di addio del presidente Eisenhower, 196112]

Nel 1956 Eisenhower era stato rieletto senza difficoltà, dopo aver sconfitto Adlai Stevenson per la seconda volta, ma la sua popolarità all’interno del suo partito segnava il passo. Nel 1954 i democratici ottennero il controllo di entrambe le sedi [parlamentari] e nel 1956 e ’58 aumentarono la loro presenza all’interno del Congresso. Nel 1960, mentre le elezioni si profilavano all’orizzonte, la disoccupazione crescente e una serie di scandali macchiarono la reputazione del governo. Il vice presidente Nixon ottenne la nomination repubblicana al fianco di Henry Cabot Lodge del Massachusset. Il senatore John F. Kennedy era il candidato democratico e fu affiancato dal senatore leader dei democratici Lyndon B. Johnson, a completare il quadro. La campagna elettorale del 1960 vide per la prima volta nella storia l’utilizzo della televisione e dei dibattiti politici, mentre l’influenza dei media sulla politica si faceva sempre più forte. Kennedy auspicava una “Nuova Frontiera”, un supremo sforzo collettivo per contrastare l’apparente declino della nazione e migliorare l’economia e la società. Nel voto popolare più combattuto dal 1888, Kennedy vinse con un margine di soli 119,057 contro i 68,3 milioni di voti [dell’avversario]. Il margine del suo collegio elettorale fu invece molto più grande, 303 a 219 per Nixon. Quindici voti del sud andarono al senatore della Virginia Harry F. Byrd.

Eisenhower era stato il popolare presidente d
i un partito impopolare. Benché la sua politica estera e il fatto di aver dato carta bianca alla CIA rimangano questioni dubbie, egli aveva saputo ben gestire la guerra di Corea riuscendo, durante la sua amministrazione, ad evitare il coinvolgimento degli Stati Uniti in un altro conflitto. L’America era ancora la nazione più potente del mondo, ma i rapporti con la sua unica rivale, L’Unione Sovietica, rimanevano tesi. Sul fronte della politica interna Eisenhower aveva fatto ben poco e, mentre il 1960 volgeva al termine, le questioni sociali tornarono alla ribalta.

Bibliografia

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Riferimenti

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America: Da colonia a superpotenza. Parte II: 1876-1929

America: Da Colonia a Superpotenza. Parte I: 1776-1876

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