America: da colonia a superpotenza. Parte III: 1929-1960

Il problema più urgente era però vincere la guerra. Gli strateghi militari decisero che era necessario sconfiggere prima la Germania, cosa che avrebbe lasciato il Giappone esposto a forze ad esso superiori. Dopo aver conquistato l’Africa del nord, le truppe americane e inglesi, sotto la guida del generale Dwight D. Eisenohower, nel maggio del 1943 ottennero il controllo del Mediterraneo, lasciando così aperto un varco per sferrare l’attacco all’Europa stretta nella morsa del nazismo. La Sicilia fu invasa e il governo Mussolini fu rovesciato.

Dopo combattimenti all’ultimo sangue, con Germania e Italia alleate tra loro, tutta l’Italia cadde sotto il dominio degli alleati. Il 6 giugno del
1944, il giorno del D-day, americani e inglesi sbarcarono lungo le coste della Normandia. Parigi venne liberata il 25 agosto e in settembre gli alleati entrarono in Germania.

Sul fronte asiatico i giapponesi cercarono di costringere la flotta americana del Pacifico ad un altro scontro prima che si potesse riprendere dal disastro di Pearl Harbour. La battaglia di Coral Sea nel maggio del 1942 coinvolse solo le portaerei di entrambe le parti, le navi da guerra non si affrontarono né spararono una sola volta. Per un errore fatale i giapponesi non avevano distrutto tutte le portaerei durante l’attacco a Pearl Harbour e questo punto di forza permise agli americani di vincere la battaglia. Alcuni mesi dopo, durante un’altra battaglia, gli americani distrussero quattro portaerei e un incrociatore giapponesi i quali non furono più in grado di lanciare un’offensiva a lungo raggio. Il Giappone non corse più il rischio di distribuire in lungo e in largo le proprie forze e gli americani ne approfittarono per attaccare le basi giapponesi. Nell’ottobre del 1944 nella battaglia del golfo di Leyte, nelle Filippine, l’esercito americano completò la distruzione della potente flotta giapponese. Per il numero di navi in essa dispiegate, questa fu la più grande battaglia navale della storia. Intanto le truppe del generale MacArthur premevano su Manila, mentre quelle di Nimitz si aprivano un varco verso il Giappone dal Pacifico centrale. Il Giappone e le sue flotte erano sotto assedio e in balia di attacchi ancora più devastanti.

Roosevelt non avrebbe voluto ricandidarsi ma da “buon soldato” lo fece ugualmente, sconfiggendo il governatore di New York Thomas E. Dewey. In una campagna elettorale oscurata dalla guerra, Roosevelt ottenne 25,6 milioni di voti popolari e 432 voti elettorali contro i 22 milioni e 99 di Dewey. La sua elezione fu una netta conferma del suo ruolo di leader della pace prescelto dall’America. Anche prima di Pearl Harbour Roosevelt aveva delineato le sue idee sulla situazione post bellica, sull’autodeterminazione della nazione, sull’equo accesso al commercio e al materiale grezzo e su una pace duratura frutto di un sistema permanente di sicurezza generale. Il 12 aprile 1945 Roosevelt morì di emorragia cerebrale e gli successe Harry S. Truman.

Nel maggio del 1945 la Germania si arrese e l’Europa non fu più teatro di guerra. La situazione del Giappone era ora più disperata che mai ma il suo esercito continuava a resistere. Rendendosi conto degli eventuali costi umani nel caso in cui l’America avesse combattuto per sconfiggere completamente il Giappone, il presidente Truman scelse invece di far cadere la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, cosa che, il 2 settembre 1945, provocò la resa del Giappone. La seconda guerra mondiale era finita. Quando il fumo delle macerie cominciò a diradarsi erano rimaste solamente due potenze mondiali: gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica.

Dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda

Nel considerare i requisiti necessari alla ricostruzione dell’Europa, la perdita di vite umane, la distruzione di città, fabbriche, miniere e ferrovie sono state stimate correttamente ma negli ultimi mesi è divenuto chiaro che questa visibile distruzione è stata probabilmente meno grave della disorganizzazione dell’intero tessuto dell’economia europea.
[George C. Marshall sul Piano Marshall, riferendosi alla situazione post bellica dell’Europa, che lasciò Stati Uniti e Unione Sovietica a spartirsi il potere mondiale9]

Non abbiamo ancora trovato pace e serenità e viviamo in balia di pericoli ancora più grandi di quello che abbiamo appena sconfitto.
[Winston Churchill, 194610]

L’Unione Sovietica si era sempre dimostrata un’improbabile alleata e, una volta sconfitta la Germania nazista, questa debole alleanza si spezzò. L’esercito sovietico occupava una sempre crescente parte di Europa occidente, diffondendo la paura di un comunismo determinato a conquistare il pianeta. A differenza di quanto accaduto nel 1918, gli Stati Uniti non erano intenzionati a tenersi fuori dalle questioni internazionali. Era ormai chiaro che si consideravano ormai una pedina fondamentale sulla scacchiera mondiale e l’unico vero baluardo rimasto a contrastare “l’ondata rossa”. Si era passati da un’epoca in cui più potenze mondiali combattevano per la supremazia ad una dominata da due sole potenze, dove la situazione politica era costantemente sull’orlo del baratro senza mai esplodere in un altro conflitto globale.

Lo scontro tra Stati Uniti e Russia per il predominio sulle Nazioni Unite, da poco create, fu immediato. Le Nazioni Unite avevano il potere di risolvere un conflitto con la forza, potere al quale poteva essere opposto un veto da uno dei suoi membri permanenti. Sia Russia che Stati Uniti possedevano questo prezioso strumento, il quale era in grado di ridurre le Nazioni Uniti all’impotenza in caso di conflitto tra le due superpotenze. Nel 1947 il presidente Truman introdusse la “dottrina Truman” a sostegno di quelle nazioni oppresse da minoranze armate o da pressioni esterne. Il primo impiego della dottrina si concretizzò quando il Congresso varò una legge che erogava 400 milioni di dollari in aiuto di Grecia e Turchia. In quel periodo la Grecia era nel pieno di una guerriglia comunista e la minaccia sovietica era considerata di tipo politico e non militare. Vi era il timore che il Cremlino potesse controllare tutti i partiti comunisti del mondo e che, di conseguenza, si dovesse impedire che il comunismo si diffondesse ulteriormente. Truman cominciò a tagliare le spese belliche e allo stesso tempo, tramite il Piano Marshall, prestò ingenti somme di denaro all’Europa per aiutarla a ricostruire la propria economia, allo scopo di sottrarre il paese al controllo del comunismo. Gli ex rivali accorsero in aiuto dell’America e ciò ebbe come conseguenza un aumento del potere mondiale degli U.S.A., lasciando ben pochi dubbi su chi possedesse l’economia più forte11.

Nel 1949 l’Unione Sovietica istituì il COMECON (Concilio per la Mutua Assistenza Economica) allo scopo di assicurarsi il predominio economico sui suoi paesi satelliti dell’Europa dell’est. Nella primavera del 1948 la Russia aveva diviso con un blocco Berlino Ovest (Berlino era già stata suddivisa in quattro settori dopo la guerra), sperando così di espellere dalla città gli altri alleati. Le potenze occidentali risposero con un ponte aereo che si prolungò per 321 giorni fino a che, il 12 maggio 1949, i russi non misero fine al blocco. Questo episodio, unitamente al colpo di stato comunista in Cecoslovacchia, spinse nel 1949 gli americani a fondare la NATO (North Atlantic Treaty Organization) i cui membri si assicurarono assistenza e difesa reciproca. Nel 1955 la Russia diede vita, assieme ai suoi paesi satelliti dell’Europa dell’est, ad un’organizzazione militare simile sotto il patto di Varsavia.

Sul fronte della politica interna Truman si trovò di fronte al compito di riadattare l’economia del paese ad una situazione di pace. Adottando ed ampliando le politiche del suo predecessore si impegnò nel potenziamento della previdenza sociale, dell’occupazione (grazie al Fair Employment Practices Act), dell’edilizia popolare e del risanamento dei bassifondi. Tutto questo divenne noto come il Fair Deal. Nel 1947 i conservatori approvarono un emendamento costituzionale che proibiva il terzo mandato presidenziale; una tardiva vendetta contro FDR [N.d.T. Franklin Delano Roosevelt]. Il Ventiduesimo Emendamento fu ratificato nel febbraio del 1951 da 36 stati.
All’avvicinarsi delle elezioni del 1948 i repubblicani erano fiduciosi e nominarono ancora una volta il governatore di New York Thomas E. Dewey. I democratici erano invece divisi e pessimisti anche se Truman era sicuro della vittoria. L’attenzione ai diritti civili del suo < i>Fair Deal gli avevano però attirato le antipatie dei democratici conservatori incalliti del sud, i quali diedero vita ad un loro partito chiamato States Rights Democratic (meglio noto come Dixiecrats) ed elessero Strom Thurmond del Sud Carolina.

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