America: da colonia a superpotenza. Parte III: 1929-1960

Nelle elezioni presidenziali del 1936 i repubblicani candidarono Alfred M. Landon, governatore del Kansas. Landon era un ex progressista che, benché conservatore nei riguardi della finanza pubblica, si dimostrò tollerante verso il New Deal. Al suo fianco vi era un editore di quotidiani di Chicago, Frank Knox. I democratici ricandidarono Roosevelt assieme al vice presidente Garner. Nel corso della campagna elettorale Landon cominciò a criticare aspramente il New Deal, sostenendo che solo i repubblicani potevano perseguire costituzionalmente certi risultati. Ma l’opinione pubblica era dalla parte di Roosevelt, il quale riportò la vittoria in tutti gli stati tranne che nel Maine e nel Vermont. Nel 1936 l’affluenza alle urne crebbe considerevolmente e Roosevelt trionfò, anche grazie al sostegno del suo elettorato della prima ora. La sua celebre 'coalizione' mostrò tutta la sua forza: le machine urbane [[N.d.T.: la machine era un'organizzazione locale, spesso capeggiata da un boss, che suppliva alle carenze dell’amministrazione locale, soddisfacendo le esigenze della comunità la quale, in cambio, garantiva fedeltà e voti]. e i sindacati si schierarono al suoi fianco, oltre ad un sempre maggior numero di elettori neri del nord che, assieme alla classe media, avevano sempre votato repubblicano.

Nel febbraio del 1937 Roosevelt mandò un chiaro messaggio al Congresso, auspicando una riorganizzazione del sistema giudiziario federale. Ciò provocò lo shock di molti ai quali non piaceva l’idea del cosiddetto “court packing proposal” [N.d.T.: la nomima cioè di sei nuovi giudici da parte del Presidente stesso]allo scopo di far approvare il New Deal. La Corte Suprema finì per accettare questa legislazione ma l’incidente finì per far perdere al New Deal il proprio impatto sul Congresso. I democratici più conservatori si allontanarono dai riformisti e, di conseguenza, i repubblicani riguadagnarono punti nelle elezioni del 1938, anno che vide la fine della spinta riformista del New Deal. Il pubblico sostegno alle riforme diminuì e il Congresso finì sotto il controllo di una coalizione conservatrice. Ma gli eventi internazionali avrebbero presto spostato l’attenzione della nazione altrove.

Verso la guerra

Quando la pace viene infranta in qualche luogo, la pace di tutto il mondo è in pericolo
[Il presidente Roosevelt, riguardo all’invasione della Polonia da parte della Germania, settembre 19393]

Roosevelt aveva mantenuto la politica dell’isolamento, sin dai primi giorni della sua elezione nel 1933. Credeva inoltre alla politica del 'buon vicinato', che prevedeva il rispetto e la non interferenza negli affari degli altri paesi. Aveva adottato tale politica nei rapporti con i paesi del Sud America, in particolare con il Messico, politica che, nel 1940, aveva fatto guadagnare all’America l’amicizia di tali paesi. La dottrina Monroe, una volta manifesto patriottico americano, divenne il simbolo dell’unione delle forze comuni nella lotta contro un solo nemico4. Ma nel resto del mondo le cose erano più complicate. Le conferenze per il disarmo tenute nei primi anni del 1930 non riuscirono a stipulare nessun accordo. L’America mantenne il suo atteggiamento di neutralità rifiutando di stringere alleanze, nonostante il potere crescente di Germania e Giappone.

L’invasione dell’Abissinia (l’Etiopia) da parte dell’Italia e la guerra civile spagnola rafforzarono la convinzione di Roosevelt che l’Europa si stesse disgregando. Fece voto di mantenere la neutralità dell’America e di non coinvolgerla nella guerra. Il Giappone, che stava costruendo il proprio impero in Asia, giocò un ruolo fondamentale. La Cina era infatti sulla via della riunificazione quando, nel 1937, il Giappone invase il paese. L’opinione pubblica americana sosteneva la resistenza cinese ma il governo si limitò a condannare in modo vago le azioni dei giapponesi. L’America non era pronta a promettere l’appoggio militare all’Inghilterra nel caso essa avesse imposto sanzioni al Giappone e l’invasione della Cina proseguì impunemente. Nel settembre del 1939 l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi portò alla dichiarazione di guerra da parte di Francia ed Inghilterra. L’America mantenne la sua posizione neutrale ma Roosevelt cominciò a rinforzare l’esercito e la marina.

Il Congresso abrogò la legislazione vigente, permettendo così a Francia ed Inghilterra di acquistare materiale bellico dagli Stati Uniti. L’America si avviava a diventare l’'arsenale della democrazia'5 e le sue fabbriche ricominciarono a produrre come facevano negli anni precedenti alla Depressione. Dopo la resa della Francia nel giugno del 1940 la Gran Bretagna rimase sola contro la Germania nazista. Roosevelt istituì il National Defence Advisory Commission per incrementare la produzione destinata alla difesa. Churchill chiese armi agli Stati Uniti ma Roosevelt temeva che il consenso del Congresso si sarebbe fatto attendere. Inoltre, cosa assai più importante, c’erano le elezioni da vincere. I repubblicani candidarono Wendell L. Wilkie, un carismatico uomo d’affari dell’Indiana. Egli sosteneva che, se fosse stato rieletto, Roosevelt avrebbe spinto la nazione in guerra. Roosevelt negò e ottenne ancora una volta il sostegno della nazione. Ottenne 27 milioni di voti contro il 22 di Wilkie, vincendo il collegio elettorale 449 a 82. Ma ottenne solo il 54,8% dei voti, contro il 60,8% ottenuto nel 1936, e ora più che mai aveva bisogno della maggioranza relativa dei centri urbani.

Nel 1941 Roosevelt inviò truppe in Islanda per garantire alla Gran Bretagna un rifornimento continuo di armi. Il senatore Robert Taft sostenne che il presidente non aveva il diritto costituzionale di inviare truppe senza l’approvazione del Congresso, in quanto non esisteva una minaccia concreta di aggressione nei confronti degli Stati Uniti. Nonostante le proteste di Taft fossero appoggiate da un solo senatore, il presidente dovette esercitare al massimo la propria autorità e, così facendo, spinse l’America sull’orlo della guerra. Nel frattempo, sul fronte asiatico un colpo di stato aveva rovesciato il governo giapponese, il cui scopo era quello di ottenere “un nuovo ordine nell’Asia”. In settembre il Giappone si schierò con la Germania e con l’Italia nel patto tripartitico. Il Giappone aveva adocchiato le colonie inglesi, francesi e tedesche nella zona e in luglio aveva invaso l’Indocina. Stati Uniti e Giappone cominciarono le negoziazioni che però si arenarono a causa della questione cinese. Il 7 dicembre 1941 i giapponesi sferrarono un attacco aereo devastante sulle Hawaii che danneggiò enormemente la flotta del Pacifico distruggendo 200 aerei e provocando la morte di 2,500 uomini. Roosevelt chiese al Congresso di proclamare lo stato di guerra contro il Giappone. A loro volta Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti.

L’America e la II guerra mondiale

Negli anni futuri, che cercheremo di rendere sicuri, aspireremo ad un mondo fondato sulle fondamentali libertà di tutti gli uomini. La prima libertà è quella di espressione, ovunque e in tutto il mondo. La seconda è quella per cui ognuno ha il diritto praticare la religione che preferisce, ovunque e in tutto il mondo. La terza è la libertà dall’avidità…., ovunque e in tutto il mondo. La quarta è la libertà dalla paura…ovunque e in tutto il mondo.
[Il presidente Roosevelt nel discorso Four Freedoms, del 19416]

Ribadisco che gli Stati Uniti non accetteranno alcun risultato che non sia la vittoria, finale e completa. Non solo la vergogna del tradimento giapponese dovrà essere cancellata, ma anche la brutalità, ovunque essa esista, dovrà essere assolutamente e definitivamente estirpata.
[Il presidente Roosevelt dopo l’attacco a Pearl Harbour7]

La bomba atomica non fu “una grande decisione”. Fu semplicemente un’altra potente arma nell’arsenale della giustizia.
[Il presidente Truman8]

Allo scopo di convertire l’economia allo stato di guerra Roosevelt istituì il War Production Board. L’aggressione di Pearl Harbour aveva generato una spinta all’unità nazionale. Ironicamente, grazie all’incremento dell’economia, molti americani vivevano meglio di quanto non avessero vissuto dai tempi della Depressione. Le elezioni del 1942 videro i repubblicani conquistare la House of Representatives e il Senato. Ciò risultò in un Congresso ancora più conservatore col quale il presidente ebbe maggiori difficoltà a confrontarsi.

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