Un safari canadese in sella ad un cammello nel deserto del Rajastan – un ricordo personale.

Con il sole più basso all'orizzonte, la cavalcata era leggermente meglio tollerabile, sebbene ancora abbastanza dolorosa. Dopo altre tre ore di avanzata, arrivammo finalmente alla zona dove ci saremmo accampati per la notte. Imbruniva e dopo circa trenta minuti, cominciai a sentirmi meglio. Le guide, ingegnosamente, avevano scavato un buco nel terreno e dopo averla avvolta in una pezza bagnata, avevano seppellito la mia borraccia per una mezz'ora.Quando la tirarono fuori, si era raffreddata al punto da tornare bevibile. A cena finalmente riuscii a socializzare con i miei compagni di cavalcata. A quanto pare, Nice Khan li aveva svegliati quella mattina dicendo che il resto della gente che doveva far parte del gruppo aveva iniziato ad arrivare (aveva mentito loro a questo riguardo la sera precedente). Poiché era un po' che viaggiavano per conto loro, anche loro speravano di partire per il safari con un gruppetto di persone, per divertirsi di più. Nice Khan aveva usato loro per fregare me, e me per fregare loro. A questo punto eravamo consci che le altre tre ragazze che dovevano unirsi a noi erano solo un miraggio.

Per fortuna noi tre andammo subito d'accordo. Passammo una bella serata a mangiare patate al curry e chapatti, ammirando la luna piena e il cielo limpido. La luce della luna era abbagliante, con l'aiuto forse del combustibile che la coppia continuava a rollare e passarmi. Che esperienza fantastica quella di starsene stesi sotto il cielo del deserto illuminato dalla luna. Sentimmo rumori in lontananza. Un pastore rajastano che veniva nella nostra direzione si fermò in cima ad una duna alla guida del suo gregge di capre. Il pastore era un amico delle nostre guide. Lui e le sue capre passarono la notte con noi. Dormimmo bene, stesi sui tappeti, all'aperto.

Mi svegliai in piena forma e affamato. Uova e pane, e raccolta la nostra roba ripartimmo iniziando la medesima routine del giorno prima. Sentivo di aver recuparato le forze e riuscivo tutto sommato a sopportare molto meglio caldo e dolore. Comunque sia, non vedevo l'ora ogni volta di scendere da quel maledetto cammello. Mi venne l'idea di tenere la borraccia avvolta in un calzetto di lana bagnato, riuscendo così ad evitare che si surriscaldasse. I miei compagni mi fecero ascoltare musica Trance descrivendomi tutta l'atmosfera 'Trance' di Montréal, che apparentemente mi passò accanto senza sfiorarmi sebbene abbia studiato là per sette anni. Ci accampammo di nuovo verso le 8 di sera. Ci aspettava un ragazzino che a quanto pare gira per il deserto con una borsa di iuta inumidita in cui raffreddare bottigliette di Coca e 7-up per i turisti. Comprai una Coca per un prezzo almeno venti volte superiore a quello che avrei pagato in città, ma lui aveva l'offerta e io la domanda. Dopo un'altra cena semplice ma gustosa, ci accorgemmo che c'era un altro campo poco distante, ed andammo a vedere di cosa si trattasse. Ci imbattemmo in un campo di prima classe, con cene a più portate, bevande ghiacciate, comode selle per i cammelli e tende per ripararsi dalle intemperie. Scoprimmo anche che questi qui non aveveno pagato tanto di più di noi, però di certo non avevano avuto il piacere di incontrare il signor Nice Khan.

Strabuzzai gli occhi quando mi accorsi di un secchiello di ghiaccio contenente diverse bottiglie di birra Kingfisher. Le guide erano socievoli al punto di vendercene alcune, a caro prezzo, ma sicuramente valeva la pena per godersi una birra ghiacciata in mezzo al deserto. Tornammo al nostro campo 'economico' per un altro giro di canne e una bella dormita sotto le stelle.

Al terzo giorno cominciavo a cavarmela con tutta questa storia del cavalcare il cammello. Mentre ci stavamo avvicinando alla città, ci sorpresero due bambinetti del luogo, in sella ad un somaro che ci prendevano in giro gridando “safari col somaro!”. Dopo altre sei ore di cammino, arrivammo alla strada primncipale dove ci aspettava Nice Khan con un altero gruppo in partenza per il safari di due giorni. Non possono che lodare le guide locali che hanno reso il viaggio il più piacevole possibile con le limitate risporse a loro disposizione. Non avevamo che disprezzo però per Nice Khan. Non la prendemmo bene la storia di aver pagato più del dovuto e che ci fossero raccontate menzogne, ma ci mordemmo la lingua lungo il tragitto di ritorno all'Hotel Hanna. Ora, io ho un temperamento incazzereccio, ma nella discussione ceh seguì ero ineffetti il più calmo. Quello che ci faceva arrabbiare più di tutto erano la quantità insufficiente di acqua e la bassa qualità del cibo, che normalmente consisteva di pane e patate. Credo che siamo riusciti a scoraggiare alcuni dei suoi potenziali clienti che si spera si siano rivolti ad un agente di miglior reputazione per il loro safari nel deserto.

Sono passati quattro anni dalla mia escursione nel deserto, e mentre sono qui a scrivere questo articolo seduto nel mio studio confortevole, sorseggiando tè bollente e guardando la neve scendere a fiocchi fuori dalla finestra, qualcuno di voi forse si domanda se ho alcun desiderio di tornare nel deserto. Quelli di voi che ancora se lo chiedono sono pregati di rileggersi l'articolo dall'inizio.

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