Un Amore Veneziano – A colloquio con Andrea Di Robilant.

Giustiniana reca in sé le premesse dell'avvenire e per questo riesce a costrursi una vita indipendente e creativa. Il fatto che i due amanti siano rimasti amici intimi per tutta la vita è sorprendente. Quale epilogo migliore per una storia d'amore se non quello di rimanere perennemente innamorati Finché morte non ci separi. Peraltro a suggellare questo amore perpetuo è la scena mirabilmente descritta dalla figlia di Andrea, laddove Giustiniana è in punto di morte, ed Andrea, ormai anziano, arriva al suo capezzale per rimanerle vicino sino all fine. Questo episodio rivela la misura dell'amore e dell'amicizia serbati nel tempo, malgrado l'impossibilità di sposarsi. Infatti forse è proprio per questo che sono rimasti uniti …. altrimenti chissà come sarebbere finita.”.

Quantunque ambientato a Venezia, il racconto si colloca nel più ampio contesto dell'Europa durante un periodo cruciale della sua storia. Giustiniana e la sua famiglia lasciano Venezia per viaggiare attraverso un'Europa dilaniata da guerre e discordie. Accompagnamo Giustiniana in una Milano sonnacchiosa e provinciale, poi a Torino sino ad una decadente Parigi. Persino il Casanova fa capolino diverse volte sulla scena, anche se rimane relegato al ruolo di comparsa a riprova della solidità del racconto. Seppur fugace, la descrizione di un'Europa estranea alle faccende di Venezia impone un interrogativo d'obbligo: La storia d'amore avrebbe avuto esito diverso qualora i due amanti avessero vissuto in un altra città scevra delle strutture proprie della Repubblica di Venezia? “Ebbene, Andrea sentiva tutto il peso delle tradizione della Repubblica sulle sue spalle. Questo lo sapeva bene, come sapeva del resto che non sarebbe stato in grado di evitare il proprio destino. Proprio per questo mi sento di compatirlo. Pur essendo prigioniero del proprio destino era dotato di un'intelligenza e lucidità tali da essere pienamente consapevole della situazione in cui versava. È difficile immaginare che cosa sarebbe potuto accadere in un'altra città. A Venezia, la sua famiglia era oberata da un pesante fardello che gravava per intero sulle spalle di Andrea in quanto figlio primogenito. Gli anziani dell'oligarchia vedevano in Andrea un uomo destinato ad una grande impresa, quella di divenire un eminente statista, il che puntualmente avvenne”.

Il tempo e il luogo hanno avuto la loro parte nel vanificare la possibilità di un unione tra i due amanti che hanno vissuto nei giorni dell'agonizzante decadenza della Repubblica Veneziana; e se fossero appartenuti alla generazione seguente? “Sarebbe stato certamente diverso, probabilmente si sarebbero sposati, anche se occorre chiedersi, in quale misura la loro passione è stata alimentata dagli ostacoli e dagli impedimenti gettati sul loro cammino. Insomma, se tutto fosse stato facile e possibile, forse il fuoco del loro amore si sarebbe estinto. Non c'è niente di meglio della segretezza e della clandestinità per far crescere un amore. La stessa Giustiniana pare suggerirlo in alcune righe delle sua corrispondenza. La singolarità della storia dei due amanti si riflette nell'universalità dell'epoca in cui è collocata mettendone in luce le modalità di funzionamento. Per me, questa storia d'amore ha valore assoluto proprio in quanto è assai emblematica dell'epoca, quel periodo della storia di Venezia. Da questo punto di vista, Andrea diventa l'incarnazione della decadente Repubblica Veneziana, mentre Giustiniana rappresenta il fiorire del periodo romantico, il futuro. Pertanto queste due vite sono inconciliabili”.

Il vero significato di questo libro sta nel fatto che, mentre narra la storia di due individui particolari, dipinge al contempo una vivida immagine storiografica del 18º secolo. Molte recensioni si sono soffermate sulla natura esplicita di alcune lettere: Andrea ad esempio include il suo seme in una lettera inviata a Giustiniana (la quale, va detto, rimane un tantino sconcertata da questa scabrosa manifestazione di devozione), ma questo è solo una tassello di un complesso mosaico che ritrae persone vere alle prese con passioni ed emozioni simili alle nostre piuttosto che scialbe figurazioni. “Scrivere di Storia è stato bellissimo. Richiede la fusione di tutte le doti giornalistiche quali capacità di ricerca, di indagine ecc. Queste capacità mi sono tornate utili per svelare i differenti aspetti del racconto. Ho sempre amato la storia, quindi è stato meraviglioso poterla narrare all'interno di un racconto. Per giunta trovare un argomento di questo genere, che illumina il contesto storico in maniera così vivida, è davvero una rara opportunità. Questo è stato possibile solo grazie all'esistenza di una corrispondenza clandestina. Non c'è niente di più intimo. Una cosa è disporre di lettere qualsiasi, ma è completamente diverso venire in possesso di lettere clandestine pregne di un intimità che consente di frugare il passato nei remoti recessi dell'autentica storia dell'umanità – e c'è qualcosa di molto stimolante in tutto questo”.

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