The Secret Migration – un'intervista con Mercury Rev

I Mercury Rev sono uno di quei gruppi di cui si può dire che abbiano una Storia. Il percorso dall'album di debutto Yerself is Steam all'ultima fatica The Secret Migration è stato lungo e complicato, condito da contrasti interni e sperimentazioni soniche. Il nucleo originario era costituito da sei membri: Jonathan Donahue (chitarra/vocals), Grasshopper aka Sean Mackowiak (chitarra) e Dave Fridmann (basso, con funzioni di produttore) tuttora insieme, più David Baker (vocals), Suzanne Thorpe (flauto) and Jimy Chambers (batteria) che se ne andarono per perseguire carriere in proprio. Episodi quali il tentativo di Donahue di cavare un occhio a Grasshopper con un cucchiaio durante un volo (non stupisce che siano stati banditi dalla linea aerea) o la vacanza della mamma di Dave Fridmann sponsorizzata con l'anticipo della casa discografica per Car Wash Hair, probabilmente contribuirono almeno in parte a far prendere agli altri tre tale decisione. Con il ricambio del 'personale' arrivò anche la sterzata dai suoni art-pop dei loro primi album a sonorità più pastorali e sinfoniche. Deserters Songs del 1996 ha rappresentato il debutto del gruppo in questa nuova direzione e si è rivelato essere la loro vera consacrazione. Anche All is Dream del 2001 e l'attuale The Secret Migration sono frutto di questa nuova vena melodica con la conseguenza che il gruppo, di cui il cantante Jonathan Donohue disse a suo tempo “in Germania affermano che suoniamo come squali”, ha iniziato a produrre alcune delle canzoni più belle e accattivanti che siano state incise negli ultimi anni.

Ho incontrato il chitarrista, che risponde al particolarissimo soprannome di Grasshopper [N.d.T.: cavalletta], a Dublino per parlare di presente e futuro di questi Squali del mondo musicale.

Sorprendentemente per un gruppo statunitense, i Mercury Rev hanno deciso di lanciare The Secret Migration, tournée e album, prima in Europa che in America. Grasshopper ci spiega che sono diversi i fattori che hanno contribuito a questa decisione, non ultimo “perché qui ci piace”. In parte questa sua passione per questo continente è senza dubbio dovuta al fatto che il gruppo firmò il suo primo contratto discografico con l'etichetta britannica Rough Trade ed è tuttora più popolare qui che nel suo paese di origine, considerazioni queste confermate dal tutto esaurito delle due serate irlandesi al Vicar Street di Dublino. [I Mercury Rev] continuano anche ad aquisire nuove fette di pubblico, specialmente in Europa meridionale. Essendo l'attuale quel che si definisce l'era digitale, [Grasshopper] ci fa notare che negli Stati Uniti l'album è comunque presente su itunes. La data ufficiale di lancio del disco negli States è prevista in maggio, a coincidere con la turnée americana a supporto del gruppo britannico dei Doves.

Secondo alcune recensioni, The Secret Migration sembra meno 'dark' del precedente All is Dream, e ciò è soprattuto dovuto ai frequenti riferimenti dei testi a concetti tipo natura e amore, i quali concedono un senso di rinascita che ha portato alcuni [recensori] a chamarlo il loro album primaverile, a confronto con l'invernale All is Dream. Per quanto, come dice Grasshopper, le circostanze in cui è nato il disco non siano state così serene come molti possano credere. Parrebbe infatti che perlomeno per alcuni membri della band il disco sia stata una via di fuga da ciò che accadeva attorno a loro. “Ci stavano accandendo cose abbastanza complicate,” ci spiega, “alcuni di noi stavano vivendo esperienze strazianti a causa di lutti […] questo era il nostro modo di affrontarle”. Un'altra influenza importante sul disco è rappresentata dall'atmosfera di paura e trepidazione negli Stati Uniti post undici di settembre e dalla reazione del gruppo a questo stato alterato [di percezione] a livello nazionale. Per quanto lo riguarda, Grasshopper è preoccupato perché qualunque leggittima paura iniziale si è da tempo trasformata in paranoia eccessiva e opportunismo politico. “Non faranno saltare in aria il tuo supermercato rionale,” osserva, “è diventato un modo [per il governo] di tenerci sottomessi, sotto controllo”. La turnèe europea rappresenta un po' una scappatoia da questa mentalità oramai diffusissima, “ci fa piacere venire qua per toglierci da tutta quella atmosfera”.

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