Profilo di una vittima – di Gabriella Revelli

Titolo (improprio) e copertina (fuorviante) non rendono affatto giustizia a un romanzo che, pur senza essere particolarmente originale, rappresenta un esordio interessante per la torinese Gabriella Revelli, e la candida secondo noi a un brillante futuro di sceneggiatrice oltre che di scrittrice. Il suo libro infatti ha il ritmo asciutto di un copione cinematografico, dialoghi abbondanti e mai artefatti e infine una serie di colpi di scena che ne rendono intrigante la lettura.

La storia ruota intorno a uno psichiatra che immaginiamo trentacinquenne, dibattuto tra l�attrazione per una giovane paziente depressa (a causa dell�abbandono subito dal solito uomo narciso) e la deontologia professionale, che invece impone distacco e cautela soprattutto con soggetti cos� intimamente instabili.
In realt�, per�, gi� a pag. 8 le acque si confondono, perch� il medico � tutt�altro che un amatore idealista o un eroe romantico; � invece un uomo qualunque che conduce una vita mediocre, cerca la compagnia occasionale di una donna sexy ma che non ama, ha un paio di amici veri un po� petulanti, e fondamentalmente � appagato dalle proprie abitudini e dalla propria �singletudine�.
Giulia, la paziente che Piero saltuariamente riceve in ambulatorio, scardina poco a poco le sue certezze di uomo e di medico, facendo riaffiorare quasi accidentalmente una persona e un episodio rimossi, una domenica di maggio di quindici anni prima in cui, come nel film L�uomo senza sonno, una tragica fatalit� ha cambiato per sempre i destini di tante persone.

Come si diceva in apertura, il plot non � dei pi� originali e anzi si risolve solo nelle ultime pagine, con rarissime anticipazioni nei capitoli centrali del libro: sembra quasi che l�autrice abbia iniziato a scrivere con questa idea, l�abbia poi accantonata nel corso del romanzo per dare spazio alle vicende e agli incontri (peraltro molto godibili) che coinvolgono e sconvolgono i vari personaggi, e l�abbia ripresa solo nel finale per concludere univocamente la storia. Al di l� per� di questo �sbilanciamento� tra intenti (supponiamo) programmati e risultati concreti, questo lungo racconto si legge come un gustoso spaccato di vita borghese, come sempre avvezza al compromesso tra apparenza e sostanza, tra ideali giovanili e meschinit� adulte (e adulterine), tra progressismo sbandierato a parole e pistole da sceriffo tenute in tasca – anche se solo per autodifesa.