Lo Sciamano di Harvard: Intervista a Wade Davis

Lei è stato coinvolto in una ricerca scientifica e spirituale, ma allo stesso tempo, a partire dagli anni ’60, si è assistito all’esplosione delle droghe 'ricreative'. Cosa pensa a questo proposito ?

Io ne sono sempre stato parte. Una delle cose che trovo curiosa, è che quando guardo indietro e penso ai cambiamenti culturali che hanno avuto luogo negli ultimi 20 anni, quello che è stato eliminato dalla cronaca, il solo ingrediente della ricetta del cambiamento sociale negli ultimi 40 anni, è il fatto che letteralmente milioni di giovani giacevano prostrati in preda al timore reverenziale, sotto l’effetto di queste piante psicoattive o delle droghe allucinogene. Sono molto felice di poter dire che l’uso di queste sostanze psicotrope ha cambiato la mia vita. Non credo che la penserei come la penso oggi, ne’ che scriverei come scrivo ora. Con questo non voglio dire che prendendo queste droghe si diventa dei bravi scrittori, ma io ho scoperto – e naturalmente queste esperienze sono molto soggettive – che esse hanno influenzato positivamente il mio modo di scrivere.

Cosa ne pensa del proibizionismo?

Penso che Barbara Tuchman, la studiosa di storia, abbia definito una follia il fatto che un paese a piena conoscenza dei fatti si ostini ad agire contro i propri interessi. La politica del proibizionismo delle droghe è stata la politica più stupida che si possa immaginare. Ha solo spinto le persone a fare un maggior uso di droghe, in modi peggiori e ad usare più droghe 'cattive' rispetto a prima.

È interessante vedere come, quali che siano le conseguenze conosciute o immaginate della depenalizzazione, non c’è dubbio che le conseguenze conosciute e provate del proibizionismo sono assai più gravi. In America non solo c’è una più alta percentuale di carcerati rispetto ad ogni altro paese, a parte la Cina, ma abbiamo anche compromesso l’integrità del sistema giudiziario con leggi sul minimum sentencing [n.d.t.: tecnica in cui il legislatore fissa il minimo di pena per ciascun crimine ], abbiamo corrotto i dipartimenti di polizia con leggi che permettono loro di beneficiare economicamente delle proprietà e dei beni che vengono confiscati durante i raid antidroga. Forse la cosa più spaventosa di tutte è che abbiamo compromesso e distrutto la Colombia, uno dei nostri più vecchi alleati, poiché abbiamo creato, in quanto consumatori, un mercato illegale degli stupefacenti. Abbiamo portato dolore e miseria in un paese che una volta era considerato l’Atene del Sud America. Abbiamo letteralmente distrutto la Colombia con le nostre leggi sul proibizionismo. La verità è che finché un prodotto ha un rincaro di più del 100% ed è sufficiente varcare un confine per averlo, ci sarà sempre un mercato.

La guerra alla droga, in alcune parti del Sud America, significa, in molti casi, anche guerra a una cultura. In Bolivia, ad esempio, dove masticare la foglia di coca (che non deve essere equiparato, ne’ negli effetti ne’ nelle intenzioni, allo sniffare cocaina) è un momento sacro della vita degli indigeni.

Nel 1986 l’Ayahuasca è stata brevettata. Cosa nel pensa del brevetto su piante e geni?


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