Lo Sciamano di Harvard: Intervista a Wade Davis

Se d’istinto dovessimo consigliarvi un libro e uno solo sul Sud America e se questo libro dovesse coprire temi quali storia, politica, cultura e società ed essere allo stesso tempo una lettura incredibilmente interessante, con in più un pizzico di botanica, la scelta ricadrebbe obbligatoriamente su One River di Wade Davis. Un libro che non solo narra nel dettaglio i viaggi dell’autore in Sud America in compagnia del collega Tim Plowman, alla ricerca delle origini botaniche della foglia di coca, ma anche i viaggi del loro mentore Richard Evans Schultes attraverso il Messico, la Colombia e le regioni amazzoniche del Sud America. Il libro è pieno di digressioni affascinanti e la sua trama è imprevedibile.

Ma Wade Davis è anche lo scienziato che ha scritto Il serpente e l’arcobaleno uno studio scientifico del fenomeno del Vodoun (Nota dell’editore: comunemente noto come Voodoo) ad Haiti. Un libro serio, che spiega in modo accurato come l’autore ha scoperto ad Haiti la base farmacologica dello zombismo. Ironicamente, dal libro, che ha largamente ridimensionato i miti e le leggende pulp creati da Hollywood, fu in seguito tratto un ridicolo film dell’orrore.

Wade Davis, che attualmente lavora per il National Geographic e promuove idee come quella della etnosfera (continuate a leggere!), è il soggetto migliore per un intervista e allo stesso tempo il più difficile perché, a prescindere dall’argomento, è ben informato e può parlarne per ore. A un certo punto dell’intervista, che è durata due ore, il dottor Davis ha fatto notare che sarebbe dovuto andare al lavoro, ma poi ha continuato con lucidità e con passione a rispondere alla domanda per altri dieci minuti. Intervistarlo è stata una gioia, ma scrivere l’articolo è stato un incubo, poiché decidere cosa non sia importante è virtualmente impossibile. Wade Davis è veramente unico ed è con grande piacere che Three Monkeys Online presenta la sua intervista.

In America le elezioni presidenziali sono imminenti e qualcuno ha suggerito che il tema dell’ambiente influirà sul voto. Lei cosa ne pensa?

Io penso che l’ambiente sia sempre stato un tema importante, ma in questo caso il contrasto tra i due candidati avversari è estremamente netto. Kerry ha uno dei programmi migliori dell’intero Senato per quel che riguarda il problema dell’ambiente, quello di Bush naturalmente non è solo scadente, ma anche vergognoso. In altre parole, egli ostenta il proprio programma anti-ambientalista come una dimostrazione di coraggio e di successo, come parte della sua ideologia di base. Per questo non penso che la corsa alle elezioni si baserà su questo tema.

Penso che le imminenti elezioni in America siano le più importanti che il Paese ha vissuto dal 1940, quando Roosevelt era in lizza per il terzo mandato. Sono una concreta manifestazione di questa guerra tra culture che va sempre più definendo i contorni della società americana.

In sostanza, oggi in America sta accadendo qualcosa la cui intensità, credo, sfugga alla mentalità europea. C’è il fatto che ovviamente questo è un paese che da sempre oscilla tra due estremi e che ha sempre nutrito al proprio seno alcune fra le migliori speranze per l’umanità, e alcune fra le peggiori. Questo è proprio il motivo per cui l’America è così affascinante. Da un punto di vista antropologico ciò che viene fondamentalmente richiesto alla società occidentale, in particolare a quella americana, è di accettare, nel giro di un paio di generazioni, trasformazioni sociologiche ed ideologiche davvero sbalorditive. Non ci è stato chiesto solamente, per esempio, di cambiare totalmente i nostri atteggiamenti nei confronti dell’ambiente. Due generazioni fa, il solo impedire che la gente gettasse la spazzatura dal finestrino dell’auto era considerata una vittoria ambientale e ora chiediamo alle persone di considerare addirittura la possibilità che l’uomo stia danneggiando gravemente la biosfera al punto di provocare vere e proprie variazioni climatiche che da sole potrebbero provocare un’estinzione di massa senza precedenti dopo quella avvenuta 55 milioni di anni fa. È un pensiero molto pesante su cui far concentrare la nostra mente. Per un paio di generazioni abbiamo chiesto alla gente di passare dal disprezzo dell’omosessualità alla sua esaltazione e alla accettazione del fatto che gli omosessuali si sposino tra di loro. A un livello ancora più profondo, alla società è stato imposto di trasformare la struttura della famiglia. Quando io ero bambino, un padre di famiglia lavorava 40 ore la settimana e portava a casa abbastanza denaro da mantenere l’intera famiglia. Ora, per definizione, sia i padri che le madri devono lavorare per creare quella stessa base economica e questo è un cambiamento così irreversibile e profondo che quasi non se ne parla; ma da un punto di vista sociologico ciò ha gravi conseguenze sull’allevamento dei bambini, sulle differenze tra uomini e donne, sul rapporto genitori figli e così via.

Ora, io approvo completamente tutti questi cambiamenti. Io sto in disparte a guardare quella guerra culturale secondo cui queste sono solo alcune delle cose migliori mai capitate all’America e a questa lista possiamo per esempio aggiungere i diritti civili. Quando gli ideologi di destra cadono nel sentimentalismo pensando agli anni ’50, io non so di quale decennio parlino. Il 1950 è stata l’era della segregazione. Come si può provare nostalgia per i valori di un’epoca che, come parte del suo complesso di ideologie, ha abbracciato ed accettato apertamente la segregazione razziale? Come si può ripensare con piacere a quel periodo? Ma quello che vedo accadere è che tutti questi cambiamenti sono ormai avvenuti e non si può più tornare indietro. Penso che tutto ciò sia meraviglioso ma la società è divisa tra coloro a cui questi cambiamenti fanno comodo e che li esaltano e coloro che da questi cambiamenti si sentono profondamente minacciati.

Ciò che si nota nella destra – e non è neanche l’estrema destra, ma in realtà quasi la corrente di pensiero più diffusa in America – è questo assumere una posizione difensiva e l’aspirazione ad una società americana di fantasia che non è mai esistita, ma che si presume sia dovuta esistere per placare le nostre paure attuali. Questa tendenza fondamentalista, cristiana e di destra, esiste e fa paura. In un certo senso fa paura perché l’America non ha mai cercato di essere un 'impero' e chi parla di cospirazione americana non ha mai conosciuto un americano. Io non ho mai visto un americano che sapesse mantenere un segreto, figuriamoci architettare una cospirazione. In definitiva, questa è una società incredibilmente aperta. Quando scoppia un casino qui, quasi inevitabilmente esce dai confini. Chiunque parli di impero americano non conosce nemmeno la storia. Negli anni '40, quando l’intera civiltà stava per essere annientata e noi eravamo in procinto di imbarcarci in una crociata che avrebbe salvato il mondo – perché se avessero vinto i nazisti sarebbe cominciato un periodo così nero da non poterlo nemmeno immaginare – negli anni '40, Bulgaria e Portogallo possedevano un esercito più grande di quello degli Stati Uniti. Questo è un paese che non ha mai cercato di dominare, ma nel caso della seconda guerra mondiale, e della guerra fredda che ne conseguì, io, che ideologicamente propendo per la sinistra o per il centro sinistra, retrospettivamente riconosco che queste erano battaglie che dovevamo assolutamente vincere per il bene dell’umanità. Il sistema sovietico soffocava in modo orribile lo spirito degli
esseri umani. E quelli che incollavano alle pareti i poster di Mao-Tse-Tung negli anni ’60, come facevo io, dovrebbero ricordare che Mao Tse Tung fu responsabile della morte dei suoi compatrioti tanto quanto lo furono Hitler o Stalin.

Tutto questo è assolutamente vero, ma fino ad un certo punto. Lei ha viaggiato in lungo e in largo in America centrale e in America del sud e ha visto l’esatto opposto di tutto questo: il fatto che, in nome della guerra fredda, l’America è stata innegabilmente coinvolta nella repressione dei diritti umani in queste parti del mondo.

Non sto tentando di difendere l’America. Sto solo facendo notare l’ironia racchiusa nel fatto che questo paese, che nel corso della storia non solo si è concesso il lusso di una certa miopia culturale, ma l’ha anche esaltata, improvvisamente, a causa di circostanze straordinarie, si è ritrovato ad essere politicamente, economicamente e socialmente più forte di qualunque altro paese come non succedeva dai tempi di Roma. E la combinazione tra la miopia culturale dell’America e il suo enorme potere è molto pericolosa, come si è visto recentemente in Iraq.

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