Il Multiculturalismo: Intervista di Three Monkeys Online con William Dalrymple.

Ne “La montagna sacra” (Rizzoli 1998) ha documentato il decremento delle comunità cristiane in Medio Oriente. Come è cambiata la loro situazione, se lo è, dopo l’11 settembre?

Beh, uno dei posti non documentati nel mio libro e dove la situazione è enormemente cambiata, è l’Iraq, dove la situazione per i Cristiani è peggiorata di molto. Con Saddam Hussein vi erano relativamente pochi fondamentalisti poiché lui, al contrario di quanto Bush e Blair possono aver suggerito, era molto attivo a reprimere, per scopi propri va detto, le organizzazioni fondamentaliste come Al Qaeda. Ora in Iraq il ‘genio’ fondamentalista è uscito dalla lampada, ed i Cristiani stanno attraversando un periodo difficile.

Quali sono le condizioni per alimentare il multiculturalismo? Lei ha suggerito varie epoche storiche dove il multiculturalismo era fiorente, ma non è anche giusto dire che questo è successo spesso in periodi di impero o dittatura militare?

E’ vero, ad esempio l’ultimo posto rimasto in Medio Oriente in cui si trovano quattro o cinque differenti culture girando tra i villaggi, è la Siria, uno stato con un governo dispotico di tipo ottomano. Da qualunque altra parte, dalla Turchia alla Grecia, da Cipro alla Palestina ed ora anche nei Balcani, tutti posti in cui le genti hanno convissuto, [le genti] hanno deciso che non possono più convivere pacificamente. Così, è certamente discutibile, ma un esempio di multiculturalismo fiorente per 50 anni in un paese democratico è naturalmente l’India. Sino ad oggi, nell’India post-divisione si è avuto una coesistenza piena tra Mussulmani e Hindu, sebbene non rimarrà necessariamente tale se il BJP [N.d.R.: Bharatiya Janata Party] vince le elezioni con le sue politiche.

Tuttavia si può obiettare che ci sono stati significativi problemi in India relativamente al multiculturalismo negli ultimi 50 anni.

Sicuramente, ed i massicci pogroms nel Gujarat lo scorso anno sono un terribile monito di cosa potrebbe accadere.

Lei è stato in qualche modo apertamente critico nei confronti dei media occidentali per la maniera in cui essi rappresentano l'Islam.

Si, onestamente non riconosco l’Islam dipinto dai media occidentali come l’Islam con cui ho convissuto nel Medio Oriente ed in India. L’Islam popolare, come è vissuto dalla maggioranza dei Mussulmani ordinari in Medio Oriente e India, è una religione molto più tollerante e pluralistica dell’ottuso Islam wahabita descritto dai notiziari, l’Islam di Bin Laden e dell’Arabia Saudita. Non mi piace per niente l’Islam fondamentalista wahabita puritano, poiché è poco attraente come qualsiasi fondamentalismo in qualsiasi parte del mondo. Prima che i Sauditi iniziassero la loro campagna di propaganda, spalleggiata da petrodollari occidentali, il Wahabismo era visto come una setta eretica dell’Islam, estrema ed eretica. Grazie a 30 anni di sovvenzioni a gruppi estremisti e all’istruzione degli imam, ora si ha una situazione in cui l’ 80% delle pubblicazioni in lingua araba è legato agli interessi dell’Arabia Saudita e la maggior parte delle moschee statunitensi sono controllate da Wahabiti. E’ straordinario, l’equivalente dei Wahabiti nel cristianesimo occidentale potrebbe essere qualche setta ultraprotestante delle Ebridi scozzesi. Sino al 1970 e la scoperta e lo sfruttamento del petrolio in Arabia Saudita, i Wahabiti erano una piccolissima setta, marginale ed estremista, considerata, nel migliore dei casi, come eccentrica dall’Islam più comune. Ora c’è pericolo che diventino la norma.

L’Islam che amo è minacciato. L’Islam popolare, quello che è sopravissuto per secoli, è ora minacciato e si trovano comunità mussulmane in India, Pakistan ed ovunque, assediate da fondamentalisti, spesso vestiti da sauditi. Si possono vedere in Nigeria, dove le richieste di instaurare la Sharia [N.d.T.: la legge islamica] e la pena di morte hanno impressionato il mondo occidentale; lì si può vedere l’influenza wahabita.

Nella terra dei Moghul bianchi” è proprio la storia dell’inte
grazione britannica in India, in un'India mussulmana. Uno dei segni dell’integrazione è spesso il codice degli abiti. Quali sono le sfide dei mussulmani d’Europa, dove nascono spaccature come ad esempio, in Francia, sull’opportunità del velo?

Beh, in Gran Bretagna penso abbiamo il più alto livello di integrazione d’Europa. Vi sono molti segnali positivi di multiculturalismo in Gran Bretagna, e di come possono essere le cose. Tuttavia, e onestamente da un lato è comprensibile, le persone che non conoscono l’Islam e accendono il televisore per vedere folle che lanciano pietre sugli Israeliani, bombe umane, sono poi portate a fraintendere l’Islam ed esserne ostili. Penso che la fobia per l’Islam abbia ben rimpiazzato l’antisemitismo come espressione principale dei Britannici più bigotti. Credo si trovino più espressioni di odio, spregio e ostilità verso i Mussulmani che non altre religioni od etnie, come neri, ebrei o cattolici, i quali tutti hanno avuto in determinati momenti l’attenzione dell’ipocrisia britannica.

Penso sia un periodo confuso per i mussulmani britannici, perchè sono visti molto spesso con ostilità dalla comunità, e per molti di essi rifugiarsi nell’estremismo è una forte tentazione. Vedendosi rifiutati si rifugiano negli insegnamenti e scritti più intransigenti. Credo sia nostro dovere, di chi ha conosciuto l’altra faccia dell’Islam, assicurarsi che la paura verso l’Islam sia confrontata e combattuta. Che si mostri l’altro aspetto e si faccia il possibile per far sentire i britannici mussulmani a casa loro.

Vi è una brillante citazione dal libro di Jasan Bourke su Al Qaeda che dice che ciò che vincerà la guerra al terrorismo non sono gli esperti di ‘intelligence’ o le ‘operazioni di sicurezza’, piuttosto la battaglia per i cuori e le menti del mondo islamico. E questa è una battaglia che al momento stiamo perdendo.


Sito ufficiale di William Dalrymple

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