Il Multiculturalismo: Intervista di Three Monkeys Online con William Dalrymple.

Cosa le ha lasciato tutto questo in termini di lavoro futuro? Continuerà con il romanzo storico o i viaggi?

Bene, mi sono proprio divertito a scrivere “Nella terra dei Moghul bianchi” e sto scrivendo una sorta di continuazione, continuazione solo in questo senso: tutti i personaggi del libro sono morti alla fine, così il libro è ambientato nel periodo immediatamente successivo. Sono interessato ed incuriosito da come tutto questo mondo esiste. Nel 1780 vi era una situazione in cui un britannico su tre lasciava tutto in eredità alla propria moglie indiana, con cui aveva una relazione stabile e di tipo monogamo. Dal 1840 in pratica nessuna proprietà veniva lasciata legalmente in eredità, quindi si passa da uno stadio di multiculturalismo ben più ampio di quello che forse vi è nel 21° secolo, ad uno stato di apartheid, cioè [assistiamo ad] un radicale cambiamento sociale e politico. Come è successo? Perché vi è stata questa separazione delle razze e la crescita del razzismo imperialistico vittoriano? Questo è il tema dominante.

La narrativa si svolge praticamente attorno l’ultimo imperatore Moghul Bahadur Jhah Zafar che dà vita a questo splendido rinascimento alla fine del regno Moghul e che vide, nella sua vecchiaia, tutto distrutto quando gli Indiani insorsero contro i Britannici e furono orribilmente soppressi, in quello che rimane uno dei grandi genocidi non documentati dell’impero britannico. La gente è ora consapevole della distruzione degli Aborigeni in Australia e Tasmania, la carestia delle patate in Irlanda è ben documentata; questa è un’atrocità imperiale di pari grado: quando i Britannici assediarono e distrussero Delhi. Non è stato mai documentato ad esempio, come i Britannici perseguitarono ed uccisero fino all’ultimo principe Moghul rimasto.Uno dei successi ottenuti con “Nella terra dei Moghul bianchi” penso sia dovuto al fatto che fa piacere a tutti: fa piacere ai lettori britannici scoprire di avere antenati che non erano razzisti bigotti ma piuttosto liberali, personaggi caratterizzati da multiculturalismo, capaci di scrivere lettere che troverebbero oggi spazio nel “Guardian” e allo stesso tempo fa piacere agli Indiani realizzare, con loro sorpresa, che i Britannici amavano ed ammiravano la loro cultura e ne volevano entrare a far parte. Il libro così lusinga un po’ entrambi. Il prossimo libro, temo, farà dispiacere a tutti. Gli Indiani sono politicamente confusi, disuniti, gestiscono incompetentemente la rivolta ed i Britannici rispondono con la vendetta, malafede ed un genocidio, così nessuno ne esce fuori bene alla fine. Forse sarà un libro meno popolare (ride).

Ha citato il genocidio; è necessario riconoscere da parte dei Britannici tali eventi?

Penso i Britannici oggigiorno siano abbastanza bravi nel riconoscere le malefatte dei loro predecessori vittoriani. Vi è una scuola reazionaria guidata da persone come Niel F
erguson che tornano indietro dicendo che l’impero non era così male, ma generalmente penso sia opinione comune nel Regno Unito che l’impero era qualcosa che offendeva i diritti dei popoli in tutto il mondo ed ha sottomesso le genti con le armi per 300 anni. Non ci imbarazza più riconoscere questo, al contrario della Turchia che, per esempio, tuttora non riconosce la strage degli Armeni, Armeni che l’impero britannico ha lasciato venissero massacrati.

Ma allo stesso tempo a livello politico, non vi è mai stato un riconoscimento. E’ importante il riconoscimento politico?

Hmm… Penso sia molto importante perché di solito un tale riconoscimento è un gradino diretto al beneficio dei politici, è un riconoscimento pubblico per gli accademici e per gli editori. Non penso che qualcuno possa accusare i Britannici di aver coperto i propri crimini ed errori durante l’impero.Facendo un confronto con la Turchia, non vi è alcun caso di persona censurata o diffamata o che abbia perso un posto accademico od addirittura sia finita in prigione per aver fatto affermazioni poco gentili sulla politica imperiale britannica. In Turchia, l’editore dell’”Enciclopedia britannica” è stato rinchiuso per il riconoscimento della Cilicia armena del 12° e 13° secolo.

L’entrata di Cipro nella UE dopo il fallito referendum, ci ricorda la possibilità che la Turchia si unisca alla UE. Cosa ne pensa?

E’ una questione complicata sulla quale continuo a cambiare opinione. Anzitutto se la Turchia vuole entrare a far parte della UE, dovrebbe correggere le sue mancanze nel campo dei diritti umani. Pensavo fosse sciocco ammettere la Turchia nella UE perché non europea in nessun senso. Da quando ho visto che i malintesi tra est ed ovest crescono, sono molto meno sicuro e penso ci siano molti buoni motivi per dare il benvenuto alla Turchia nella UE, se la Turchia lo vuole. Rifiutare la Turchia ora potrebbe essere un gesto pericoloso.

Quando parla di malintesi tra est ed ovest, cosa pensa della tesi dello scontro di civiltà? E’ qualcosa che appoggia?

Assolutamente no. Penso lo scontro di civiltà sia possibile, come accadde in molti momenti della Storia, vedi le Crociate, ma allo stesso modo altri momenti della storia dimostrano che lo scontro di civiltà non sia necessario. Ci sono molti periodi in cui si trovarono a coesistere proficuamente Cristiani, Mussulmani ed Ebrei, condividendo idee e fertili scambi culturali. Dalla Spagna mussulmana del 7°, 8° e 9° secolo al regno cristiano dei Normanni in Sicilia, dove dotti ebrei e mussulmani lavoravano in stretta collaborazione con Re Ruggero e mostrarono un periodo di grande illuminazione. Così si descrive in “Nella terra dei Moghul bianchi” il periodo del 18° secolo in India, dove pure si ebbe una proficua e positiva coesistenza. Così se la Storia mostra che lo scontro di civiltà è possibile, ci dice anche che non è necessario, che è qualcosa da evitare a tutti i costi.

Le azioni di Bush e Blair nell’ultimo anno dall'invasione dell’Iraq senza il consenso internazionale, al fallimento del loro servizio di intelligence sull’esistenza o meno delle armi di distruzione di massa, dal loro uso della mano pesante in Iraq agli abusi dei diritti umani, e infine al loro gettare al vento 40 anni di accordi di pace sulla questione palestinese garantendo il loro appoggio incondizionato alla politica di Ariel Sharon, tutte queste sono cose che verosimilmente creano forti disaccordi tra est ed ovest e possono infine, assieme ad Osama Bin Laden, provocare uno scontro di civiltà.

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