Il Multiculturalismo: Intervista di Three Monkeys Online con William Dalrymple.

William Dalrymple è un uomo difficile da raggiungere, come si addice ad un riconosciuto storico e scrittore di viaggi che si è occupato di Medio Oriente e Asia, India in particolare. Un paio di tentativi di intervista sono falliti a causa dei viaggi pianificati, ma non appena alla fine riusciamo a beccarlo, la conversazione è stata ben degna dell’attesa.

Sempre più l’occidente sembra trovarsi di fronte alll’idea di un’inevitabile polarizzazione delle civiltà, il cosiddetto scontro delle civiltà suggerito dai media dopo l’11 settembre. Molto del lavoro di Dalrymple, sia nei suoi libri che a livello giornalistico, tende a contraddire questa idea ormai condivisa, mettendo in risalto posti e periodi dove religioni e culture coesistettero in pace e proficuamente. Il suo ultimo libro “Nella terra dei Moghul bianchi. Amore, tradimento e morte nell’India coloniale” (Rizzoli, 2002) descrive una storia d’amore tra un soldato britannico ed una principessa indiana.

Qual è stata l’ispirazione del romanzo?

Due cose: una crescente consapevolezza che la storia dei Britannici in India era una sorta di proverbiale punta dell’iceberg; il poco che impariamo guardando i films, dalla televisione e nelle librerie, è il periodo ‘Raj‘ del dominio britannico, tra il 1857 ed il 1947; un periodo breve, un lampo in termini di storia. I Britannici erano in India sin dai tempi di Shakespeare. Per buona parte di questo periodo, per i quattro quinti del periodo, si instaurò un genere differente di relazioni di potere, relazioni sessuali, culturali. Questo significa che il senso più interessante e multiculturale dei Britannici in India è stato perso con una risciacquatura di propaganda vittoriana e, più tardi, indiano-nazionalista. Questo a me è sempre sembrato molto più interessante.

Nella fattispecie “Nella terra dei Moghul bianchi” nacque quando scrissi “Dehli: un anno tra i misteri dell’India” (Rizzoli 2001) e scoprii questo tale chiamato William Fraser che era un 'Moghul bianco', aveva una moglie indiana, vestiva da indiano e, avendo una sorta di repulsione per la sua cultura, accettò la cultura del nord dell’India. Non avevo mai incontrato un personaggio simile e lo descrissi come un carattere unico e interessante. L’ho paragonato ad una versione indiana di Kurtz di “Cuore di tenebra”; ma ulteriori ricerche misero in luce che vi furono molti altri personaggi simili.

Dopo aver scritto “Delhi” ricevetti lettere da persone con commenti tipo: “…Ho letto con interesse il passaggio su William Fraser perché il mio bisnonno…” e includevano questi fantastici ritratti di uomini barbuti con la moglie indiana mentre fumano un’hookah. Ho lavorato tre anni su “Nella terra dei Moghul bianchi”, come storia collettiva di questi personaggi ma Kirkpatrick pian piano prese piede perché le fonti su di lui erano molto buone sia da parte indiana che da quella britannica. La ragazza in questione apparteneva ai ranghi elevati della società indiana e lui la mise incinta al di fuori del matrimonio. A causa della natura dello scandalo, ci furono inchieste, rapporti, lamentele scritte e ogni genere di cose. Tutto è arrivato sino a noi. Così alla fine si ha un’incredibilmente ben documentata storia d’amore attorno alla quale ho costruito tutti gli altri personaggi che gravitano attorno la storia. E’ un modo romanzato di documentare una storia d’amore realmente accaduta.

E’ stato difficile scrivere questo romanzo considerato l’allontanamente dallo stile dei libri di viaggio dei precedenti lavori?

Prima avevo sempre scritto in prima persona, in questo senso è stato difficile, tuttavia per altri aspetti semplice perché una volta che si sono svolte le ricerche e assemblato il materiale, la parte dello scrivere diviene più semplice della ricerca e stesura del materiale. Lo scrivere dei viaggi è, per così dire, più creativo perché si può spaziare di più, mentre nel romanzo storico si è ristretti al relativamente poco materiale che devi selezionare come un romanziere seleziona; devi adattare e selezionare il tuo materiale. Invece, anche se in un certo senso non si è mai lontani dalla realtà storica, nello scrivere di viaggi si è ancora legati ad un comportamento creativo e lo trovo più difficile. Penso che lo scrivere di viaggi sia facile, ma farlo bene è difficile. Nel romanzo storico d’altronde, quando si ha una storia importante come io avevo in “Nella terra dei Moghul bianchi”, devi solo seguirla, non devi creare una direzione narrativa come nel libro di viaggio.

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