Eugene O’Neill, lo Scimmione e Adrien Brody

Adrien Brody sta cercando degli stracci da indossare. L'attore, generalmente e a ragione considerato uno degli uomini più alla moda di Hollywood, è normalmente tanto elegante e chic da essersi guadagnato il titolo, sulla rivista Esquire, di cittadino americano meglio vestito. Non solo: lo si vede spesso su giornali e manifesti come testimonial di diversi designer di prima classe.

Oggi però il trentunenne premio Oscar appare sporco e scarmigliato; il suo abbigliamento lascia alquanto a desiderare e può essere descritto come quello di un barbone. Il che è esattamente come dovrebbe essere, considerato che è stato piazzato in mezzo alla torrida giungla primordiale di Skull Island dove si ritroverà a combattere per la propria sopravvivenza contro gli elementi e lo scimmione più famoso del mondo.

Insieme ad un cast scintillante di stelle del calibro di Naomi Watts, Jack Black, Andy Serkis, Jamie Bell e Colin Hanks, Brody è intrappolato in uno spettacolare e pericolosissimo gioco tipo quello del gatto col topo, ma con King Kong.

Vicino alla cima del monte Mount Crawford, alla periferia di Wellington, il regista premio Oscar Peter Jackson e la sua troupe sono riusciti a creare un mondo impressionante, la jungla che fa da contorno alla caccia a King Kong. Ed è qui che Brody e i suoi colleghi tenteranno di attirare in trappola King Kong, di catturare il possente gorilla e portarlo in trionfo a New York.

Le riprese fatte finora hanno richiesto a Brody e agli altri intepreti di usare la loro immaginazione e le loro capacitatà recitative per reagire ad un King Kong 'in contumacia'. La spiegazione è ovvia e semplice. Mentre Brody e gli altri mettono recitano le proprie scene di fronte alle telecamere nell'impressionante set di Skull Island – gli antichi edifici sono stati decorati con teschi umani e scheletri fossilizzati – giù agli studi high-tech, si sta creando il bestione, con la massima attenzione e minuzia di particolari, con l'utilizzo di computer digitali. E non sarà solo Kong di cui le star dovranno fingere il proprio terrore, visto che Skull Island sarà la dimora anche di un intero branco di creature preistoriche, che pure saranno generate al computer.

Al momento comunque, tutto quello che Adrien Brody ha visto di tutto ciò è il solo lavoro preparatorio [N.d.T: l'articolo originale è del maggio 2005], che alla fine la brillante squadra di genietti al servizio di Peter Jackson trasformerà nella versione di King Kong più grandiosa, terrorizzante e convincente che mai farà la sua apparizione su uno schermo cinematografico. “Sono stato al laboratorio e ne ho visto l'aspetto, e ne conosciamo le dimensioni,” confida Brody, chiaramente impressionato.

Significativamente, Brody ci tiene a evidenziare il fatto che – a prescindere dall'enormità della pura presenza fisica – un elemento chiave di Kong è l'impatto emozionale che il bestione deve saper produrre; e indica come Andy Serkis abbia il compito cruciale di fornire un modello vivente del gorilla, come già fece con Gollum ne Il Signore degli Anelli. “Andy sarà di particolare aiuto nelle scene più drammatiche, più emozionali – particolarmente con Naomi,” dice Brody. “Sono curioso di vedere cosa farà, in quanto son certo che sarà eccezionale.”

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