Divertitevi con la sincerità psicadelica di Devendra Banhart!

L'immaginario iconografico per Rejoicing in the hands è di Banhart stesso, che divide il suo tempo fra la composizione di canzoni e la pittura. Dopo un'istruzione secondaria non particolarmente degna di nota, ha ottenuto una borsa di studio a San Francisco per frequentare una scuola d'arte. La scuola d'arte però non faceva per lui. “Tutto ciò che mi ha insegnato alla fine dei conti era di starmene ben lontano dalla 'scuola'”.

Fu a San Francisco che, secondo la leggenda divulgata dalla casa discografica, Banhart ebbe una rivelazione. Mentre stava discutendo animatamente con la sua ragazza a proposito del testo di Street Fighting Man degli Stones, Devendra ebbe un'intuizione improvvisa e si rese conto che se gli Stones potevano inventarsi delle cose, anche lui poteva, e in questo modo si materializzarono i suoi primi tentativi compositivi.

All'età di 21 anni, senza casa, e, come dice lui stesso, un barbone, Devendra fu scoperto da Michael Gira, ex front-man del leggendario gruppo newyorchese degli Swans e proprietario della Young God Records. Gira aveva ricevuto un nastro con delle canzoni grossolanamente incise, che decise di pubblicare 'così com'erano', e queste divennero l'album Oh Me Oh My, che fu accolto con acclamazioni di critica pressoché universali.

Gira sostiene che una delel cose che lo ha attirato verso la musica di Devendra sia stata proprio il suo personaggio, “E' l'artista più genuino, meno cinico e calcolatore che ho mai incentrato, e si merita fino all'ultimo pezzetto delle cose positive che gli stanno capitando”. E questa sincerità, parrebbe, fà parte del credo artistico di Banhart. Quando gli chiedo quale sia il ruolo di un artista, mi risponde “l'essere un puro strumento/canale/mezzo/utensile”. In un mondo cinico questo basta per farti vomitare, ma se questo ti si addice, allora questa musica semplice, sobria probabilmente non fà al caso tuo. Banhart ha ben chiaro quale sia la sua posizione nella cultura post-moderna: “Io detesto l'ironia. Questi sono tempi cinici, tutto si trasforma in barzelletta. Amore, pace, Forza, Bellezza, Divinità – tutto diventa uno scherzo per la gente. Sono i secoli bui”.

E allora, cos'è questa musica semplice e sincera che suona Banhart? I punti di riferimento sono vari e diversi fra loro, dalla chitarra Flamenco a Nick Drake, sebbene forse i confronti con Drake siano stati esagerati, come lui stesso, nel suo stile inimitabile, spiega: “Mi imbarazza terribilmente e lo so di fare incazzare alcune persone, compreso me stesso, cioè voglio dire, frequantiamo tutti la chiesa di Nick Drake. Io sono uno scarafaggio che prega ad un altare di cartine in suo onore. Quindi è verame
nte, ma veramente assurdo paragonare il gallo a Gesù”.

E' un artista estremamente generoso, che cita numerose influenze musicali durante le sue interviste, e che conduce una solitaria campagna di riabilitazione in favore delal carriera di Vashti Bunyan, il cantante folk britannico, che descrive come “la persona vivente più importante del pianeta”. I suoi gusti musicali, in termini di quello che gli piace ascoltare, sono pure svariati, e comprendono Ali Farka Toure, Alicia Keys, Erase Eratta, e il brasiliano Caetano Veloso.

Non gli piace la definizione di 'folk psicadelico' utilizzata per descrivere la sua musica (se pure a me pare perfetta) e invece ci dice che la definizione corretta è “Hoobla Goobla”. E' molto prolifico, durante le sessioni di registrazione di Rejoice in the hands per esempio ha inciso 16 canzoni extra da usare nel suddetto Nino Rojo. Come fà a scegliere le canzoni da mettere su di un album piuttosto che un altro? Esite un filo di conduzione? “Forse un'unità caotica; no, c'è sempre un filo (non un concetto) che lega tutto l'album”.

E una delle sue ambizioni per quanto riguarda la musica? Una appropriatamente semplice, quella di far ballare la gente: “Sono sempre molto fisico quando suono, anche se non sempre appaio tale, ma riuscire a far muovere le altre persone: WOW!!! Quello sì che è un sogno!!”.

Fotografia gentilmente concessa da Young God Records.© Alissa Anderson 2003

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