Cosa Nostra – ridefinire la mafia.

Se le chiedessi, ingiustamente, di dare uno sguardo al futuro invece che al passato, tra cento anni quanto le parrebbe verosimile che Falcone, Buscetta e i maxi-processi si trasformassero in altrettante postille a piè di pagina nella storia della mafia?

Mi auguro ardentemente di no. Una delle lezioni che si imparano dalla storia della mafia è che essa è giunta in prossimità della sconfitta in diverse occasioni. Non vi è nulla di ineluttabile a proposito dell'esistenza di Cosa nostra. Se ci sarà la volontà polica – e si tratta un gigantesco 'se' in Italia – la mafia può essere sconfitta.

Spesso si descive la mafia come uno Stato dentro allo Stato. Considerando il suo coinvolgimento con il traffico di armi e droghe illegali, qual è stato l'impatto sull'organizzazione della guerra al terrorismo post 9/11? A parte qualche possibile connessione ai gruppi islamici radicali, tramite il traffico di droga e il riciclaggio di denaro sporco, la mafia si è dimostrata già in passato di operare come un'organizzazione terroristica (se definiamo tale la scelta dei civili come vittime per motivi politici). Come si colloca questo in un mondo post 9/11?

Non sono certo che possiamo considerare 9/11 come uno spartiacque nella storia della mafia nel senso implicito nella sua domanda. Non penso che l'ascesa del terrorismo islamico abbia un gran significato per Cosa nostra, eccetto per il fatto di aver distolto parte delle forze di polizia americane ed italiane dalla lotta contro il crimine organizzato. I maggiori momenti di svolta nella storia recente della mafia sono stati il verdetto della Corte di Cassazione del 1992 che ha finalmente sancito l'esistenza di Cosa nostra e l'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino qualche mese più tardi. Un'altra svolta decisiva fu la caduta del muro di Berlino e la fine del vecchio sistema politico italiano: la mafia non poteva più camuffare sé stessa da bastione di difesa contro il comunismo (il che aveva rappresentato in passato la giustificazione per alcuni atti di terrorismo mafioso).

Un gruppo prevalentemente assente dalla sua storia è quello delle donne. Queste rivestono un qualche ruolo nell'organizzazione, al di fuori di quello passivo?

Ci sono donne nel mio libro: nei capitoli dedicati al Rapporto Sangiorgi o a Peppino Impastato, per esempio. Ma per rispondere alla sua domanda: certamente sì, lo hanno. Alle donne non è permesso essere iniziate a Cosa nostra, ma la loro collaborazione è fondamentale ai fini della sopravvivenza dell'organizzazione. Ed è per questo che Cosa nostra possiede così tante regole sul comportamento delle donne, e degli uomini nei confronti della donne. Quasi inevitabilmente le donne vengono a conoscenza di alcuni dei segreti dei loro uomini criminali: una moglie mafiosa è quella che deve lavare gli indumenti del marito, sporchi di sangue ed escrementi, dopo che lui ha strangolato una delle proprie vittime. Quindi Cosa nostra non può alienarsi le proprie donne, nell'evenienza che queste tradiscano tali segreti. Le donne crescono i propri figli insegnando loro ad ammirare ed emulari i loro padri mafiosi, che passano via [da casa] molto tempo, in galera per esempio. Agiscono da prestanome per imprese mafiose di facciata. Sono tanti i modi in cui ungono il motore del potere mafioso.

Occasionalmente, le donne mafiose si sono anche ritrovate ad esercitare il potere in prima persona. Non possiamo essere certi che questo sia un fenomeno storicamente del tutto nuovo. Comunque sia, ogni donna che abbia un ruolo attivo nello stabilire politiche criminali agisce tramite un'autorità presa a prestito, comanda cioè per conto di un marito in carcere ad esempio. Un caso molto recente è quello di Giusy Vitale, la sorella del boss
di Partinico; agiva come boss di una famiglia fino a quando è diventata collaboratrice di giustizia. Ma anche al giorno d'oggi tali casi sono relativamente rari, e più rari in Sicilia [inteso come mafia siciliana] che in ogni altra associazione criminale italiana. Ogni boss di cosa nostra possiede, o dovrebbe possedere, un sostituto (maschio) pronto a prendere il potere in caso il primo venga ammazzato o imprigionato. Cosa nostra sussiste come organizzazione proprio per garantire una continuità della propria dirigenza.

La mafia continua ad esistere in parte grazie alla complicità di vari ed importanti partner sociali. Qual è stato il ruolo della Chiesa nella lotta contro la mafia? Sarebbe lecito affermare che, a livello istituzionale più che individualmente da parte dei singoli preti, la Chiesa è stata tutt'altro che veemente nella sua critica alla mafia?

Questa è una buona sintesi, sebbene se piuttosto generosa nei confronti della Chiesa! Il fatto che ci sia voluto fino al 1993 perché il Papa venisse allo scoperto e dichiarasse che la mafia è un male si commenta da sé. Durante la guerra fredda, il Vaticano si preoccupava maggiormente per il comunismo in Sicilia che per la mafia. A livello locale, c'è stata parecchia comlicità fra uomini di chiesa e mafia, così come anche qualceh straordinario esempio di resistenza eroica.

Molti mafiosi inoltre professano una propria versione della fede cattolica. Li aiuta a vivere con se stessi. Coem ha detto di recente un pentito:

Noi mafiosi siamo credenti perché […] siamo fatti di carne e ossa come chiunque altro. Certo, le prime volte fà male vedere le persone morire mentre noi…, beh…, noi facciamo la parte degli esecutori. Dopo un po' però diventa normale.

La religione – o quello che passa per essa – è anche il collante culturale che tiene unita Cosa nostra. Non solo perché le politiche dinastiche delle varie correnti delle famiglie ragnati di Cosa nostra si sviluppano e discutono alle cerimonie dei vari sacramenti religiosi, come battesimi, matrimoni e funerali. Diventare un mafioso sognifica prendersi una nuova identità, e una strana forma di morale religiosa è una delle caratteristiche di questa identità. 'Ti uccido davanti a Dio', annunciò qualche anno fà un uomo d'onore all'insignificante truffatore che stava giustiziando in pubblico.

Esiste uno stereotipo politico della mafia, particolarmente in seguito ad episodi quali il massacro di Portella della Ginestra [l'uccisione nel 1947 di undici persone ad una manifestazione per il Primo Maggio, ad opera di Salvatore Giuliano, ritenuto un mafioso], che la vuole schierata con il centro-destra (in particolare con la DC). Fino a che punto la sinistra italiana è riuscita ad evitare relazioni politiche con la mafia?

La maniera migliore per evitare frammistione politica con la mafia è restare al di fuori del governo, che è dove la sinistra è rimasta, in Sicilia, per la maggiorparte del tempo. La mafia ha anche un retaggio di sospetto nei confronti delal destra, che trae origine dalla guerra fascista contro la mafia, alla fine degli anni '20. Cosa nostra è molto politica, ma non dal punto di vista ideologico. Il suo ambiente ideale dal punto di vista politico è quella parte centrale, amorfo e amorale della vita pubblica italiana. Quella è la zona in cui i politici hanno le migliori possibilità di rimanere in carica, e in cui la mafia può concludere i patti di scambio da cui dipende per avere accesso ai contratti dei lavori pubblici e cose del genere.

Cosa Nostra, Storia della mafia siciliana, di John Dickie è pubblicato in Italia da Laterza.

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