Cosa Nostra – ridefinire la mafia.

“La mafia, nel senso stretto di 'Cosa Nostra', l'organizzazione criminale gerarchica basata in Sicilia, non 'governa l'Italia' come capita di sentir dire in qualche discorso un po' facilone,” spiega John Dickie, studioso di Studi italiani all'Università di Londra e autore di Cosa Nostra, Storia della mafia siciliana [edito in Italia da Laterza], in risposta alla domanda su quanto è cruciale per una corretta interpretazione della storia moderna d'Italia la comprensione della mafia. “Non è una coincidenza, – continua, – che la mafia sia nata allo stesso tempo quando stava nascendo lo Stato italiano moderno, a metà del diciannovesimo secolo. Da allora, lo Stato italiano ha co-abitato con forme illegali di potere basate sull'abilità nell'uso della violenza (ovvero, in senso lato con la mafia). A tutt'oggi, alcune zone del meridione non si trovano sotto il vero e proprio controllo del governo legale, nel senso ci sono associazioni criminali che creano la propria 'legalità', il proprio stato-ombra. Capire come si è evoluta tale situazione ci può rivelare molto a proposito dell'Italia e delle difficoltà dello Stato nell'istituire e consolidare il proprio diritto a governare.”

L'opera di Dickie, che fra i primi veri studi di carattere accademico su Cosa Nostra pubblicati in lingua inglese, sfata molti dei miti associati all'organizzazione [mafiosa], diffusi da i propri membri, nonché dall'arte, la letteratura e il cinema, durante tutto il secolo scorso.

Parliamo del nome. Ne conosciamo le origini? Quando si cominciò ad utilizzarlo? I 'mafiosi' usano questo termine riferito a se stessi?

Gli uomini d'onore, come sono chiamati gli iniziati a Cosa nostra, non usano il termine mafia riferito a se stessi. Già questo fatto dovrebbe essere sufficiente a farci capire come tutte le speculazioni etimologiche che si sono susseguite a proprosito dell'origine del termine non si avvicinano alla realtà. Ciò detto, l'ipotesi migliore è si basa sul fatto che tale parola faceva parte del dialetto palermitano già a metà del secolo diciannovesimo: significava una sorta di mescolanza tra fiducia in sé e bellezza; l'approssimazione in inglese sarebbe 'cool' [ N.d.T.: una figata, ma anche fantastico, sfacciato]. La storia di come poi assunse connotazioni criminali e divenne allo stesso tempo una potentissima arma politica è raccontata in uno dei primi capitoli del mio libro.

Molti libri sulla mafia sono stati redatti da giornalisti e commentatori, e relativamente pochi da studiosi di storia (certamente in lingua inglese). Quali sono le sfide cui uno storico va incontro nell'affrontare un argomento quale la mafia?

Il primo e fondamentale problema è stato aggirato solo di recente. Prima del 1992 non sapevamo neppure cosa fosse di preciso la mafia siciliana! Fu infatti solo allora che i tribunali italiani confermarono l'esistenza della mafia. Prima di allora, gli storici non potevano avere la certezza di sapere cosa stavano cercando quando scorrevano la documentazione alla ricerca di notizie sulla mafia. Questo spiega anche il motivo per cui la prima vera storia della mafia siciliana mai scritta in italiano fu pubblicata solo nel 1993, un'opera eccezionale di studio ed analisi compilata dallo storico catanese Salvatore Lupo. E' un vero peccato che il suo libro non fu mai tradotto in inglese.

L'altro ovvio apsetto del problema è la mancanza di docuemntazione. La mafia siciliana è ed è sempre stata un'associazione segreta di assassini e criminali. Proprio per questa sua natura intrinseca, essa non lascia tracce scritte. Allo stesso tempo però, poiché ha da sempre co-abitato al fianco del potere politico, ha lasciato di riflesso un'abbondanza di prove di natura accessoria.

Che cosa contraddistingue Cosa nostra da alter organizzazioni [criminali] quali la 'Ndrangheta calabrese o la Sacra Corona Unita pugliese? Come si è giunti a considerare la mafia come il modello per le attività criminali organizzate su scala mondiale?

Cosa nostra è, molto semplicemente, molto meglio organizzata rispetto ad altre associazioni criminali dell'Italia meridionale. Nessuna delle altre possiede qualcosa di simile alle Commissioni provinciali che funzionano da parlamento e tribunali mafiosi nella Sicilia occidentale. Nessuna delle altre associazioni ha un capo dei capi come Cosa nostra. Gli stretti legami con gli Stati Uniti, dove il modello siciliano vinse sulle altre associazioni criminali esportate dall'Italia, hanno anche aiutato Cosa nostra a conquistare la sua prominenza.

Una delle recensioni del suo libro lo ha descritto come “un lavoro preciso e necessario di ridefinizione”. E' d'accordo? Cosa l'ha avvicinata all'argomento?

Trovo interessante il riferimento alla marchiatura [N.d.T. il termine inglese 'brand' significa letteralmente 'marchio']. Deriva da un'affacinante analisi sociologica della mafia siciliana ad opera di Diego Gambetta, un altro studio che rappresentò una svolta su questo argomento e che uscì all'inizio degli anni '90. Egli fu il primo a proporre l'idea che 'mafia' potesse essere inteso come una marca, un marchio di fiducia o di intimidazione, a seconda di come si vuole interpretare il racket dell'estorsione che sono alla base del potere di cosa nostra.

Cosa nostra esiste per proteggere la credibilità del proprio marchio. In altre parole, per assicurare che le minacce dei propri adepti non siano mai proferite invano. Un po' come la marca Volkswagen e la sua reputazione di affidabilità. Solo che nel caso di Cosa nostra, la protezione dell'identità di marca consiste nella capacità di ammazzare la gente e di farla franca, invece che la semplice sicurezza di esser in grado di avviare il motore della tua auto in un mattino uggioso.

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