C'era una volta la tortura – A colloquio con Jon Ronson, autore di Capre di Guerra

Ronson torna al soggetto del proprio stile di scrittura, come se indotto dall'argomento di Abu Ghraib a spiegare ulteriormente il proprio uso dell'umorismo: “Spero vivamente che i momenti che si tramutano in seri diventino ancora più insopportabili proprio a causa dell'umorismo che li precede. Un esempio è quello del tizio tenuto rinchiuso nel container da spedizione, dove dico che urla talmente forte che quasi sembra stia ridendo. Mi piace pensare che quella frase sia ancora più efficace perché il lettore si è fatto cullare dal tono divertente di poco prima. E' come un fendente”.

L'episodio qui sopra ha a che fare con un interrogatorio, venuto alla luce in Al-Qaim, Iraq, durante il quale i detenuti venivano tenuti in un container in disuso e soggetti all'ascolto ripetitivo della sigla della popolare trasmissione per bambini Barney. L'umorista Ronson fu u
no dei pochi giornalisti a vedere il lato non divertente della storia. “La storia di Barney fu incredibile. Il modo in cui fu trattato sui mezzi d'informazione. Tutti la trattarono come una storia buffa, una barzelletta, persino il Guardian. Mentre alla fine è abbastanza ovvio come non sia affatto divertente. E' stato quasi come se il modno occidentale tirasse un sospiro di sollievo per essere in grado di trovare qualcosa di innocente e buffo nel bel mezzo di tutta questa storia”, suggerisce Ronson.

Quando scoppiò il caso su Al-Qaim, Ronson riconobbe tracce del Manuale del Primo Battaglione Terra nell'uso della musica. Chiamò Channon per chiedergli la sua opinione sulla vicenda. Channon non era al corrente delle circostanze:

[Channon] 'They're obviously trying to lighten the environment' he said, 'and give these people some comfort, instead of beating them to death!' He sighed. 'Children's music! That will make the prisoners more ready to divulge where their forces are and shorten the war! Damn Good!'
I think Jim was imagining something more like a crèche than a steel container at the back of a disused railway station.'I guess if they play them Barney and Sesame Street once or twice,' I said, 'that's lightening and comforting, but if they play it, say, fifty thousand times into a steel box in the desert heat, that's more…uh…torturous'
'I'm no psychologist,' said Jim, a little sharply.
[Pg 133/4, The men who stare at goats]

In una recensione dell'Observer Ronson è paragonato a un misto fra Joseph Heller e Hanna Arendt, che non è una descrizione malvagia. Ma se gli chiedi da chi si sia fatto influenzare, la risposta è immediata: “Kurt Vonnegut. Recentemente mii sono riletto il suo Mattatoio nr. 5 e sono rimasto molto sopreso da quanto ho rubato dal suo stile di scrittura [ride], perché non avevo in realtà letto niente di suo da quando avevo 18/19 anni ed ero agli inizi come giornalista. E mi ha lasciato a bocca aperta il fatto di aver rubato così tanto del modo di costruire la frase, o il ripetere la frase 'E così via'. Ha avuto un'influenza pesante su di me. Preferisco lui a Norman Mailer, certamente. Mailer vuole fare colpo su di te con la severità della situazione descritta lungamente, con la storia di dove va il mondo. I libri di Vonnegut d'altra parte sono brevi, incisivi, divertenti e molto, molto facili da leggere. Mattatoio nr. 5 è una farsa grossolana sul bombardamento di Dresda, e per molti versi era il modo migliore di descriverlo”.

Sarà interessante vedere quale sarà la reazione in America, dove il libro verrà pubblicato il prossimo aprile. Il libro precedente a questo Them, Adventures with Extremists [N.d.T.: Loro. I padroni segreti del mondo, edito da Fazi] uscì in un momento inopportuno, ci spiega: “E' stato il momento più sbagliato, subito dopo l'undici di settembre, e a New York. Nessuno desiderava un libro divertente e delicato sulgi estremismi nella seconda metà del 2001”. Il libro però ha trovato una sua collocazione. “Credo che Loro regga molto di più ora, a distanza dall'undici di settembre, quando le cose si stanno normalizzando, e si può restituire ai personaggi la loro dimensione di esseri umani”.

Riferendosi a Loro in una intervista con la rivista Salon, Ronson ha dichiarato: “a posteriori, sembra proprio che il libro rifletta una pressione crescente, una situazione da pentola a pressione, che ha il suo massimo nel capitolo su David Icke, il che è perfetto in quanto è un capitolo burlesco, assurdo, ma allo stesso tempo è di questo che si tratta: gli estremisti diventano sempre più pazzi, e tale diventa la nostra reazione a loro”. In qualche modo allora, Capre di guerra rappresenta il rovescio della medaglia. Mentre le teorie cospirative proliferavano tra gli emarginati e gli instabili, allo stesso modo, all'interno delle stanze del potere, venivano prodotte simili reazioni. “Mi piacerebbe che Picador [N.d.T.: casa editrice in Gran Bretagna] pubblicasse un giorno i due libri in un signolo volume, perché convengo che in qualche modo sia due facce della stessa medaglia. In parte ha a che fare con il trasferimento dalle frange della società alla sua parte centrale, ma anche perché Capre di guerra tratta di uan delle teorie cospirative più fuori di testa che ci sia – spiega Ronson. – David Icke si convincerà che un plotone di soldati delle forze speciali che tenta di uccidere delle capre fissandole intensamente si accorda alla perfezione all'idea di una elite mondiale discendente da una linea genetica rettiliana che cerca di utilizzare poteri satanaci per tenre la gente sotto controllo [ride]. In realtà è fottutamente bizzarro che ci provino, ma nella realtà è esattamente un gregge di capre che rimane in piedi, che non casca per terra! Il libro umanizza la più grande cospirazione del mondo, e dice che è vera, ma in una maniera molto diversa”.

Alcuni critici potrebbero obbiettare che mentre Jonson dice di umanizzare le storie, in realtà sta trattando con condiscendenza i personaggi al centro della vicenda. E' un'accusa che ha già sentito, e velocemente controbatte: “Un paio di anni fà la gente accusava me, e allo stesso modo Louis Theroux, presumo, di voler tenere noi stessi in disparte, lontano dalle persone di cui raccontavamo le vicende, perché ci consideravamo migliori in qualche modo rispetto ai pazzoidi. E io non ho mai pensato che questo fosse vero per quel che mi riguardava – non posso parlare per conto di Louis – ma non mi è mai suonato vero per quanto mi riguarda. Credevo che fosse implicito in ciò che scrivevo che io fossi altrettanto soggetto a sbagliare quanto lo fossero le persone di cui racocntavo. Quindi adesso, da un paio d'anni a questa parte, mi ripropongo coscientemente di presentarmi in quella maniera, perché non volgio che ci sia questa specie di distanza dalle persone su cui scrivo. Il motivo per cui scelgo i personaggi da raccontare è proprio che mi identifico con loro”.

Ed effettivamente, chiacchierando con Ronson, si percepisce un affetto genuino quando ti parla di persone come Jim Channon, malgrado i risultati delle sue idee strampalate. Cita quante utili invenzioni moderne abbiano le loro origini nella ricerca militare: “In un certo senso, si deve loro del rispetto: ci sono tantissime invenzioni là fuori che hanno avuto un impatto positivo sulle nostre esistenze, e sono dovute a questo 'pensare fuori dagli schemi' [N.d.T.: letteralmente 'pensare fuori dalla scatola'] dei ricercatori dell'esercito statunitense. Una di queste è il giubbotto fluorescente, inventato per permettere agli aerei alleati di avere dei punti di riferimento onde evitare il cosiddetto fuoco amico, durante la seconda guerra mondiale. Quindi in un certo senso gli si deve del rispetto per non temere di apparire scervellati, anche se allo stesso tempo c'è veramente della roba fuori di testa”.

Che Ronson sia in grado di raccontare una grande storia, se pur strampalata, non ci sono dubbi. Semrerebbe che entrambi i libri divent
eranno dei film ad opera di Hollywood, il che provoca in Ronson genuino eccitamento. Per quel che concerne Loro, pare che dovrebeb essere diretto da uno dei suoi registi preferiti, che resta però anonimo per il momento. A pensarci bene, secondo me la trasposizione di Loro sarà un progetto complicato. Ronson al culmine dell'eccitazione svela che “c'è l'idea di questo tizio insignificante, un liberale, che si fà inghiottire dal mondo delle teorie cospirative ed inizia a mettere in dubbio la propria razionalità. E comincia a farsi strada l'idea che i pazzi abbiano ragione. Tipo Woody Allen incontra The Manciurian Candidate!”.

[Ronson] ammette di aver analizzato in dettaglio i resoconti e le testimonianze dei detenuti rilasciati da Guantanamo Bay, alla ricerca di tracce delle idee appartenenti al Primo Battaglione Terra, e da qui parte per una tangente a proposito della “Bomba Gay”, prendendomi in giro, immagino, parlandomi degli sforzi ad opera delle forze armate statunitensi intesi a sviluppare una bomba che liberasse una sostanza chimica afrodisiaca per diffondere tra le truppe nemiche l'omosessualità. Faccio qualche ricerca e ecco qui la conferma: “Le forze armate statunitensi studiarono come costruire una 'bomba gay' che rendesse i soldati nemici 'irresistibili sessualmente' fra loro, dicono fonti governative” [Fonte: BBC News]. Qualche volta non ci resta che ridere…


www.jonronson.com (in inglese)

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