Una scrittrice 'speciale': Dacia Maraini a colloquio con Three Monkeys Online

Ho incontrato, in diverse occasioni, Dacia Maraini e, ogni volta, sono rimasta affascinata dalla sua incredibile capacità di raccontare. E' una vera affabulatrice che coinvolge e trasmette emozioni, proprio come succede quando si leggono i suoi romanzi, tutti indimenticabili, dal primo La vacanza a La lunga vita di Marianna Ucria o a Bagheria, La nave per Kobe, Colomba, solo per citarne alcuni.

Ma Dacia Maraini non è soltanto una grande scrittrice, conosciuta e tradotta in tutto il mondo, autrice di romanzi, poesie, saggi e opere teatrali, ma è anche una persona che, con sensibilità e passione, si è impegnata per i diritti civili, per la pace, la giustizia, la libertà, è una donna che ha appoggiato le lotte del femminismo e che ha dimostrato, più volte, di avere il coraggio delle proprie idee.
Una persona generosa e autentica, una scrittrice 'speciale', da conoscere un po' più da vicino, proprio come è successo a me con questa intervista.

Fanizza: Che cosa rappresenta per Lei la scrittura?

Dacia Maraini: L’aria che respiro.

Fanizza: Per dedicarsi completamente alla sua professione di scrittrice a cosa ha dovuto rinunciare?

Dacia Maraini: Se ho fatto delle rinunce, le ho fatte senza fatica. Da ragazza ricordo che rinunciavo ad andare a ballare per restare a leggere sotto un albero.
Oppure passavo le notti con un libro in mano e il giorno dopo morivo di sonno. Ma non pensavo di fare un sacrificio, semplicemente mi dedicavo a qualcosa che amavo.

Fanizza: Come è stato il rapporto di Dacia Maraini con suo padre? Quanto l’ha condizionata nell’incontro con le persone che ha amato?

Dacia Maraini: Rimanderei alla lettura di Bagheria. Adesso non posso qui riassumere il complicato e profondo rapporto che ho avuto con mio padre. Ricordo solo che lui mi ha sempre trattata più come un compagno di avventure sportive che come una figlia: ore e ore di roccia, ore e ore di sci, ore e ore di barca o di nuotate nell’acqua fonda. Senza tenere conto delle fragilità di una bambina.

Fanizza: Lei si è spesso occupata di diritti civili e dei diritti delle donne. Che cosa è cambiato, oggi, nel rapporto uomo-donna?

Dacia Maraini: Anche questa è una domanda che avrebbe bisogno di un libro intero per risposta. Comunque, brevemente potrei dire che, mentre sul piano dei diritti civili molte cose sono cambiate decisamente per il meglio, sul piano dei costumi e della mentalità c’è ancora molto da fare. D’altronde è chiaro che è molto più facile cambiare una legge che cambiare un modo di pensare.

Fanizza: Quale qualità femminile è necessaria e utile, nel nostro tempo, per affermarsi nel mondo del lavoro e per affrontare serenamente la vita?

Dacia Maraini: Una donna deve dimostrare in ogni momento di essere trenta volte più brava di un uomo, per ottenere fiducia e considerazione. Quindi deve essere tenace, combattiva ma non aggressiva, deve amare molto il suo lavoro e non lasciarsi scoraggiare dalle tante discriminazioni che accompagnano le sue giornate. Soprattutto non deve pensare che usando il suo corpo raggiungerà meglio lo scopo. Gli uomini usano le donne che fanno le seduttive, e poi le disprezzano.

Fanizza: Nei suoi romanzi Lei parla spesso di donne che sono state violentate, molte anche da piccole. Perché la violenza arriva spesso proprio dalle persone più vicine e più care?

Dacia Maraini: Non so dire perché. So che tutte le indagini e le statistiche parlano della diffusione allarmante delle violenze in famiglia. Segno che qualcosa non funziona nelle famiglie di oggi. Segno che gli adulti non sanno rispettare e amare veramente i loro piccoli. Spesso si confonde l’amore col possesso. Si dice: “questo è mio” di un figlio, senza tenere conto che si tratta di una persona con la sua personalità, i suoi diritti, la sua autonomia, anche da piccolissimo.
Amare in maniera possessiva spesso vuol dire per chi ama ‘lasciare un marchio’ su quel corpo, covarlo morbosamente, diventarne gelosi. Da questo all’incesto ci manca poco. Solo se si impara a rispettare l’altro nel figlio, nel nipote, nel fratello, nella figlia, nella sorella, nella moglie, si può parlare di vero amore. Altrimenti si tratterà solo di una forma di narcisismo: si ama l’altro in quanto ci ama, ci appartiene, ci è fedele. E basta un piccolo tradimento, un allontanamento, una affermazione di autonomia per scatenare l’ira, la paura e anche l’odio dell’adulto. Quanti mariti e fidanzati uccidono la donna che dicono di amare perché ha deciso di andare via. È cronaca di tutti i giorni.

Fanizza: A quale personaggio femminile dei suoi romanzi Lei è maggiormente affezionata? Per quale motivo?

Dacia Maraini: Sono sempre affezionata all’ultimo dei miei personaggi. Perché mi è più vicina, perché ho camminato con lei per più tempo.

Fanizza: Quale consiglio si sente di dare a chi oggi vuole scrivere? Quale il segreto di un romanzo di successo?

Dacia Maraini: Il successo non bisogna mai metterlo in conto: se lo si insegue, scappa. Importante è amare molto il proprio lavoro di scrittura, leggere moltissimo fino a riconoscere a occhi chiusi, sentendolo leggere, un autore di ieri e di oggi. Importante è scrivere tutti i giorni, per ore. Avere fiducia nella propria immaginazione e farla camminare. Non aspettarsi mai il successo, ma la stima e l’interesse di chi legge. All’inizio può essere un compagno di banco, uno che ha i tuoi stessi interessi. Prima di mandare il manoscritto di un romanzo all’editore, sarà bene provare a scrivere dei racconti e a pubblicarli in qualche rivista locale (ce ne sono sempre in tutte le città). Anche su Internet si trovano siti dedicati a chi scrive, aperti a tutti. Solo quando vi siete fatte le ossa, pensate in grande. La qualità si fa strada, ma ha bisogno di tempo. Non ci sono scorciatoie per una professione fatta sul serio. Però sarà bene ricordare che il nostro è un paese che legge pochissimo (solo il 5% legge più di un libro all’anno), e che, invece, moltissimi vogliono scrivere, e quindi preparatevi a una durissima concorrenza. In bocca al lupo!


Sito di Dacia Maraini