QUANDO UN GENOCIDIO NON E’ GENOCIDIO? RICONOSCERE IL GENOCIDIO ARMENO 89 ANNI DOPO

Inoltre questi processi furono condotti dalle elites ottomane e non dai Giovani Turchi. Molte delle vecchie elites ottomane
erano alquanto progressiste, ma potevano fare ben poco per cambiare gli atteggiamenti e la mentalità ristretta dei dirigenti della classe inferiore, gli imam, per non parlare di quelle delle masse. Proprio come oggi, erano gli imam che istigavano le masse ad uccidere. E’ un peccato che i processi furono interrotti, ma le prove raccolte furono sufficienti a condannare in contumacia Talaat Pasha, Enver Pasha e Jemal Pasha, i principali artefici del genocidio armeno. Il governo turco nel 1940 fece costruire un monumento a Talaat Pasha e diede il suo nome ad una via di Ankara, dimostrando così la sua approvazione del genocidio armeno mediante la continuità tra il governo dei Giovani Turchi e l’attuale governo turco.

Quali sono le fonti principali possedute che provano il genocidio sistematico e quanto affidabili sono queste fonti?

E’ solo perché la gente ignora le numerose e inconfutabili fonti che alcune persone si sentono autorizzati a pretendere delle prove. Le prove vanno al di là di ogni dubbio. Abbiamo testimonianze oculari da parte di funzionari consolari americani, missionari americani, sopravvissuti armeni, funzionari consolari tedeschi, missionari tedeschi, ufficiali austriaci, e uomini d’affari di varie nazionalità. Abbiamo anche fotografie scattate all’epoca da cittadini tedeschi. Abbiamo anche il diario dell’ambasciatore Morgenthau e il libro da lui scritto, tratto dal medesimo diario. In molte occasioni egli parlò direttamente con Talaat Pasha per perorare la causa degli Armeni e Talaat Pasha affermò che avrebbe risolto la questione armena una volta per tutte uccidendo tutti gli armeni.

Abbiamo anche le prove raccolte dai comitati investigativi nominati dal parlamento turco e dalla corte marziale turca utilizzate durante i processi poi interrotti. Questi sono per la maggior parte documenti ufficiali turchi. Oltre a ciò abbiamo i verbali dei dibattiti del parlamento turco in cui Arabi ed altri membri esprimevano la loro indignazione per il massacro degli Armeni che stava avendo luogo.

Abbiamo anche prove indirette del massacro. Quando gli eserciti russi, greci e francesi entrarono in Anatolia videro i cadaveri, le ossa, le case e le chiese bruciate, le attrezzature distrutte, i luoghi pubblici devastati. Ancora oggi, quando vado in Turchia, vedo le macerie di molte chiese armene e riesco addirittura a identificare le dimore di armeni famosi che perirono durante il genocidio.

Potrei andare avanti all’infinito. Ma, riguardo al genocidio armeno, il governo turco ha instillato il dubbio nella mente di quelle persone che ignorano gli avvenimenti storici. Grazie a questo dubbio il governo turco riesce ad evitare il confronto. Ho conosciuto molti accademici turchi che in privato ammettono senza problemi che vi fu un genocidio armeno ma che si rifiutano di pronunciare questa parola in pubblico per timore di ritrovarsi persona non grata nel loro stesso paese.

Il 9 giugno 2000, 126 studiosi dell’Olocausto hanno pubblicato una manifesto (sotto forma di annuncio pubblicitario) sul New York Times invitando i governi e le persone di tutto il mondo a riconoscere il genocidio armeno.

Il recente referendum di Cipro ha portato alla ribalta ancora una volta la possibilità che la Turchia entri finalmente a far parte della Comunità Europea, a patto che si impegni nelle riforme nel campo dei diritti umani: crede che il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno debba essere un pre-requisito per entrare nell’Unione Europea?

Non in modo così meccanico, solo per rendere pan per focaccia. Un paese che entra nell’Unione Europea dovrebbe essere un paese democratico, adeguarsi a standard morali europei generalmente accettati. La Turchia non sarà mai veramente democratica se non si confronta con il proprio passato con onestà e non ammette i propri errori. Inoltre la Turchia deve diventare uno stato multietnico e multireligioso, come gli altri stati europei. Al momento attuale in Turchia, i cristiani vengono ancora perseguitati sotto molti aspetti. Quindi accettare la Turchia nell’Unione Europea prima che essa risolva i propri problemi interni significa cercare guai. Ci sono circa 65 milioni di Turchi, e moltissimi di loro sarebbero più che felici di emigrare in Europa alla ricerca di un più elevato standard di vita. L’Europa non è pronta ad accogliere così tante persone portatrici di una cultura così diversa. Quando i Turchi riconosceranno il genocidio armeno ciò sarà un forte segnale del fatto che la Turchia ha cominciato un reale processo di riforma.

William Dalrymple, l’autore britannico che ha descritto la situazione critica degli armeni in Turchia, ha sostenuto sull’ultimo numero di Three Monkeys Online che ammettere ora la Turchia nell’Unione Europea sarebbe trasmettere un forte segnale positivo al mondo islamico in un momento in cui è richiesto un grosso sforzo per contenere lo 'scontro tra culture'. Le esigenze del presente dovrebbero o non dovrebbero venire prima del riconoscimento di avvenimenti storici, per quanto importanti?

Non mi piace scommettere, soprattutto quando si tratta di grosse somme. Se la Turchia venisse ammessa nell’Unione Europea, non farebbe molta differenza per gli Arabi, i quali considerano la Turchia una traditrice, amica di Israele e degli Stati Uniti. Ci sono più musulmani in India e in Indonesia che in qualsiasi stato arabo. Ciò a cui assistiamo oggi non è uno scontro tra mondo musulmano e mondo occidentale, ma piuttosto uno scontro tra estremisti musulmani e mondo occidentale. Se la Turchia entrasse a far parte dell’Unione Europea, ciò probabilmente non placherebbe il mondo arabo né una buona parte del mondo musulmano. L’Europa correrebbe un grosso rischio nell’ammettere la Turchia e avrebbe un margine di sicurezza davvero minimo che da questa ammissione derivi, direttamente o indirettamente, qualcosa di positivo.

Gli assassini perpetrati dagli Armeni nei confronti di funzionari turchi nel 1970 e nel 1980 hanno portato il genocidio alla ribalta mondiale. Ma l’uso del terrorismo non ha minato la causa del riconoscimento?

Non credo. Fu a partire dagli anni '70 che il mondo cominciò di nuovo a considerare la questione del genocidio armeno. Peccato che questa attenzione sia stata suscitata a prezzo del sangue. Una volta attratta l’attenzione, non ci fu più bisogno di uccidere funzionari turchi. Credo che gli assassini si fermarono giusto in tempo. La comunità armena mondiale stava cominciando a ribellarsi agli esecutori materiali del crimine, poiché uccidere non avrebbe risolto definitivamente il problema.

Cosa ne pensa del rifiuto degli Stati Uniti a partecipare alla Corte per i crimini internazionali? C’è l’obbligo da parte delle lobby armene di fare pressione sugli Stati Uniti riguardo a questo problema come mezzo per prevenire in futuro crimini contro i civili?

Non ho pensato molto a questa questione. Vi deve essere un forte precedente di successo prima che gli Stati Uniti si sottomettano a un’autorità straniera che non sia le Nazioni Unite.

[Nota dell’editore: ci si chiede quanto un forte precedente di successo sia possibile senza l’appoggio degli Stati Uniti]

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