Judge Savage – Tim Parks

Si sente a casa in Italia?

Mi sento a casa quando mi trovo a casa mia, nel mio ufficio, al circolo di canottaggio, allo stadio, all'Università dove insegno. Sì, in generale, tornare in Italia significa tornare a casa, dove si sa come comportarsi nelle diverse situazioni. D'altra parte, quando torno in Inghilterra, ancora provo la sensazione di riconoscere istantaneamente le persone e i loro accenti e manierismi, cosa che non sempre mi capita in Italia.

Il suo ultimo romanzo, Judge Savage, è ambientato nell'Inghilterra contemporanea. È stato difficile da realizzare, dall'Italia?

Beh, si tratta di un'Inghilterra attentamente scorporata da ogni riferimento preciso a luoghi o a quella quotidianità che occupano così tante pagine in molti romanzi contemporanei. Torno in Inghilterra regolarmente, e poiché ogni Paese comprende tante sfaccettature non ho mai pensato che ambientare là il romanzo costituisse un ostacolo. Dopotutto, consideri cosa è riuscito a fare Joyce, dopo tanti anni che non tornava a Dublino. È stato invece molto complicato raggiungere un livello sufficiente di conoscenza del sistema legale inglese sufficiente. Per quello mi ci è voluto parecchio tempo, e diverse ore in tribunale. Ed anche così, tutto ciò che sono riuscito a trasmettere è stata una vaga idea.

Il mondo joyciano si appresta a celebrare quest'anno il centenario del Blomsday, e nell'atmosfera di attesa che lo precede, Roddy Doyle avrebbe detto “Ad Ulisse sarebbe giovato un buon correttore di bozze”. Qual è il suo punto di vista, da autore di testi su Joyce e come romanziere che ha fatto la sua quota di sperimentazione?

Che domanda tosta! Non sono un grande ammiratore dell'opera di Joyce. Mi sembra che, anzi, sia senza dubbio lo scrittore più sopravvalutato del XX secolo. Detto questo, ha però scritto passaggi straordinari e sicuramente ha fornito ad altri autori innumerevoli esempi di modi diversi di fare le cose. A volte sono in totale ammirazione, altre volte trovo il progetto alquanto noioso. Il Joyce che ancora ammiro è quello de I morti, di uno o due racconti di Gente di Dublino, della prima metà de 'Il ritratto' [ Nota del redattore: dell'artista da giovane] – la scena del pranzo di Natale è semplicemente da togliere il fiato, e infine di alcuni passaggi precisi dell'Ulisse. Ma così tanto di quest'ultimo viene sopraffato dall'entusiasmo compiacente di Joyce nei riguardi del nuovo metodo che lui stesso aveva scoperto, c
he, sì, come suggerito da Roddy Doyle, qualche taglio qua e là non avrebbe guastato. Ma del resto ci sono pochi di noi che non trarrebbero beneficio da qualche taglio. Forse la vera ironia è che l'Ulisse è stato scritto precisamente all'epoca in cui le Università erano determinate a dimostrare che la critica letteraria costituisce una vera e propria scienza. L'approccio di Joyce al mito e la loro necessità di materiale che si prestasse al loro metodo si sono sposati a meraviglia.

Judge Savage ha come protagonista un giudice di razza mista. In quasi tutte le recensioni che ho letto, sia quelle positive che quelle negative, c'è una sorta di apprensione verso questa scelta. Mentre scriveva il romanzo, le ha mai dato preoccupazione questa controversialità?

Quando scrivo un libro, tutto più o meno mi preoccupa. Ma era essenziale che lui fosse di razza mista. Ciò che volevo creare, era la sensazione che non si può più essere certi al 100% di cosa si nasconde dietro una faccia, una voce, un accento.

Lei insegna traduzione. Fino a che punto reputa possibile la traduzione di un pezzo letterario? E per esempio quanto è coinvolto nella traduzione dei suoi libri in italiano?

Si può tradurre fino ad un certo punto, non di più. Ciò che si perde è la relazione dell'autore con il proprio ambiente e background, fino a che punto un libro può essere capito solo nel contesto del linguaggio e del luogo e l'epoca che lo hanno prodotto. Se mi prendo certe libertà con l'inglese stardard, per esempio, non semplicemente per un mio capriccio, ma per indebolire un dato concetto, o una posizione comune, quello che sia, può essere molto difficile riprodurle nell'altra lingua, che ha uno schema di idee e supposizioni completamente diverso, una diversa interazione fra parola e pensiero. D'altra parte però, molti dei libri migliori che ho letto sono traduzioni.

In Italia al momento c'è un acceso dibattito sui temi della pirateria e dei diritti d'autore, in particolare in relazione alla musica e ai film che vengono scaricati da Internet, ma allo stesso tempo si è anche registrato un incremento della pirateria nel settore librario. La preoccupa questo tema nella sua veste di scrittore?

Non mi preoccupo di questi argomenti. Io mi preoccupo solamente che le case editrici continuino ad anticiparmi i compensi! Francamente, mentre il problema con la musica e i film è chiaramente enorme, nel senso che la gente si scambia queste cose via computer, gratuitamente, e le ottiene esattamente nel formato che cerca, con i libri ciò non è propriamente vero. Un conto è avere un libro sullo schermo come referenza bibliografica, ma ciò diventa piuttosto inutile se il libro lo vuoi leggere. L'idea di libri elettronici su monitor portatili non ha preso piede. Nessuno vuole stamparsi un libro intero. Per il momento noi siamo al sicuro.O meglio, il nostro problema non è mai stato con i libri fotocopiati o trasmessi elettronicamente, quanto con il sistema delle biblioteche, che procura una perdita considerevole dei diritti d'autore. Due anni fa, per la prima volta, ho cominciato a ricevere i diritti di prestito bibliotecario. Prima, per ragioni che rimangono oscure e probabilmente incostituzionali, ai residenti fuori dal Regno Unito non erano corrisposti. Comunque sia, ho cominciato a ricevere circa 1’000[ndR: l’autore non specifica la valute] lordi all'anno derivanti dai diritti di prestito di 50’000 libri. È chiaramente pazzesco, particolarmente perché i libri maggiormente presi a prestito sono quelli freschi di stampa, dei quali uno si aspetterebbe la vendita. Le biblioteche dovrebbero essere costrette a dover aspettare un paio di anni prima di poter acquisire un libro nuovo.

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