Halloween

“Quando ero bambino io ad Halloween non c’erano zucche, allora mio padre ricavava una lanterna da una rapa.” Molti irlandesi raccontano ai loro figli la stessa storia, solitamente ad indicare quanto, allora, si fosse più poveri. Ma la ragione è assai diversa. Halloween sarà anche una festività oggi legata alla tradizione americana del “dolcetto o scherzetto” ma le sue origini sono celtiche e la zucca è solo un’imitazione della lanterna ricavata da una rapa, l’antico simbolo della anime dannate.

La lanterna era la luce votiva per la festa di Samhain, letteralmente il “giorno tra i giorni”, una festa che celebrava la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Era un Capodanno pagano, una celebrazione dei morti e delle speranze per il futuro. La luce e i fuochi erano elementi caratteristici della festa di Samhain e quando, questo novembre, illumineremo le zucche e accenderemo i falò non faremo altro che perpetuare una tradizione vecchia di quasi 2000 anni.

Nel 1601 avanti Cristo papa Gregorio ebbe un’idea brillante che divenne in seguito un principio basilare dell’opera missionaria cristiana. Invece di abolire le credenze e le usanze tradizionali, egli stabilì che i missionari le dovessero adottare. L’albero oggetto di culto divenne l’albero di Dio e le festività cattoliche furono fissate lo stesso giorno di quelle tradizionali. Il solstizio d’inverno divenne così il Natale. Nel IX° secolo la Chiesa tentò di sradicare il paganesimo legato alla festa di Samhain spostando il giorno di Ognissanti dal mese di maggio al primo di novembre (All Hallows = Halloween dove “hallow” significa sacro o santo).

Nel suo libro All Around The Year (University of Illinois, 1995) e in articoli quali “La notte delle anime vaganti” (Natural History Magazine,1983) il professor Jack Santino, docente di antropologia culturale, ha ampiamente trattato le origini della festa di Halloween. A suo parere, quasi tutte le tradizioni odierne affondano le proprie radici in questa antica festività celtica.

Secondo il calendario celtico, l’anno comincia il primo di Novembre, data che segna l’inizio dell’inverno. La stagione del raccolto è finita e il bestiame è chiuso nella stalla, al riparo dalla stagione buia. Era l’inizio e la fine di un ciclo perpetuo. La celebrazione di Simahin, che cadeva in questo periodo, era la più significativa dell’anno celtico. I Celti credevano che in quest’occasione gli spiriti dei defunti si mescolassero coi vivi. La vigilia di Samahin ai morti era concesso di tornare sulla terra per un giorno e le loro anime facevano ritorno al calore del focolare. Durante la festa, ai parenti defunti veniva riservato un posto a tavola. Questo era anche il periodo in cui le anime di chi era morto durante l’anno andavano verso l’Aldilà.

Affinché l’estate potesse tornare, gli spiriti dovevano essere placati. Si facevano falò per onorare i morti, per tenere lontano dai vivi gli spiriti maligni e per propiziare il ritorno del sole. Era una festa di fuoco. Anticamente in Irlanda, quella notte veniva acceso un fuoco nuovo e sacro, dal quale sarebbero nati tutti gli altri fuochi. La gente dimenticava i rancori (??) e portava tizzoni ardenti in cima alla collina per accendere il falò. A loro volta questi falò venivano utilizzati per ravvivare il focolare domestico in un simbolico rinnovamento dell’anno, della casa e degli affetti.

Pages: 1 2