Chiudere il circolo: intervista a Jonathan Coe

Circolo chiuso risponde, in parte, al clima politico in cambiamento del post 11 settembre. Era qualcosa che aveva presente quando ha cominciato a scrivere il romanzo?

“Beh, quando cominciai a pensare al romanzo (nel 1997, nello stesso periodo in cui progettavo La banda dei brocchi) naturalmente non potevo in alcun modo prevedere l'11 settembre. Ma 'rispondere al clima politico in cambiamento' è ciò che ho fatto in parecchi miei romanzi – L'amore non guasta, La famiglia Winshaw e gli ultimi due – perciò era impensabile scrivere un romanzo ambientato nel 2003 che non riflettesse almeno in parte lo sconvolgimento del dopo 11 settembre. Sarebbe stato molto strano, no?”

La banda dei brocchi è andato in onda recentemente in una trasposizione televisiva e da La famiglia Winshaw hanno tratto un radiodramma. Come scrittore, lei in che modo confronta queste due esperienze?

“Sono state felicissime dato che in entrambi i casi ciò ha significato lavorare con autori fantastici. Ho avuto la fortuna di poter scegliere tutti gli autori e probabilmente non è un caso che abbia optato per grandi scrittori per la televisione che hanno realizzato le loro produzioni migliori negli anni Settanta. Whatever Happened to the Likely Ladies, di Dick Clement e Ian La Frenais, è stato uno dei primi ritratti del mondo adulto, degli intrecci delle relazioni fra adulti, ad avere su di me un effetto profondo da bambino. Il fatto che fosse una sitcom per la TV piuttosto che un romanzo è irrilevante, per quel che mi riguarda. E' semplicemente una grande produzione, sull'amicizia, il matrimonio, la memoria, la classe sociale, la nostalgia… tutti quei temi di cui mi sono sempre occupato da allora in poi. David Nobbs, nel frattempo, avrebbe dovuto adattare La famiglia Winshaw per la televisione ma le società coinvolte nel progetto non parevano mai disposte ad impegnarsi sul serio. Il poveretto aveva scritto circa cento bozze e poi quando Radio 4 si è dimostrata interessata io ho immediatamente suggerito loro di usare David – non da ultimo perché aveva già lavorato così tanto al progetto. Nobbs è famoso soprattutto per The Fall and Rise of Reginald Per
rin
, naturalmente, e quello è un altro show degli anni Settanta a cui mi sento molto legato – una combinazione di freddure e tragedia, satira e malinconia, che scorre anche tra le pagine di gran parte dei miei libri. David è anche un narratore fantastico, gravemente sottovalutato in questo paese solo perché commette l'errore fatale di rendere i suoi libri divertenti. Second From Last in the Sack Race è uno dei grandi libri tragicomici sull'infanzia – una influenza diretta per La banda dei brocchi, ne sono sicuro.”

Ha voce in capitolo nel processo di traduzione dei suoi lavori? Ha avuto dei problemi nell'essere percepito come uno scrittore particolarmente 'britannico' nei mercati d'oltremanica?

“I mercati maggiori all'estero per i miei libri sono quello francese e quello italiano, e questi sono anche i paesi in cui ho i rapporti più stretti con i miei traduttori – non so se sia una coincidenza o se è qualcosa su cui riflettere. A volte i traduttori possono essere un po' troppo 'creativi', e quando ti capita di venirlo a sapere è un colpo. Per esempio, un giornalista olandese mi disse che pensava fosse da sadici far castrare Mark Winshaw, il trafficante d'armi, nel finale de La famiglia Winshaw. Beh, naturalmente non viene castrato – gli tagliano le braccia, quello è un gioco di parole [N.d.T.: in inglese 'arms' significa sia 'armi' che 'braccia']. Ma a quanto pare giocare sulla parola 'arms' non funziona in olandese, quindi il traduttore l'aveva sostituito con la parola per 'weapon', e allora era il pene che veniva tagliato. Mi sono sentito parecchio offeso, mi è parsa una modifica non indifferente. Ma forse faccio solo il delicato. Per quanto riguarda l'essere visto come un narratore 'britannico', è un vantaggio enorme in tutti i paesi europei, dove la gente è affascinata da tutto ciò che è britannico e a quanto pare legge i miei libri – tra le altre cose – come guide per la scena britannica contemporanea. Solo negli Stati Uniti è uno svantaggio; lì in maggioranza non hanno un serio interesse per gli altri paesi e l'idea di un romanzo che getti uno sguardo sulla vita nel Regno Unito non sembra esercitare un richiamo particolarmente forte.”

Il successo de La famiglia Winshaw pare essere cresciuto negli anni dall'epoca della prima uscita. Mentre lo scriveva aveva la sensazione dell'impatto che avrebbe finito con l'avere?

“Uno scrittore finirebbe col diventare matto se cominciasse, mentre sta scrivendo un romanzo, a speculare sull'impatto che potrebbe avere. Non avevo nessuna percezione del successo che La famiglia Winshaw avrebbe potuto ottenere – all'epoca non avevo neppure un editore, perciò la mia preoccupazione principale era che il libro prima o poi potesse vedere la luce del giorno. Certo, sapevo che era un progetto ambizioso, e un tipo di libro che al tempo nessun'altro stava scrivendo. Ma non nutrivo nessuna fantasia che il libro avrebbe cambiato il mondo, o mi avrebbe reso famoso. Mentre lo scrivevo vivevo soprattutto in uno stato di nervosismo; nervosismo al pensiero che fosse di gran lunga l'opera più grande e più complicata che avessi mai tentato, e che forse mi mancava il talento necessario e il libro avrebbe dovuto essere abbandonato, o avrei scoperto, una volta terminato, che non funzionava per niente. Avevo anche delle preoccupazioni economiche perché mi impiegò quattro anni e per tutto il tempo vivevamo dello stipendio di mia moglie, che non era altissimo. Quindi direi di no, mi fa piacere se è stato un'influenza per molti lettori, ma all'epoca non sapevo neppure se li avrebbe avuti, i lettori.”

L'unica biografia recente che in quanto ad approccio possa, a mio parere, venire confrontata con la sua di B.S. Johnson è The Life and Death of Peter Sellers di Roger Lewis. Quest'ultima però sembra essere stata scritta con uno strano senso di ripicca, mentre dalla sua traspare vero affetto e la sentita convinzione che l'opera di Johnson non abbia ricevuto il riconoscimento che merita. Pensa che un biografo possa coinvolgersi troppo dal punto di vista emotivo con il soggetto di cui scrive?

“Sono un grande fan dei lavori di Roger e da un punto di vista formale la sua biografia di Peter Sellers, che è a mio parere un capolavoro – direi la migliore biografia che abbia letto negli anni Novanta – ha influenzato molto il mio avvicinamento a B.S. Johnson. Ma è vero, c'è una grande differenza di tono. Roger è uno scrittore molto più combattivo, molto più impietoso. Forse la differenza sta nel fatto che Peter Sellers è forte abbastanza da poterlo sopportare, e meritarlo, in molti modi; mentre B.S. Johnson risultò per sembrarmi una persona così vulnerabile e facile da ferire che ho finito per volerlo quasi proteggere dalla mia stessa, in quanto di biografo, intrusione e ostilità. Un biografo deve avvicinarsi emotivamente il più possibile al suo soggetto, altrimenti le pagine non prendono vita per niente. Ma sì, c'è un rischio, cioè la sua depressione e l'estremo pessimismo sulla condizione umana a volte hanno veramente avuto la meglio su di me, specialmente verso la fine, quando raccontavo del suo suicidio. Questa cosa mi ha tanto più allarmato in quanto mi ha fatto capire che siamo molto simili (ma parecchio diversi come scrittori!), cosa a cui forse non avevo pensato prima. Il processo di scrittura del libro mi ha mostrato parti di me che non avevo visto prima, o che avevo scelto di ignorare.”

Pages: 1 2 3