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Francesca Panozzo – Three Monkeys Online Italiano https://www.threemonkeysonline.com/it La Rivista Gratuita di Attualità & Cultura Thu, 08 Dec 2016 08:16:06 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.0.21 110413507 “Il Chiuso degli Ebrei”: Alla scoperta del ghetto ebraico di Bologna. https://www.threemonkeysonline.com/it/il-chiuso-degli-ebrei-alla-scoperta-del-ghetto-ebraico-di-bologna/ https://www.threemonkeysonline.com/it/il-chiuso-degli-ebrei-alla-scoperta-del-ghetto-ebraico-di-bologna/#respond Thu, 01 Jul 2004 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/il-chiuso-degli-ebrei-alla-scoperta-del-ghetto-ebraico-di-bologna/ Fino a qualche anno fa, la storia di quel dedalo di viuzze strette, dai nomi fuori dal comune che si snoda nel cuore del centro storico di Bologna dando vita all'antico ghetto ebraico, costituiva fondamentalmente un mistero. Per la città stessa, o almeno per la maggior parte dei suoi abitanti. E' nel 1988, 50° anniversario […]

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Fino a qualche anno fa, la storia di quel dedalo di viuzze strette, dai nomi fuori dal comune che si snoda nel cuore del centro storico di Bologna dando vita all'antico ghetto ebraico, costituiva fondamentalmente un mistero. Per la città stessa, o almeno per la maggior parte dei suoi abitanti. E' nel 1988, 50° anniversario delle persecuzioni razziali, che il Comune decide di restituire, attraverso un sapiente restauro conservativo, la memoria e la dignità storica al suo ghetto.

UN PO' DI STORIA

A teorizzarne e decretarne la nascita, con la bolla Cum nimis absurdum, nel 1555 fu papa Paolo IV Carafa (grande inquisitore dell'età della Controriforma). Dall'emanazione della bolla papalina, in tutti i territori soggetti al dominio temporale della Chiesa, gli ebrei dovettero vivere rigorosamente separati dal resto della popolazione. La bolla papale specificava che se il numero degli ebrei era limitato, questi avrebbero dovuto abitare in un'unica casa (la casa dell'ebreo). In un'unica strada (la giudecca) se impossibilitati ad occupare una abitazione sola; altrimenti in più strade, purché appositamente delimitate da un muro e con entrate ed uscite sbarrate da cancelli (il ghetto). All'interno di questo 'serraglio o chiuso degli ebrei' poteva esservi un'unica sinagoga.
Le limitazioni inoltre non riguardavano solo gli alloggi: le leggi del papa contro gli ebrei ripristinarono l'obbligo di indossare un segno distintivo: un cappello giallo (poi rosso) per gli uomini e un velo dello stesso colore per le donne (uguale a quello che portavano le prostitute); e regolamentarono anche i mestieri (gli ebrei potevano praticare solo il commercio degli abiti usati e della roba vecchia o tenere un banco di prestito il cui tasso di interesse non poteva superare il 12%).

A Bologna, una vivace presenza ebraica è testimoniata già prima dell'intervento del Papato, a partire dal XIV secolo. Si trattava di una comunità intellettualmente e produttivamente molto attiva che contribuì allo sviluppo culturale ed economico del centro urbano e dei comuni limitrofi e che vantò tra i suoi membri nomi illustri come Ovadià Sforno (medico, filologo, filosofo) o il rabbino Azarià de' Rossi. Indicativo per capire il grado di scambio culturale intercorso fra Bologna e i suoi cittadini ebrei è il fatto che nel 1488 presso l'università venne istituita una cattedra di storia dell'ebraismo1 .

Nonostante due secoli di relativa pace e integrazione, nel 1566 anche a Bologna vennero chiusi i cancelli del ghetto. Questo si estendeva su una vasta area all'ombra delle due torri. Via dell'Inferno ne era l'arteria principale verso la quale confluiva un intreccio di stradine: via dei giudei (un tempo via San Marco e poi via delle due Torri), via Canonica (un tempo via Canonica San Donato), vicolo San Giobbe, vicolo Mandria (un tempo via del Ghetto), via del Carro e via Valdonica.

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Olocausti Dimenticati: Triangoli Neri, Triangoli Viola https://www.threemonkeysonline.com/it/olocausti-dimenticati-triangoli-neri-triangoli-viola/ https://www.threemonkeysonline.com/it/olocausti-dimenticati-triangoli-neri-triangoli-viola/#respond Sat, 01 May 2004 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/olocausti-dimenticati-triangoli-neri-triangoli-viola/ Shoah non è l'unico nome che abbiamo il dovere di ricordare quando parliamo del genocidio perpetrato dai nazisti nel cuore del XX secolo, perché gli ebrei non furono le uniche vittime del folle progetto hitleriano. Oppositori politici, criminali comuni, omosessuali, testimoni di Geova e zingari condivisero con gli ebrei un comune destino di sofferenza e […]

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Shoah non è l'unico nome che abbiamo il dovere di ricordare quando parliamo del genocidio perpetrato dai nazisti nel cuore del XX secolo, perché gli ebrei non furono le uniche vittime del folle progetto hitleriano. Oppositori politici, criminali comuni, omosessuali, testimoni di Geova e zingari condivisero con gli ebrei un comune destino di sofferenza e morte.

In pochi, purtroppo, sebbene siano passati quasi sessant'anni dall'apertura dei cancelli dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, hanno famigliarità con parole quali Porrajmos che nella lingua delle popolazioni rom significa divoramento ed indica il ricordo, colmo di dolore e paure, della persecuzione e dello sterminio che il Terzo Reich attuò nei confronti degli zingari.

In pochi purtroppo, sono a conoscenza del fatto che migliaia di Testimoni di Geova (movimento nato nel 1870 in Pennsylvania) furono sterminati nei lager della Polonia.

Il silenzio e l'indifferenza che ancora ammantano questi fatti, fanno sí che questi ultimi appartengano ad una storia dimenticata che, in quanto tale, offende la memoria di coloro che ne furono vittima.

Le persecuzioni di Testimoni e Zingari rientravano entrambe in quella ricerca di nemici interni alla nazione, alla società, alla comunità che lungi dall'essere elemento di divisione del tessuto sociale, rinsaldavano i vincoli di appartenenza e solidarietà tra i membri della maggioranza che, a spese di minoranze fragili e emarginabili, ricostruivano una sorta di patto di cittadinanza alla cui base c'è l'inclusione di certuni e l'esclusione di altri.

Le motivazioni di tali persecuzioni erano però differenti.

I Testimoni di Geova erano una minoranza religiosa, non necessariamente politicamente contraria al regime, ma di fatto ad esso in opposizione per il suo voler investire, proprio perché totalitario, anche sfere di inalienabile autonomia dell'individuo, proponendosi come una forma civile di credo metafisico, adottando liturgie e pratiche culturali non dissimili da quelle proprie alla religiosità. La capillare opera di conversione che gli Studenti biblici svolgevano nelle città in cui erano presenti, li poneva infatti, in qualche modo in competizione con la ricerca di quel consenso non solo formale che nazismo e fascismo pretendevano dai cittadini. All'accusa di proselitismo (delitto contro la sicurezza e l'integrità della nazione) andava poi aggiunta quella di pacifismo. La ferma opposizione sostenuta dai Bibelforscher nei confronti della guerra (per la prima volta degli uomini vennero fucilati in quanto obiettori di coscienza) poneva ancora una volta questa comunità in netto contrasto con i progetti nazisti. L'indisponibilità all'assunzione e alla condivisione dei rituali e delle liturgie paganeggianti del Terzo Reich; la manifestazione esteriore di una diversità rispetto allo spirito dominante, coltivata ed espressa con orgoglio; la preservazione di uno spazio proprio all'interno del quale non solo esercitare le prerogative del culto ma costruire anche una soggettività sottratta ai dettami del pensiero unico dominante; l'indisponibilità verso il servizio militare e, più in generale, nei confronti di quegli atti e di quei gesti che comportavano la subordinazione al bellicismo dilagante erano fattori che scavavano uno iato inseparabile tra il regime e i Testimoni. Segnandone il destino.

La questione del rifiuto al ricorso alle armi fu di capitale importanza poiché segnò il punto di non ritorno tra i due soggetti: una comunità ed uno stato che si preparavano ad una guerra su più fronti, dai connotati palesemente imperialistici, una dottrina politica fondata sulla volontà di potenza intesa come esercizio bellico, il coinvolgimento dell'intera società in uno sforzo spasmodico, volto alla realizzazione degli obiettivi di una leadership orientata alla conquista, non potevano tollerare che una parte della popolazione si sottraesse agli imperativi vigenti, ponendo a rischio il loro raggiungimento. Il rifiuto di prestare servizio nell'esercito, il diniego al saluto, la sottrazione agli obblighi della leva rappresentavano non un'infrazione amministrativa ma un attacco al cuore del sistema nazista. E, nella logica dello stesso, un'offesa alle prerogative sacre della razza ariana, guerriera per definizione.1

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LA MEMORIA DELLA SHOAH: PARLARE O TACERE? https://www.threemonkeysonline.com/it/la-memoria-della-shoah-parlare-o-tacere/ https://www.threemonkeysonline.com/it/la-memoria-della-shoah-parlare-o-tacere/#respond Thu, 01 Apr 2004 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/la-memoria-della-shoah-parlare-o-tacere/ Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un moltiplicarsi delle pubblicazioni legate alla memoria dello sterminio ebraico e ad un aprirsi del mercato editoriale a questo tipo di prodotto in conseguenza ad una accoglienza positiva ed interessata da parte dei lettori. Questo non deve indurci a pensare che sia sempre stato così. Il percorso che ha […]

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Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un moltiplicarsi delle pubblicazioni legate alla memoria dello sterminio ebraico e ad un aprirsi del mercato editoriale a questo tipo di prodotto in conseguenza ad una accoglienza positiva ed interessata da parte dei lettori. Questo non deve indurci a pensare che sia sempre stato così. Il percorso che ha portato la letteratura di testimonianza a conquistarsi un suo posto nel già di per sé difficile mondo dell'interesse collettivo, non è stato né facile né breve.

Ripercorriamone insieme le tappe.Nell'immediato dopo guerra il bisogno quasi fisico di cercare di disintossicarsi dal veleno di Auschwitz e la necessità morale e civile di portare testimonianza spinse molti sopravvissuti ad affidare il loro vissuto a libri di memorie.

Tra il 1946 e il 1947 escono diversi scritti di testimonianze. Il caso di Se questo è un uomo di Primo Levi, oggi opera di riferimento per la memorialistica dei Lager, è emblematico del clima che si respirava in quel determinato momento storico in Italia e non solo. Cominciato già all'interno del filo spinato di Auschwitz III, Se questo è un uomo venne ultimato da Levi al suo ritorno in Italia e presentato alla casa editrice Einaudi, (oltre che ad altri tre “grossi editori”), che decise di non pubblicarlo. E' importante sottolineare che facevano parte del consiglio editoriale della casa editrice Einaudi elementi del calibro di Cesare Pavese. Il libro venne in seguito edito nel 1947 per i tipi di De Silva, piccola casa editrice torinese pressoché sconosciuta che ne stampò 2500 copie, 600 delle quali si trovavano ancora invendute in un magazzino fiorentino quando nel 1966 la città venne sommersa dalla tristemente famosa alluvione.

Passarono sotto altrettanto silenzio anche le memorie di cinque deportate ebree: Frida Misul, Luciana Nissim, Giuliana Tedeschi, Teresa Noce, Liana Millu.

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