Olocausti Dimenticati: Triangoli Neri, Triangoli Viola

Shoah non è l'unico nome che abbiamo il dovere di ricordare quando parliamo del genocidio perpetrato dai nazisti nel cuore del XX secolo, perché gli ebrei non furono le uniche vittime del folle progetto hitleriano. Oppositori politici, criminali comuni, omosessuali, testimoni di Geova e zingari condivisero con gli ebrei un comune destino di sofferenza e morte.

In pochi, purtroppo, sebbene siano passati quasi sessant'anni dall'apertura dei cancelli dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, hanno famigliarità con parole quali Porrajmos che nella lingua delle popolazioni rom significa divoramento ed indica il ricordo, colmo di dolore e paure, della persecuzione e dello sterminio che il Terzo Reich attuò nei confronti degli zingari.

In pochi purtroppo, sono a conoscenza del fatto che migliaia di Testimoni di Geova (movimento nato nel 1870 in Pennsylvania) furono sterminati nei lager della Polonia.

Il silenzio e l'indifferenza che ancora ammantano questi fatti, fanno sí che questi ultimi appartengano ad una storia dimenticata che, in quanto tale, offende la memoria di coloro che ne furono vittima.

Le persecuzioni di Testimoni e Zingari rientravano entrambe in quella ricerca di nemici interni alla nazione, alla società, alla comunità che lungi dall'essere elemento di divisione del tessuto sociale, rinsaldavano i vincoli di appartenenza e solidarietà tra i membri della maggioranza che, a spese di minoranze fragili e emarginabili, ricostruivano una sorta di patto di cittadinanza alla cui base c'è l'inclusione di certuni e l'esclusione di altri.

Le motivazioni di tali persecuzioni erano però differenti.

I Testimoni di Geova erano una minoranza religiosa, non necessariamente politicamente contraria al regime, ma di fatto ad esso in opposizione per il suo voler investire, proprio perché totalitario, anche sfere di inalienabile autonomia dell'individuo, proponendosi come una forma civile di credo metafisico, adottando liturgie e pratiche culturali non dissimili da quelle proprie alla religiosità. La capillare opera di conversione che gli Studenti biblici svolgevano nelle città in cui erano presenti, li poneva infatti, in qualche modo in competizione con la ricerca di quel consenso non solo formale che nazismo e fascismo pretendevano dai cittadini. All'accusa di proselitismo (delitto contro la sicurezza e l'integrità della nazione) andava poi aggiunta quella di pacifismo. La ferma opposizione sostenuta dai Bibelforscher nei confronti della guerra (per la prima volta degli uomini vennero fucilati in quanto obiettori di coscienza) poneva ancora una volta questa comunità in netto contrasto con i progetti nazisti. L'indisponibilità all'assunzione e alla condivisione dei rituali e delle liturgie paganeggianti del Terzo Reich; la manifestazione esteriore di una diversità rispetto allo spirito dominante, coltivata ed espressa con orgoglio; la preservazione di uno spazio proprio all'interno del quale non solo esercitare le prerogative del culto ma costruire anche una soggettività sottratta ai dettami del pensiero unico dominante; l'indisponibilità verso il servizio militare e, più in generale, nei confronti di quegli atti e di quei gesti che comportavano la subordinazione al bellicismo dilagante erano fattori che scavavano uno iato inseparabile tra il regime e i Testimoni. Segnandone il destino.

La questione del rifiuto al ricorso alle armi fu di capitale importanza poiché segnò il punto di non ritorno tra i due soggetti: una comunità ed uno stato che si preparavano ad una guerra su più fronti, dai connotati palesemente imperialistici, una dottrina politica fondata sulla volontà di potenza intesa come esercizio bellico, il coinvolgimento dell'intera società in uno sforzo spasmodico, volto alla realizzazione degli obiettivi di una leadership orientata alla conquista, non potevano tollerare che una parte della popolazione si sottraesse agli imperativi vigenti, ponendo a rischio il loro raggiungimento. Il rifiuto di prestare servizio nell'esercito, il diniego al saluto, la sottrazione agli obblighi della leva rappresentavano non un'infrazione amministrativa ma un attacco al cuore del sistema nazista. E, nella logica dello stesso, un'offesa alle prerogative sacre della razza ariana, guerriera per definizione.1

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