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Francesca Livraghi – Three Monkeys Online Italiano https://www.threemonkeysonline.com/it La Rivista Gratuita di Attualità & Cultura Thu, 08 Dec 2016 08:16:06 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.0.21 110413507 Il Paradiso è altrove, di Mario Vargas Llosa https://www.threemonkeysonline.com/it/il-paradiso-altrove-di-mario-vargas-llosa/ https://www.threemonkeysonline.com/it/il-paradiso-altrove-di-mario-vargas-llosa/#respond Wed, 01 Jun 2005 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/il-paradiso-altrove-di-mario-vargas-llosa/ Guardate un quadro di Paul Gauguin, perdetevi nei suoi rossi, accecatevi dell’arancione, storditevi con il profumo di Paradiso delle sue Tahitiane e aprite questo libro: arriverete a lui, lo prenderete per mano nel suo viaggio verso la follia di un’arte stupenda e annientatrice e scoprirete la donna che, come Paul, anni prima fece dell’amore esasperato […]

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Guardate un quadro di Paul Gauguin, perdetevi nei suoi rossi, accecatevi dell’arancione, storditevi con il profumo di Paradiso delle sue Tahitiane e aprite questo libro: arriverete a lui, lo prenderete per mano nel suo viaggio verso la follia di un’arte stupenda e annientatrice e scoprirete la donna che, come Paul, anni prima fece dell’amore esasperato per la vita un credo inattaccabile e una forma d’arte nascosta ma sublime.

Il paradiso è altrove (Einaudi, 2003) è l'ultimo romanzo di Mario Vargas Llosa, poliedrico giornalista e scrittore peruviano, che in quest'opera tesse con maestria il racconto di due esistenze speciali nel XIX secolo, quella del pittore Paul Gauguin e di Flora Tristán, sua nonna materna, due esseri liberi, appassionati e profondamente umani, benché ossessionati da una ricerca dell'assoluto che conferisce loro una dimensione tragica.

Come spiegò Vargas Llosa in un incontro tenutosi all'Istituto Cervantes di Parigi nel 2004, Il Paradiso è altrove è uno dei suoi progetti più antichi, concepito quando, studente universitario, faceva ricerche sul personaggio di Flora Tristán. Leggendo Peregrinazioni di una paria della stessa Flora, lo scrittore fu incantato dalle avventure di questa donna che, abbandonato il focolare domestico a Parigi, scappò in Perù immergendosi in un mondo che le era estraneo. Negli anni sessanta la bibliografia riguardante Flora Tristán era scarsa, ma Vargas Llosa sentiva comunque l'urgenza di scrivere qualcosa su di lei, almeno fino a quando un altro personaggio non si impose alla sua attenzione. Si trattava di Paul Gauguin, proprio l'eccelso pittore, che figurava costantemente citato da tutti gli studiosi che si erano occupati di Flora Tristán. Cominciarono così le letture su Gauguin, la sua vita, la sua opera di pittore, il suo genio e si delinearono le prime affinità di carattere tra nonna e nipote: l'anticonformismo, la volontà di sfidare la loro epoca e l'idealismo esasperato che faceva anelare entrambi a mondi idilliaci.

Parigi a notte fonda, le strade buie, i lampioni sono spenti ma l'imbarcadero sulla Senna è brulicante di persone: da questo scenario prende avvio la narrazione che si snoda per ventidue capitoli, fluida, vivida, sapientemente costruita con flashback e rimandi a luoghi, fatti e persone spesso complessi. In questo gioco di salti nel tempo e nello spazio si arriva in Perù, Paese natale dell'autore ma anche, coincidenza, una terra che tanta parte ebbe nella formazione di Gauguin. Il pittore trascorre qui i primi anni della sua infanzia e, anche se la relazione sfugge ai più, quei luoghi influenzarono fortemente i suoi quadri tahitiani. Flora invece resta in Perù solo dieci mesi, alla ricerca della sua parte di eredità, ma quel breve periodo la cambia profondamente, trasformandola in una rivoluzionaria, una ribelle che, preso atto della sua condizione di donna oppressa, decide di adoperarsi con tutte le forze per l'affrancamento delle donne e dei più deboli dalla schiavitù di mariti violenti e padroni senza scrupoli.

Flora Tristán a quattro anni perde il padre e inizia una vita di abusi e privazioni, segnata da un matrimonio violento da cui fugge, rifiutando di essere l'appendice di un uomo, abbandonando una figlia e trasformandosi così, per la società dell'epoca, in una donna colpevole e disgraziata. Sofferenza dopo sofferenza Flora comincia però a rialzarsi, studia, lavora, diventa indipendente e si fa portavoce delle istanze di chi non ha diritti, gira la Francia in lungo e in largo, parla con gli operai più poveri e con i loro padroni divulgando le sue idee rivoluzionarie, non si risparmia e quando il male fisico le rende la vita un inferno non si arrende.
Paul Gaugain è un agente alla Borsa di Parigi, vive con la moglie e i figli, conduce una vita agiata, gode della stima di famigliari e amici, ma a poco a poco un profondo disagio si insinua nella sua anima. A trent'anni conosce l'arte della pittura e, come folgorato da una pulsione incontrollabile, abbandona ogni legame con la sua vita borghese e si imbarca per i Mari del Sud. Prima a Panama, poi in Martinica e a Tahiti, Gauguin si trasforma in un selvaggio alla ricerca dell'essenza della vita, incarnata secondo il pittore francese dai nativi di quei luoghi ancora vergini e primitivi: gente priva di sovrastrutture e condizionamenti, libera e felice.

Ma quanta verità c'è in questo libro e quanta finzione? Spiega l'autore che si tratta di un romanzo in cui la finzione prevale, in un contesto di veridicità in cui i riferimenti storici, politici e temporali tendono comunque all'obiettività. Un altro aspetto importante da considerare, continua Vargas Llosa, è il punto di vista narrativo. Ci sono parti del racconto, infatti, in cui il narratore onnisciente cede la parola ad un altro narratore che interviene nella storia apostrofando i protagonisti con un “Tu” diretto, che apparentemente lo rende personaggio esso stesso. In realtà, il narratore non entra in prima persona nella vicenda, ma sono Flora Tristán e Gauguin a parlare a se stessi con quel “Tu”, attraverso un meccanismo che permette all'autore di penetrare nell'intimità delle sue creature, nella loro coscienza distante da tutto, protesa unicamente a raggiungere “Il paradiso altrove”.

Perché, come dice l'epigrafe di Paul Valery in apertura del libro “che ne sarebbe, dunque, di noi senza l'aiuto di quel che non esiste?”

Il Paradiso è altrove di Mario Vargas Llosa – Ed. Einaudi – pg. 408 – euro 11,50

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A capofitto, con ironia, nell’adolescenza d’oggi: TMO intervista Margherita F., autrice di Guide pratiche per adolescenti introversi. https://www.threemonkeysonline.com/it/a-capofitto-con-ironia-nelladolescenza-doggi-tmo-intervista-margherita-f-autrice-di-guide-pratiche-per-adolescenti-introversi/ https://www.threemonkeysonline.com/it/a-capofitto-con-ironia-nelladolescenza-doggi-tmo-intervista-margherita-f-autrice-di-guide-pratiche-per-adolescenti-introversi/#respond Sun, 01 May 2005 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/a-capofitto-con-ironia-nelladolescenza-doggi-tmo-intervista-margherita-f-autrice-di-guide-pratiche-per-adolescenti-introversi/ Margherita Ferrari, diciott'anni compiuti da poco, non ama che le si chieda in che cosa è diversa dai suoi coetanei, ma certo è che lei, grazie alla sua sensibilità, creativa ed originale, ha fatto di un blog, nato come semplice diario, uno studio ironico e intelligente sugli adolescenti di oggi e dal blog al libro […]

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Margherita Ferrari, diciott'anni compiuti da poco, non ama che le si chieda in che cosa è diversa dai suoi coetanei, ma certo è che lei, grazie alla sua sensibilità, creativa ed originale, ha fatto di un blog, nato come semplice diario, uno studio ironico e intelligente sugli adolescenti di oggi e dal blog al libro il passo è stato breve. È nato così Guide pratiche per adolescenti introversi (Einaudi, 2005), un manuale semiserio in cui la giovane autrice vicentina osserva, intuisce, approfondisce e poi analizza e rielabora i comportamenti dei suoi compagni di classe e degli adolescenti che incrocia per strada e dà la sua ricetta per la sopravvivenza di chi è come lei: un Adolescente Introverso, un A.I., che vive ai confini del mondo conosciuto, rassicurante panorama berico fatto di marmi palladiani e aziende orafe, di cellulari spaziali e scarpe firmate col logo più trendy.

I pensieri condivisi nel blog, raccontati ad una comunità di lettori prevalentemente coetanei a cui Margherita si apre senza riserve, hanno preso la forma di un manualetto che fa il verso ai proclami e alle dissertazioni del sociologo o tuttologo di turno, che seziona il mondo degli adolescenti, li etichetta e li divide in categorie. Ed è proprio per fuggire queste odiate categorie che, forse un po' ingenuamente, Margherita F. ne crea delle altre, “e questo è un po' controsenso – spiega – ma mi serve per far capire in modo ironico quello che intendo, romanzando anche un po' ciò che osservo, e comunque non trovo giusto che gli adulti ci classifichino”. Ma le sue categorie sono così autentiche e divertenti che non si resiste alla tentazione di provare a riconoscersi in qualcuna di queste, o magari di trarne spunto per meglio capire il proprio fratello, la figlioletta o magari, l'alunno ribelle.

TMO: Con l'uscita del libro ti stai facendo conoscere ad un pubblico sempre più vasto, sta cambiando il tuo rapporto con i coetanei, quelli stessi di cui scrivi?

MARGHERITA F..: Ora mi considero una post adolescente, se non oltre. Mi piace dire che sono “introversa estroversamente” e sono più aperta verso quei coetanei che hanno modi di intendere la vita, interessi e passioni, diversi dai miei. Non mi piace che gli altri ora mi riconoscano come “quella che ha scritto il libro”, soprattutto se non lo hanno letto, e non mi piace neppure questo continuo raffronto con Melissa P.

TMO: A proposito di questo, è inutile dire che il confronto sorge spontaneo: due scrittrici adolescenti, esordienti entrambe, e tutte e due che firmano il loro lavoro con la sola iniziale del cognome. Tu cosa ne pensi?

MARGHERITA F.: Quello di non citare il mio cognome per esteso è una scelta editoriale. Certo, forse ha qualcosa a che vedere col fatto che già ci fosse Melissa P. Ma io mi firmavo così anche nel mio blog e non ci vedo niente di strano, anzi essendone il libro una versione più estesa, questo è del tutto naturale. Io però con Melissa Panarello non ho niente in comune, i paragoni si sprecano senza ragione. Scriviamo di argomenti completamenti diversi, i nostri stili non hanno nulla in comune, il fatto che anche lei scriva un blog non ci avvicina, tanta è la diversità di quello che vogliamo esprimere.

Dopo questa digressione sulla scrittrice esordiente più controversa degli ultimi tempi, a cui Margherita non risparmia le critiche, TMO vuole scoprire quali sono le influenze letterarie, i modelli a cui Margherita si ispira per i suoi racconti, dallo stile così personale, fluido e coinvolgente.

TMO: Leggendo le tue Guide pratiche ci si immerge nelle atmosfere eccentriche ma allo stesso tempo intimistiche degli Smiths, si viaggia con i Nirvana, ma meno esplicite sono le tue influenze letterarie…

MARGHERITA F.: Sopra a tutti metterei Orwell con 1984, un capolavoro illuminante e di piacevole lettura che tutti dovrebbero leggere. Tra i giovani autori contemporanei invece mi piacciono moltissimo Dave Eggers, di lui ho letto tutto e con la cui scrittura ho un rapporto forte, direi quasi carnale, e David Foster Wallace di cui amo il modo in cui struttura i suoi romanzi. In questo ultimo periodo sono stata influenzata molto anche da Beautiful Losers di Leonard Cohen, un libro che mi aspettavo pacifico e rassicurante e che invece si è rivelato terribile, specialmente in alcuni capitoli, una scrittura completamente diversa dai testi delle sue canzoni.
Tra i miei modelli letterari, in un certo senso inserirei anche gli Smiths, che ho iniziato ad amare per i loro testi, mentre la musica è venuta dopo. I loro versi assomigliano alle opere di Wilde, delle vere macchine per aforismi.

TMO: E cosa ci puoi dire del tuo rapporto con Il Maestro e Margherita di Bulgakov, sappiamo che i tuoi genitori hanno scelto per te questo nome in onore dell'eroina del romanzo…

MARGHERITA F.: Sì, è così. Il Maestro e Margherita è il mio libro preferito soprattutto per quanto riguarda la struttura della trama che è geniale e per lo stile. Amo un po' tutta la letteratura russa, Dostoevskij in particolare, ma anche quella francese dell'ottocento. Capolavori come Il rosso e il nero o Madame Bovary penso siano perfettamente adatti a ragazzi della mia età.

A Margherita, TMO chiede anche di dare qualche suggerimento cinematografico ai suoi lettori, agli adolescenti introversi e a quelli “acefali”, personaggi privi di una mente capace di ragionare autonomamente e criticamente, che lei definisce con questo efficace aggettivo preso a prestito dalla storia dell'arte e trasportato, con maestria, ai giovanotti d'oggi.

MARGHERITA F.: Kubrik è il mio regista preferito, ha influenzato il mio linguaggio e il mio stile. Tim Burton invece lo amo per come unisce il gusto per il fantastico alla critica della società. Il fantasy di solito non mi appassiona particolarmente, non ho visto Il Signore degli Anelli né letto Harry Potter, ma quando raggiunge i livelli sublimi di Tim Burton, allora sì, amo il genere fantastico.

Alla luce di questo ottimo libro d'esordio, in cui dimostra uno straordinario spirito d'osservazione e una vena ironica matura e intelligente, chiediamo a Margherita quali sono i suoi progetti per il futuro.

MARGHERITA F.: A breve termine l'obiettivo è la maturità e poi l'università. Per il futuro, beh, vorrei poter vivere facendo la scrittrice ed ho già qualche idea per un prossimo libro. I miei amici mi danno molti spunti, io li assimilo e li elaboro; mi piacerebbe scrivere un romanzo di mille pagine, come Infinite Jest di David Foster Wallace. Dovrà essere un libro con una componente fantascientifica, ma che allo stesso tempo mantenga una vena ironica, come le mie Guide pratiche.

In bocca al lupo Margherita!

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Blue Guitars: il nuovo progetto di Chris Rea. Undici CD tra musica e pittura. https://www.threemonkeysonline.com/it/blue-guitars-il-nuovo-progetto-di-chris-rea-undici-cd-tra-musica-e-pittura/ https://www.threemonkeysonline.com/it/blue-guitars-il-nuovo-progetto-di-chris-rea-undici-cd-tra-musica-e-pittura/#respond Fri, 01 Apr 2005 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/blue-guitars-il-nuovo-progetto-di-chris-rea-undici-cd-tra-musica-e-pittura/ Il 27 ottobre allo Spazio Oikos di Milano, galleria d'arte in zona centrale, si è tenuta la presentazione di Blue Guitars, l'ultimo lavoro del bluesman inglese Chris Rea, uno tra i musicisti più apprezzati degli ultimi trent'anni. Ma perché un musicista in una galleria d'arte? L'ennesima location chic per una trovata promozionale d'impatto? Niente di […]

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Il 27 ottobre allo Spazio Oikos di Milano, galleria d'arte in zona centrale, si è tenuta la presentazione di Blue Guitars, l'ultimo lavoro del bluesman inglese Chris Rea, uno tra i musicisti più apprezzati degli ultimi trent'anni.

Ma perché un musicista in una galleria d'arte? L'ennesima location chic per una trovata promozionale d'impatto? Niente di tutto questo, perché Blue Guitars non è un semplice, singolo album, ma un progetto ambizioso che fonde musica, pittura e narrazione in un un'unica forma espressiva.
Il progetto include undici CD contenenti 130 canzoni inedite, un DVD e un libro in cui sono riprodotti alcuni dei quadri realizzati da Rea in questi anni, esempi della sua arte, dipinti che sono stati un aiuto prezioso per l'artista a superare il male che lo colpì agli inizi del duemila e che lo costrinse a stare lontano dai riflettori per un lungo periodo.

Entro negli spazi della galleria, il buio della sera milanese si ferma pesante e umido dietro di me e una luce abbagliante mi dà il benvenuto. Le pareti della sala in cui è allestita l'esposizione dei quadri di Rea sono di un bianco intenso, reso ancor più forte dal contrasto netto con i colori carichi delle tele. Ventiquattro quadri sono appesi lungo tre pareti, simmetricamente. Sono i quadri scelti per le copertine degli undici CD e per quella dell'intero ear-book: da qui i titoli “front” o “back cover” e poi il nome del CD corrispondente.

Leit motif dell'esposizione è la chitarra: una chitarra blues che alternativamente si allunga o si schiaccia, si rimpicciolisce o aggredisce l'osservatore come squarciando la tela, come vivesse di vita propria. La chitarra è protagonista di raffigurazioni in cui il colore non è secondario alla forma, ma è esso stesso materico, carico al punto da essere personaggio.
La gamma cromatica spazia dal blu elettrico al nero, dal rosso, all'arancio, al giallo vividi del deserto dell'Arizona, che più volte fa da sfondo a situazioni compositive vibranti, cariche di tensioni che si esternano in linee spezzate che congiungono elementi di forte simbolismo: alberi stilizzati, sagome di chiese cristiane e moschee, lune velate da aloni lattiginosi, croci in cimiteri anonimi di uomini neri in catene.

La Louisiana, il Tennessee, il Texas, il Messico, terre madri delle sonorità più care a Rea, generatrici di spiriti blues, si avvicendano alle città del nord: Chicago e New York, con tutto il loro bagaglio di richiami alla musica. E poi l'Irlanda e la tradizione celtica e ancora un tuffo nel sud, nel mare e le spiagge dei Carabi dove fenicotteri rosa ammiccano a un uomo solo nella lussureggiante natura ispiratrice.

Poi lo sguardo schizza altrove e si scontra con un muro cadente, rosso e blu, di mattoni, su cui poggiano due chitarre incrociate. La croce, simbologia che ritorna, forse a significare il bisogno di spiritualità in questi tempi dolorosi, forse il simbolo della sofferenza che piega ma genera il canto, com'era per i neri nei campi di cotone. Chris Rea le dipinge quelle piantagioni, con toni delicati, come se fossero portatrici di una grande gioia creatrice.
I quadri in cui domina la città sono blu e rossi, il tempo della narrazione è la notte, il caos il personaggio. Qui le chitarre piovono su strade trafficate, sul palazzo del governo, su edifici che paiono incendiarsi di luci rossastre. Il clima è cupo, inquietante, la città appare quasi pericolosa, è inospitale. Il deserto invece è attraversato da lunghi tour trucks e disseminato di strumenti musicali, tra la sabbia ci sono stelle dipinte, si stagliano cactus alti nella notte del deserto. Tutto è più calmo, nel profondo sud.

Alle tele in cui l'ambientazione è definita si aggiungono poi quadri astratti, non luoghi in cui la rappresentazione diventa onirica e surreale, in cui miriadi di chitarre avanzano deformate come l'uomo urlante di Munch o composte nelle rigide simmetrie dei quadrati multicolori di Warhol. In altri è un microfono il fulcro dell'opera, avvolto in cerchi concentrici neri e profondi. In altri ancora è una pioggia di microfoni che cadono rapidi tra un sax, una chitarra e un tamburo.

Mentre osservo le tele ascolto in sottofondo alcuni dei brani contenuti negli undici CD e connubio non può essere migliore: in queste tracce, come nei quadri, Rea comunica tutta la sua passione per il blues, ne indaga le influenze, ne studia le sfumature e le elabora in un melting pot di suoni di grande raffinatezza. Dal sound del blues delle origini al country, dai ritmi di New Orleans a quelli elettrici di Memphis, dal suono urbano di Chicago alle ballate con contaminazioni soul, fino alla musica celtica.

Blue Guitar è quindi un'esperienza completa, un viaggio in luoghi lontani, un'indagine profonda dei percorsi della musica e dello spirito di un uomo attraverso essa. Piacevole e intenso.

I titoli degli undici CD contenuti in Blue Guitar sono i seguenti:
Beginnings; Country Blues; Louisiana and New Orleans; Electric Memphis Blues; Texas Blues; Chicago Blues; Blues Ballads; Gospel Soul Blues and Motown; Celtic and Irish Blues; Latin Blues and finally 60s & 70s. Stony Road (DVD)

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