Blue Guitars: il nuovo progetto di Chris Rea. Undici CD tra musica e pittura.

Il 27 ottobre allo Spazio Oikos di Milano, galleria d'arte in zona centrale, si è tenuta la presentazione di Blue Guitars, l'ultimo lavoro del bluesman inglese Chris Rea, uno tra i musicisti più apprezzati degli ultimi trent'anni.

Ma perché un musicista in una galleria d'arte? L'ennesima location chic per una trovata promozionale d'impatto? Niente di tutto questo, perché Blue Guitars non è un semplice, singolo album, ma un progetto ambizioso che fonde musica, pittura e narrazione in un un'unica forma espressiva.
Il progetto include undici CD contenenti 130 canzoni inedite, un DVD e un libro in cui sono riprodotti alcuni dei quadri realizzati da Rea in questi anni, esempi della sua arte, dipinti che sono stati un aiuto prezioso per l'artista a superare il male che lo colpì agli inizi del duemila e che lo costrinse a stare lontano dai riflettori per un lungo periodo.

Entro negli spazi della galleria, il buio della sera milanese si ferma pesante e umido dietro di me e una luce abbagliante mi dà il benvenuto. Le pareti della sala in cui è allestita l'esposizione dei quadri di Rea sono di un bianco intenso, reso ancor più forte dal contrasto netto con i colori carichi delle tele. Ventiquattro quadri sono appesi lungo tre pareti, simmetricamente. Sono i quadri scelti per le copertine degli undici CD e per quella dell'intero ear-book: da qui i titoli “front” o “back cover” e poi il nome del CD corrispondente.

Leit motif dell'esposizione è la chitarra: una chitarra blues che alternativamente si allunga o si schiaccia, si rimpicciolisce o aggredisce l'osservatore come squarciando la tela, come vivesse di vita propria. La chitarra è protagonista di raffigurazioni in cui il colore non è secondario alla forma, ma è esso stesso materico, carico al punto da essere personaggio.
La gamma cromatica spazia dal blu elettrico al nero, dal rosso, all'arancio, al giallo vividi del deserto dell'Arizona, che più volte fa da sfondo a situazioni compositive vibranti, cariche di tensioni che si esternano in linee spezzate che congiungono elementi di forte simbolismo: alberi stilizzati, sagome di chiese cristiane e moschee, lune velate da aloni lattiginosi, croci in cimiteri anonimi di uomini neri in catene.

La Louisiana, il Tennessee, il Texas, il Messico, terre madri delle sonorità più care a Rea, generatrici di spiriti blues, si avvicendano alle città del nord: Chicago e New York, con tutto il loro bagaglio di richiami alla musica. E poi l'Irlanda e la tradizione celtica e ancora un tuffo nel sud, nel mare e le spiagge dei Carabi dove fenicotteri rosa ammiccano a un uomo solo nella lussureggiante natura ispiratrice.

Poi lo sguardo schizza altrove e si scontra con un muro cadente, rosso e blu, di mattoni, su cui poggiano due chitarre incrociate. La croce, simbologia che ritorna, forse a significare il bisogno di spiritualità in questi tempi dolorosi, forse il simbolo della sofferenza che piega ma genera il canto, com'era per i neri nei campi di cotone. Chris Rea le dipinge quelle piantagioni, con toni delicati, come se fossero portatrici di una grande gioia creatrice.
I quadri in cui domina la città sono blu e rossi, il tempo della narrazione è la notte, il caos il personaggio. Qui le chitarre piovono su strade trafficate, sul palazzo del governo, su edifici che paiono incendiarsi di luci rossastre. Il clima è cupo, inquietante, la città appare quasi pericolosa, è inospitale. Il deserto invece è attraversato da lunghi tour trucks e disseminato di strumenti musicali, tra la sabbia ci sono stelle dipinte, si stagliano cactus alti nella notte del deserto. Tutto è più calmo, nel profondo sud.

Alle tele in cui l'ambientazione è definita si aggiungono poi quadri astratti, non luoghi in cui la rappresentazione diventa onirica e surreale, in cui miriadi di chitarre avanzano deformate come l'uomo urlante di Munch o composte nelle rigide simmetrie dei quadrati multicolori di Warhol. In altri è un microfono il fulcro dell'opera, avvolto in cerchi concentrici neri e profondi. In altri ancora è una pioggia di microfoni che cadono rapidi tra un sax, una chitarra e un tamburo.

Mentre osservo le tele ascolto in sottofondo alcuni dei brani contenuti negli undici CD e connubio non può essere migliore: in queste tracce, come nei quadri, Rea comunica tutta la sua passione per il blues, ne indaga le influenze, ne studia le sfumature e le elabora in un melting pot di suoni di grande raffinatezza. Dal sound del blues delle origini al country, dai ritmi di New Orleans a quelli elettrici di Memphis, dal suono urbano di Chicago alle ballate con contaminazioni soul, fino alla musica celtica.

Blue Guitar è quindi un'esperienza completa, un viaggio in luoghi lontani, un'indagine profonda dei percorsi della musica e dello spirito di un uomo attraverso essa. Piacevole e intenso.

I titoli degli undici CD contenuti in Blue Guitar sono i seguenti:
Beginnings; Country Blues; Louisiana and New Orleans; Electric Memphis Blues; Texas Blues; Chicago Blues; Blues Ballads; Gospel Soul Blues and Motown; Celtic and Irish Blues; Latin Blues and finally 60s & 70s. Stony Road (DVD)