Viaggi in terra Maya: Messico e Guatemala in autobus

Merida è una cittadina graziosa, con la sua piazza principale, concattedrale e giardino pubblico. È stressante solo per la continuaofferta di souvenirs e amache, di cui è disponibile, a quanto pare, anche la versione ortopedica. Da Merida abbiamo fatto un’escursione a Celestun, un paradiso per i birdwatchers, come si dice. Vi abita una colonia immensa di fenicotteri rosa, così eleganti sulle loro zampone lunghe. Purtroppo, ci ha spiegato il barcarolo che ci ha portati in giro per la laguna, non ci si può avvicinare più di tanto perché se si spaventano volano via tutti in una volta, in un intrico di ali, gambe, colli, tanto che alcuni possono rimanerci secchi. Celestun è anche una riserva di zanzare, delle più arrabbiate – record di una ventina di pizzichi in 10 minuti, di cui 4 in faccia!!!

Merida-Palenque via Campeche. E qui cominciano i danni: per non fare sempre gli sparagni spendiamo qualche pesos in più e ci concediamo un bus notturno di prima classe (con aria condizionata e sedili reclinabili, no less). Ci rilassiamo tanto che sbattiamo gli zainettisulla mensola, ci infiliamo nel sacco a pelo (l'aria condizionata in questi pulman di lusso non è uno scherzo!) e ci appisoliamo fino alle 8 di mattina quando il bus si ferma alla stazione di Palenque, Chiapas. Nel giro di qualche minuto troviamo un albergo e siamo molto soddisfatti di noi stessi, fino a quando tiro fuori il portafogli per pagare ed è vuoto. Penso: che idiota, ho perso 500 pesos come una tonta. Poi mi accorgo che mi mancano tutti gli altri soldi che erano sparsi perlo zainetto, la macchina fotografica, un’agendina elettronica(ricordo, un po' patetico forse, dell’università), la catenina con i mieiciondoli preferiti, nonché il CD-MP3 player nuovo di pacca (con un noiosissimo CD di Miles Davis – un po’ di giustizia!) e una confezione iniziata di latte protettivo a fattore 8. Il bus era pieno di gringos come noi, e l'alleggerimento del fattore protettivo 8 è stata la conferma: il ladro non era un povero messicano col viaggio di Robin Hood (rubare ai ricchi per dare ai poveri), ma un traveler come noi!!!Siamo andati a fare la denuncia all'ufficiale della polizia turistica, il cui ufficio è un cabinotto prefabbricato alla fine del paese con la solita aria condizionata da brivido. Ci fá aspettare ore, mentre raccoglie la denuncia di due poveretti della Repubblica Ceca, che sono stati derubati di pressochè tutto, documenti e zainoni compresi, dai banditos sulla strada per Bonampak, rovine Maya della selva lacandona (il che se non altro rimette il tutto in prospettiva).
Quando iniziamo con il nostro patetico racconto, l’ufficiale miconfida che ha un hangover tremendo, e deve fare colazione. Mimolla lì un’altra ora mentre si ingozza di tacos e uova…. Ci sonomilitari dappertutto a Palenque e dintorni, qui è gia Chiapas, loStato della guerilla zapatista. Gli chiedo se è pericoloso, mi dicemuy tranquilo, muy tranquilo, l’unico problema del Chiapas è che è lo stato messicano maggior produttore ed esportatore di energiaelettrica (la portano a tutto il centramerica) ma la luce costa unocchio della testa….Boh?
Le rovine di Palenque sono magiche, così eleganti ed aggraziaterispetto a quelle che ho visto in precedenza. Gli edifici principali sono riuniti in uno spazio limitato, e non incutono timore, ma sembrano invece esser stati costruiti con amore e reverenza. Se non altro ci tirano su il morale dopo la fastidiosa esperienza della notte prima.

Da Palenque ci dirigiamo, con un viaggio a dir poco avventuroso, aFlores, Guatemala. Partenza alle 6 di mattina,
teoricamente in unconvoglio scortato da militari e Policia Federal. In realtà il nostro pulmino prende la fuga dopo i primi due Km, e i militari li lasciamo a bere il caffè. Il confine in questo punto è segnato dal Rio Usumacinta, che attraversiamo in lancia. Arrivati all'altro lato non c'è un porticciolo, o quanto meno un molo. Ti devi arrampicare piedi e mani (col tuo bravo zainone superpesante sulle spalle) sulla riva del fiume, attaccandoti a piante e radici!
Bethel, così si chiamano le quattro casupole che costituiscono il benvenuto in Guatemala, funziona anche da frontiera dell’immigrazione. Dopo il primo momento di disorientamento, ci facciamo indicare l’ufficio della dogana (una delle 4 casupole) ed eccoci registrati!!
Il viaggio Bethel-Flores su un pulmino scassato dell’agenzia San Juan(compagni di viaggio altri 10 gringos e un tacchino terrorizzato infilato in una borsa di plastica!) è un po' allucinante, sia per lo stato delle strade (rigorosamente non asfaltate) che per la miseria dei villaggetti che attraversiamo. Il Guatemala appare molto più povero dello Yucatan; lungo la strada ci siamo fermati per sgranchirci le gambe e andare in bagno. Il villaggio non pareva avere acqua corrente, e il WC era costituto semplicemente da una tazza di pietra e un buco nel terreno.

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