Khadija, di Paola Pastacaldi

Ci sono storie che vibrano alla sola lettura, che hanno dentro di sé un alone misterioso, avvincente, magico, che scorre tra parole tracciate da mani sapienti e piene di comunione con i luoghi e la poesia del vivere. E' il caso di Khadja, il romanzo di Paola Pastacaldi impastato di storia e esotismo, che racconta l'itinerario del giovane toscano Giuseppe, che rincorre sé e la sua Africa alla ricerca della sorella Ottavia sposata al console italiano di Aden.

Imbarcato nel porto di Livorno, nella città labronica “aspra e diletta”, autentica crocevia mercantile internazionale tra i maggiori approdi mediterranei ottocenteschi, Giuseppe si dirige col vapore Scilla verso l'Oriente, “terra di preghiera e sensualità”, facendosi rapire da vicoli egiziani che diventano utero di una donna ardente, da effluvi di spezie e aromi, da silenzi profumati e spirituali, da orizzonti “di malva” e deserti “color canapa”. Una storia di viaggio, di immersione intima e sociale, corale e personale insieme, che l'autrice – giornalista, scrittrice e studiosa di di comunicazioni – guida con una maestria rara. Una sapienza capace di penetrare nella psicologia maschile del protagonista che si perde nel senso delle cose nuove, in un continente folgorante e capace di uno straordinario “languore mistico”. Colpiscono le descrizioni dei luoghi, dal Mar Rosso alla costa arabica, del mare sgargiante che pulsa di vita propria, che ‘canta’ di poesia, che contempla e si contempla, che si specchia nel cielo che diventa “tappeto infinito senza frange nè confini”. La sensualità e la fragranza degli effluvi invade pagine e paesaggi, con l'acqua di rose, i gelsomini, i fiori d'arancio, l'abbraccio di mirto e di rose che annunciano gioie d'amore e di incontri di corpi, di pelle e petti, di seni accarezzati come “ un'onda della sera fa risacca sulla sabbia”.

”L'amore è un oceano dove i cieli altro non sono che schiuma”, scrive Ottavia annunciando al fratello l'incontro con la bellezza sconvolgente di Khadija, che diventa autentica rivelazione di Amore. Ecco che la ragazza di colore, “letizia degli occhi”, dipinge sensazioni e sentimenti radiosi, si fa giglio, seme, luna piena che sorge dalla notte, gazzella che pascola e “svergogna il sole e la luna”. Tutto si trasfigura, l'animo si accende nella luce nuova, con le “ali ai piedi” i passi diventano leggeri, ogni errore e ogni perdita diventa perdono, preghiera comune, apparizione. ”Ed ella mi apparve quale astro fra i fiori del mirto, le rose muschiate e le violette i cui olezzi esalarono d'intorno soavi”. L'autrice ci regala emozioni da brividi, e fa di questa storia familiare, ricca si riferimenti geografici e storici precisi e documentati, una bellissima parabola dove Amore trova l'armonia del suo nome e dei suoi desideri vivi, oltre ogni ferita del cuore.

Khadija, di Paola Pastacaldi – Ed. Pequod – Euro 16