Il Natale rinato. La creazione di un natale consumistico. Intervista con il professor Steven Nissenbaum.

“A partire dal quarto secolo, quando i cristiani cominciarono a celebrare la nascita di Gesù, alcuni di essi avrebbero voluto farlo in modo religioso, ma, essendo una minoranza, non riuscirono mai a controllare il modo in cui avvenivano i festeggiamenti. Quando la Chiesa optò per il mese di Dicembre, la decisione fu il risultato di un compromesso per il quale essa ha pagato un prezzo. Le festività di fine Dicembre erano già comunemente osservate e la Chiesa lasciò che esse rimanessero tali a patto che si celebrasse anche la nascita del Salvatore. Le vecchie tradizioni erano profondamente radicate nella cultura popolare e nella mente delle persone e la Chiesa non riuscì mai a cambiarle completamente.”

La baldoria di pieno inverno o 'Natale bevereccio', come i Vichinghi soprannominarono questa festa, e la festività cristiana continuarono a coesistere anche se con difficoltà, a volte scontrandosi apertamente, come quando i vescovi bandirono certe pratiche pagane come l’uso dei sempreverdi. Con l’avvento della Riforma la battaglia si fece più accesa e, per un certo periodo, le festività furono addirittura dichiarate fuorilegge. Nel 1647 Cromwell spinse il parlamento inglese a dichiarare la festività illegale, in quanto “papista e pagana”. Il Natale, secondo la Chiesa riformista, era fonte di corruzione: una festa dedicata alla cattiva condotta. Come Hugh Latimer, un vescovo del XVI secolo citato nel libro di Nissenbaum, si espresse in modo succinto: “Gli uomini disonorano di più Cristo in questi dodici giorni che nei dodici mesi restanti”.

Questo atteggiamento fu condivis
o anche dai puritani d’America che soppressero il Natale, proibendolo addirittura nel New England. Ma il Master of Misrule arrivò anche lì. Nissenbaum ha scoperto prove dell’esistenza del Natale nella New York e nella Philadelphia dell’800, dimostrando che il Yuletime delle colonie era come un moderno carnevale, quando scalmanati di ogni genere si riversavano nelle strade mangiando e bevendo fino ad ubriacarsi. La pratica del Wassail continuò e i lavoratori di bassa estrazione sociale, soprattutto uomini, cingevano d’assedio le case di benestanti esigendo cibo e vino in una sorta di minaccioso “giochetto o scherzetto”. Le porte delle chiese si aprirono nella speranza di portare ordine nel caos del Yuletide ma senza successo: la religione fallì ancora una volta nello smorzare lo sguaiato spirito popolare.

Le ricerche di Nissenbaum dimostrano che a partire dal 1850 tutto questo cambiò radicalmente. Che cosa accadde?

“Negli Stati Uniti accadde che, con la nascita del capitalismo moderno, questo comportamento, sempre al limite della legalità, oltrepassò questo limite. Coll’emergere del proletariato moderno i quartieri cominciarono a essere distinti per classe sociale e così il Natale. Mentre i ricchi si ritiravano nelle loro lussuose enclave, create per distinguersi dai vicini proletari, i festeggiamenti si trasformarono in lotta di classe. Al volgere del secolo scorso la baldoria natalizia degenera in veri e propri disordini e in significativi danni alla proprietà.”

Secondo Nissenbaum la reazione del capitalismo fu quella di trasformare il Natale secondo un approccio del tipo bastone e carota: “Il bastone fu la penalizzazione del comportamento sregolato. Chiedere l’elemosina divenne illegale e, dopo i disordini avvenuti a New York nel 1828, venne istituita per la prima volta la polizia moderna. Tutti quei comportamenti che prima erano detestati ma tollerati vennero penalizzati.”

E la carota?

“La carota è molto più interessante. Il Natale venne completamente reinventato. Le origini del personaggio di Babbo Natale, e di tutte le usanze ad esso legate, risalgono ad un piccolo gruppo di newyorchesi conservatori e benestanti, tra cui vi erano Washington Irving e Clement Clarke Moore. Nel 1922 Moore creò uno dei più famosi artefatti culturali che si conoscano: 'T'was the Night Before Christmas' [N.d.T.: Era la vigilia di Natale] è la strofa iniziale di una poesia che tutti i bambini americani sanno a memoria. È difficile spiegare a chi non è americano quanto la visione di Moore sia oggigiorno diffusa. Tra il 1810 e il 1830 assistiamo alla nascita di una tradizione. Nasce una nuova concezione del Natale e con esso la sua figura più mitica: Babbo Natale. Il nuovo Natale si festeggia in casa e non prevede l’apertura delle proprie porte da parte dei ricchi. Da una parte questo è un nuovo sviluppo, in quanto esclude il mondo esterno. Dall’altra, essendo una festa dedicata ai bambini, non fa che riproporre un vecchio schema: chi detiene l’autorità elargisce doni a chi gli è inferiore, non più in termini di classe ma di organizzazione familiare. Nel XIX secolo i bambini stavano spesso con la servitù e appartenevano al gradino più basso della scala sociale. Si assiste così ad una replica della vecchia gerarchia, non più da ricco a povero, ma da chi ha il potere a chi non l’ha. Sul piano psicologico ciò sembra soddisfare il vecchio bisogno senza il timore di dover aprire le proprie porte.”

Irving e Moore non furono i soli nel tentare di dare vita ad un nuovo genere di festività più in sintonia con l’era industriale. L’emergere della classe media e dei lavoratori salariati diede origine ad un nuovo tipo di società. Quando nel XIX secolo, durante l’epoca vittoriana, la classe media porta nel proprio soggiorno l’albero di Natale assistiamo al tentativo di creare un nuovo tipo di festività, ordinata, disciplinata e soprattutto rispettabile. La classe dominante non poteva più permettere alla servitù di passare il mese di dicembre bevendo e facendo baldoria ma esigeva che essa si mostrasse sobria e rispettosa ogni giorno dell’anno. Ma mentre entrambi facevano progressi per cambiare e limitare il Natale, furono gli americani che ne videro il potenziale in termini di moderno capitalismo. Nissenbaum ci spiega come:

“Un fattore importante era costituito dal fatto che non si poteva dare ai mendicanti le stesse cose che si davano ai propri figli: loro mangiavano già il cibo migliore! Si doveva quindi acquistare e spendere. Il Natale contribuì a creare la moderna società del consumismo poiché la gente allora non era abituata a comprare generi di lusso. Ma l’essenza tipica del regalo di Natale è che non deve essere un qualcosa di necessario, se lo si dona ad un membro della famiglia deve essere qualcosa di speciale, un articolo di lusso. Secondo il parere di molti è così che nacque l’economia dei consumi. Anche in tempi di depressione economica si comprava sempre qualcosa di bello, un piccolo lusso per i propri cari. Le sole persone a cui ancora si regalano cose necessarie sono i poveri!”

La ricerca di Nissenbaum si limita alla realtà degli Stati Uniti ma si può affermare che le “tradizioni”, le cui origini egli ha rintracciato, sono una caratteristica fondamentale del Natale in tutto il mondo. Non esistono due paesi che festeggiano allo stesso modo, molti paesi europei si concedono una settimana di bevute e festeggiamenti mentre gli americani a mala pena hanno un giorno di vacanza. Ma non esiste paese che sia sfuggito all’onnipresente uomo con il vestito rosso e Dicembre è ancora il mese del “lasciarsi andare”, anche se oggigiorno è riferito più che altro ai cordoni della borsa. Se Natale è tempo di regali, questi devono essere comprati. Babbo Natale è ovunque: nei racconti, nella pubblicità, nei salotti di casa nostra. Ed è qui che risiede la più grande delle trasformazioni: nella benevola figura di Babbo Natale; la mercificazione del Natale è stata nascosta dietro al più tenero dei sentimenti genitoriali. Davvero un miracolo per il la via dei negozi.

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