“Il Chiuso degli Ebrei”: Alla scoperta del ghetto ebraico di Bologna.

L'intera zona era delimitata da tre cancelli che venivano chiusi dall'esterno al calare del sole. Il primo si trovava all'inizio di via dei Giudei; il secondo nel punto in cui via del Carro sbocca sull'attuale via Zamboni; ed il terzo in via Oberdan (una volta via Cavaliera) nell'arco che dà su vicolo Mandria attraverso vicolo Tubertini. Oggi l'unico accesso riconoscibile è il secondo, sotto il voltone che collega palazzo Manzoli-Malvasia alla chiesa di San Donato, del XVIII secolo.
Al numero 16 (ex numero 2638) di via dell'Inferno una lapide ricorda la sinagoga del ghetto, l'unica rimasta delle undici funzionanti nel 1569, quando gli ebrei vennero espulsi una prima volta dalla città. Rientrati nel 1586, Clemente VIII li cacciò definitivamente nel 1593.

Bologna rimase priva di una comunità ebraica organizzata per due secoli, fino all'arrivo di Napoleone, ma quando la città tornò a far parte dello Stato pontificio, gli ebrei ottennero il permesso di restare.
Con l'unità d'Italia gli ebrei bolognesi acquisirono tutti i diritti civili al pari degli altri sudditi italiani e tra il 1830 e il 1930 passarono da 100 a 900.

LA SINAGOGA

Nel 1877, in uno stabile al 17 (attuale 7/9) di via de' Gombruti, acquistato con somme raccolte presso le famiglie di ebrei più facoltose, venne costruito un vero e proprio Tempio su un progetto di Guido Lisi, in sostituzione del primo piccolo oratorio fondato nel 1829 da Angelo Carpi.
L'aumento della popolazione ebraica cittadina portò alla necessità di apportare delle modifiche alla sinagoga. L'incarico fu affidato ad Attilio Muggia, docente presso la Regia Scuola di Ingegneria di Bologna a cui si devono opere di grande importanza per la città fra cui la scalinata del Pincio della Montagnola nell'ultimo tratto di via Indipendenza. La nuova sinagoga, inaugurata solo dopo la prima guerra mondiale nel 1928, si presentava con lo splendore di una facciata stile liberty, degna dell'importanza che allora rivestiva la comunità ebraica bolognese.

I bombardamenti del 1943 danneggiarono in modo gravissimo il tempio. Il progetto di ricostruzione, affidato al figlio di Attilio Muggia, Guido, è un'interpretazione in chiave moderna dell'edificio preesistente. Portata a termine nel 1953, la sinagoga è tutt'ora in uso. La struttura architettonica è rimasta la stessa: la sala è affiancata da due deambulatori al piano inferiore e dalle logge del matroneo a quello superiore; la volta di copertura è a botte con nervature riportate; sul muro perimetrale occidentale si apre una grande finestra circolare in cui è inscritta una stella i David; sul lato opposto, sopra l'Aron sono incastonate le Tavole della Legge e una finestra a tutto sesto dalle vetrate policrome con dipinta una menorà.
Sulla facciata di via Mario Finzi una lapide ricorda i nomi degli 84 deportati bolognesi nei campi di sterminio tedeschi.

IL MUSEO DIDATTICO E «JUDAICA» IN CITTA'

In via Valdonica 1, nel cuore del ghetto si trova il Museo ebraico. Inaugurato nel 1999, a fine didattico, nello storico palazzo Pannolini (XV secolo) racconta in tre diverse sezioni la storia ebraica dalle origini ai giorni nostri. La narrazione utilizza tre livelli di approfondimento, dal più generale (il popolo ebraico) via via al più particolare (gli ebrei dell'Emilia Romagna, attraversando la storia degli ebrei d'Italia). Ogni sezione utilizza video, pannelli descrittivi e cd-rom.

Di grande interesse sono le preziose cinquecentine e i numerosi antichi libri ebraici conservati alla Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio; e i 28 manoscritti riuniti alla Biblioteca Universitaria di via Zamboni, tra cui vanno ricordate le miniature del Codice di Avicenna di origine incerta.
Degno di nota infine è la scritta in ebraico sulla facciata di palazzo Bocchi in via Goito n°16. La fece apporre Achille Bocchi, letterato e mecenate della cultura bolognese del '500 fondatore della Accademia letteraria Ermatena, di cui il palazzo era la sede. Sullo zoccolo esterno vi sono due iscrizioni, una in ebraico che riporta il salmo 119 («Signore preservami dalle labbra menzognere e dal linguaggio ingannatore») e una in latino tratta da Orazio («Sarai re, dicono, se agirai rettamente»).

1 Emilia Romagna. Itinerari ebraici. –I luoghi, la storia, l'arte, Marsilio, p.53.

Pages: 1 2