Da Simbolo di Fertilità a Propaganda Politica – Il Murale di Massa Marittima e la sua Decodificazione

Mentre i falli sull'albero appaiono, a causa del contesto, strani e scioccanti, ce en sono altri nel dipinto a sostegno della tesi di Ferzoco che questo sia tutto ma non un murale che celebra la fecondità. “Abbiamo l'immagine di due donne che sembrano nel bel mezzo di una colluttazione per impossessarsi di uno di questi peni, quindi questo presunto simbolo di fertilità chedovrebbe portare vita e bontà, in effetti è causa di conflitti per le persone che se lo litigano. In modo ancora più significativo, c'è una donna sulla sinistra del murale, in piedi in quella che io definisco la posa 'Lady Di', in piedi modestamente, fino a quando ti rendi conto che uno di questi peni la sta sodomizzando. Non si può rimanere in cinta tramite la sodomia, è quanto di peggio nel campo della non-feritilità. C'è qualcosa in questo murale che sovverte le nozioni di fertilità.”

Ma perché qualcuno vorrebbe mettere in mostra uno simbolo così stravagante, e sicuramente non economico, di non-fertilità? Qual è il messaggio? Secondo Ferzoco, “l'elemento chiave di questa sovversione è il simbolo di una delle due fazioni politiche in lotta a quei tempi, simbolo abbondamente raffigurato nel murale: l'aquila, simbolo del partito ghibellino. La giustapposizione del simbolo di questo partito con un altro simbolo usato in maniera innaturale, infertile, ha lo scopo di indurre nell'osservatore una sorta di relazione fra ciò che è innaturale e cattivo da una parte e il partito dei Ghibellini dall'altra. Acquista ancor più significato se si considera che per quasi tutta la sua storia come Città-stato indipendente, Massa Marittima era controllata dal partito dei Guelfi, avversari dei Ghibellini.”

Per semplificare, si potrebbe definire il conflitto tra Guelfi e Ghibellini che imperversava in Germania e Italia durante questo periodo come la lotta infinita tra il Papato (la fazione guelfa) e il Sacro Romano Imperatore (quella ghibellina), sebbene in realtà il conflitto possedeva tantissime sfaccettature, in cui rivalità locali e interessi strategici giocavano un ruolo decisamente importante. Per cui, nel contesto di Massa Marittima, controllata dai Guelfi papalini, il murale diventa un esempio di esplicita arte politica. E' un avvertimento su cosa potrebbe succedere se la città cadesse sotto controllo dei Ghibellini.

Mentre, come si diceva sopra, la rappresentazione del fallo in campo artistico non era insolita nel Medioevo, quella di un pene molto grande o in erezione, come nel dipinto di Massa Marittima, è estremamente rara. E infatti Ferzoco ha trovato un dei pochi altri esempi a Milano, e nuovamente in un contesto politico: “Esiste una scultura che fu piazzata su una delle porte di Milano alla fine del XII secolo. Nel corso degli anni, questa scultura acquisì il nome de La Donna Impudica. Comunemente si pensava che rappresentasse la Sacra Romana Imperatrice.mQuesto era molto significativo. Il soggetto è quella che sembra essere una donna che, vestita con una toga, ne apre i lembi e mostra, a prima vista, di non essere veramente una lei e di possedere un grosso pene. Guardando meglio, potrebbe invece non essere un fallo ma qualcosa tipo una chiave o pettine, servono ulteriori ricerche. Ciò che però è chiaro e al di là di ogni dubbio è che la prima reazione che si ha guardandolo è che ci sia un grande pene pubblicamente esposto. Quel che riveste importanza ai fini del caso di Massa Marittima è che questa statua lega la rappresentazione del pene alla Sacra Romana Imperatrice, e la Sacra Romana Imperatrice, in termini americani, è la first lady della fazione ghibellina, in quanto appunto capitanata dal Sacro Romano Imperatore. E' pubblica, è politica e si propone di essere denigratoria. I Milanesi la piazzarono in cima ad una delle porte della città subito dopo la cacciata dei Ghibellini da parte della fazione guelfa. Ecco il legame fra tutte le componenti: la vita pubblica, la politica, il pene, i Ghibellini e l'insulto.”

Il destino dell'arte politica

Era diffuso questo tipo di rappresentazione politica in quel periodo? Esistono altri esempi a sostegno della tesi di Ferzoco? In termini di pitture ancor oggi esistenti, purtroppo no. Ma questo in sé non indebolisce il ragionamento. “Questo fa parte di ciò che è affascinante e importante a proposito del murale di Massa Marittima,” si entusiasma Ferzoco. “Prendete Bologna oggi, dove si sono di recente svolte le elezioni [Amministrative 2005]. Magari restano alcuni cartelloni appesi qua e là, ma non sono più in condizioni immacolate. Sono mezzo-coperti, o gli è stata strappata la faccia [del candidato] o prima o poi capiterà. La natura di questa arte politica è quella di essere temporanea. Possediamo prove documentali, descrizioni per iscritto di come fosse in questo periodo l'arte pensata a scopi politici. Abbiamo la forte sensazione che i muri di quasi tutte queste città-repubblica fossero generosamente decorati con pitture a sfondo politico dalla breve durata. Molta di questa propaganda era più precisa, e aveva a che fare con la criminalità. Era l'equivalente delle foto segnaletiche. Era frequente che i nemici delle Città-stato trovassero le proprie fattezze dipinte in prossimità delle porte cittadine, in modo da essere riconoscibili da parte degli abitanti del luogo, che potevano così farli arrestare. Sappiamo che questo tipo di arte politica, o comunque ispirata dalla politica, era estremamente comune, ma proprio per il fatto di essere collegate con la politica, queste opere non duravano. Prima o poi, l'impulso che aveva dato origina alla loro creazione spariva e le immagini diventavano di conseguenza irrilevanti.”

E' ironico come sia sopravvissuto, dal punto di vista storico, il murale. “E' sopravissuto nel modo in cui altre opere artistiche di valore ci sono state tramandate. Non tanto tempo dopo aver raggiunto l'apice della propria ricchezza, la città si impoverì in maniera molto veloce. E' simile a [quanto successe a] San Giminiano, che mantiene tutte le torri che si possono ammirare al giono d'oggi quasi solamente grazie al fatto che la città fu in larga parte abbandonata poco dopo la costruzione delle torri stesse. L'ubicazione del paese e la generalizzata lotta per il potere in corso nella regione a quei tempi fecero sì che non conveniva a nessuno venire a buttare giù queste torri costruite sia come baluardo di difesa che a mo' di status symbol. A nessuno importava, e quindi esse rimasero lì dov'erano. Per quanto riguarda Massa Marittima, il dipinto sopravvisse perché ad un certo punto, ed è impossibile stabilire quando, venen alterato e in seguito intonacato. Il primo grado di alterazioni ha a che fare
con la rimozione dei falli dal dipinto. Ho parlato con l'autore del restauro, un uomo affascinante, in questo settore dagli anni '50. Mi ha raccontato che, mentre stava sgrattando via gli strati di calce e intonaco, ha trovato dei grossi fiori sugli alberi, ed alla fine, sotto ai fiori, ha scoperto i peni. I fiori servivano a mascherare il fatto che questo fosse un albero innaturale, un albero del male, e a farlo diventare invece un albero ornamentale. Poi venne ricoperto del tutto. Nel corso dei secoli, poiché era dipinto nei pressi della fonte e a causa del fatto che l'acqua di Massa è estremamente ricca di sali minerali, ovviamente grazie all'abbondanza e varietà dei metalli presenti nelle colline circostanti, il calcare si depositò sui muri in modo che, pian piano, sparì ogni ricordo di questo murale. Fu per puro caso che venne ritrovato e restaurato nel 2000.”

Ferzoco non è riuscito finora a trovare un riferimento al murale in alcun documento del tempo, il che per lui resta un enigma. “Non si può mai dire mai e spero di rintracciare un giorno dei documenti che lo riguardino, sebbene i documenti coevi che ho esaminato finora e quelli relativi a periodi successivi che ho consultato non fanno alcun riferimento al dipinto, che è abbastanza sorprendente, perché la sua fattura non deve essere certamente costata al Comune quattro soldi. Ad un certo punto, ci deve essere stata della documentazione relativa al pagamento degli artisti. Inoltre è lecito supporre che un dipinto, almeno per noi, così sorprendente venga menzionato da qualche parte, ma per ora niente. Ha colto scopritori e restauratori del tutto di sorpresa. Nessuno si aspettava che un'immagine del genere esistesse.”

Stregoneria

Dire che nessuno si aspettasse una simile imagine non è propriamente la verità. Gli studiosi si sono scervellati per lungo tempo su di un passaggio dal significato piuttosto oscuro del più famoso manuale per la caccia alle streghe, il Malleus Maleficarum, pubblicato nel tardo XV secolo, in cui si fa un bizzarro riferimento ad una pratica per cui una strega taglierebeb i genitali ad un uomo per porli in un nido preparato su di un albero, dove il pene sarebbe sistemato e da cui esso comincerebbe a crescere. Se si osserva attentamente il murale di Massa Marittim, [si nota che] una delle donne scuote ripetutamente un nido su uno dei rami dell'albero. Ferzoco è convinto che il murale di Massa Marittima sia uno dei primi esempi di rappresentazione [pubblica] della stregoneria dell'epoca medievale in Europa: “Bisogna sempre fare attenzione a dire 'il primo in assoluto', perché è garantito che ne salti fuori uno di epoca precedente, ma io ho fatto ricerche approfondite e mi sono consultato con studiosi esperti di storia delle rappresentazioni in materia di stregoneria, ed è incontestabile che non esista una sola immagine di strega che si avvicini in termini cronologici, neppure lontanamente, a questa,. Il fatto che questa donna stia scuotendo un nido su di un albero era passato quasi del tutto inosservato. Questo in parte perché il nido non si vede facilmente e anche perché guardando l'immagine nel suo insieme si ha l'impressione che [la donna] stia agitando il bastone per spaventare gli uccelli che svolazzano intorno o che stia cercando di scrollare l'albero per accaparrarsi qualche frutto. Ma la connessione della donna col nido è molto importante. L'albero del murale di Massa Marittima sembra proprio dipinto per illustrare questo capitolo, si presta alla perfezione: l'albero presenta, per lo meno per quello che è visibile ad occhio nudo dalla sua scoperta nel 2000, venticinque peni [secondo il Malleus Maleficarum su di un albero potevano crescere dai venti ai trenta falli]. E ricordiamoci che la presenza di peni su un albero era considerata innaturale, per cui questi falli dovevano essere stati sistemati lì. Ce ne sono venticinque sull'albero e nello stesso dipinto c'è un nido che viene violato da una donna. Il collegamento, alla luce di questo misterioso capitolo del manuale dell'inquisitore, risulta drammaticamente ovvio. Questa è una strega che cerca di impossessarsi di un nido per usarlo come ricettacolo per un pene sottratto ad uno sfortunato cittadino.”

C'è molto ancora da scoprire su questo affascinante murale, ma i massetani possono tirare un sospiro di sollievo, grazie agli studi di Ferzoco, nella consapevolezza che la loro città è sede di un'opera d'arte unica e importante, e non di un dipinto osceno che è meglio tenere coperto.

George Ferzoco è il direttore del Centro Studi Toscani presso l'Università di Leicester. Il suo volume Il murale di Massa Marittima è stato di recente premiato dalla Society for Medieval Feminist Scholarship.

Il murale di Massa Marittima di George Ferzoco è pubblicato dal Consiglio Regionale della Toscana in collaborazione con il Centro Studi Toscani dell'Università di Leicester (ISBN 88 89365 00 5).

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