CRIMINI – di AA.VV., a cura di Giancarlo De Cataldo

Perché comunque e ad ogni costo vogliamo classificare, catalogare, etichettare tutto? Perché abbiamo bisogno di definire, stabilire, circoscrivere? Perché dobbiamo qualificare, bollare, contrassegnare?

Sì, è vero: Faletti scrive gialli (o almeno così ha provato a riciclarsi, dissoltesi le glorie di Drive In), Lucarelli thriller, Camilleri polizieschi. E sono d'accordo che una raccolta di short stories debba avere un filo conduttore che la tenga insieme. Ma il voler cacciare i nove racconti che fanno parte di Crimini dentro la definizione di 'noir' mi pare veramente una forzatura. Anche dentro la definizione slabbrata che di questo genere dà De Cataldo nell'introduzione a questa antologia edita da Einaudi e pubblicata, senza troppo successo azzarderei, prima dell'estate. Secondo il curatore infatti, il 'noir italiano' sarebbe una “anarchica commistione di diversità”, un “modo decisamente originale di raccontare i miti, i riti, gli splendori (pochi) e le miserie (molte) della contemporaneità”. Che ci può stare, ma non può divenire la giustificazione per inserire in una raccolta del genere storie quali Il covo di Teresa (De Silva) o Quello che manca (Fois) o Sei il mio tesoro (Ammaniti-Manzini). E non perché non siano pezzi interessanti o ben scritti – per lo meno l'ultimo dei tre – ma piuttosto in quanto nulla hanno a che spartire con le atmosfere cupe e tormentate del raffinato intreccio psicologico a sfondo criminoso.

Io sono della vecchia scuola, quella per cui autori noir sono artisti come Edgar Allan Poe, Chester Gould (Dick Tracy), le sorelle Giussani (Diabolik), Giorgio Scerbanenco o Pablo Igancio Taibo II. I tre racconti su menzionati rispecchiano e raccontano la realtà, persino la storia surreale del chirurgo plastico cocainomane narrata con sarcasmo e una certa dose di brillante cafoneria dal duo Ammaniti-Manzini si rivelerà, alla luce delle recenti retate 'anti-droga' nella capitale, premonitrice di fatti tutt'altro che immaginari! Le tre storie però non contengono quegli elementi caratterizzanti che De Cataldo ci promette quando decide di includerle in questa raccolta. Per amor di giustizia va detto che se Sei il mio tesoro è capace di strappare una risata amara, gli altri due sono nel complesso anche abbastanza insulsi.

Ma ci sono dei racconti noir allora in questa raccolta? Certo, se siete appassionati del genere vi interessaranno Morte di un confidente (Carlotto) o L'ultima battuta (Dazieri) o Il bambino rapito dalla Befana (De Cataldo) o Il terzo sparo (Lucarelli). In questi quattro sarete capaci di trovare spunti e atmosfere riconducibili a ciò che viene normalmente accettato come noir: un protagonista tormentato e in fondo in cerca della verità, un crimine, un mistero, un groviglio di sentimenti, emozioni, drammi psicologici, una donna affascinante e dannata, ambienti cupi e fumosi, … Personalmente giudico L'ultima battuta una piccola gemma: la storia di un ex-comico, ex-alcolizzato padrone di un bar che si ritrova, per salvare la donna di cui era stato innamorato, ad indagare sull'omicidio dell'uomo che gli portò via amore e successo. Anche il racconto firmato da Lucarelli non è malvagio e introduce un elemento importante: il protagonista tormentato e la donna affascinante e dannata sono la stessa persona, Lara, una poliziotta in servizio alla Questura di Bologna. Mi ha fatto venire in mente la Giorgia Contini dell'ultimo film di Salvatores, anche quello (coincidentalmente) ambientato nel capoluogo emiliano, che con i suoi portici e gli stretti vicoli medievali sembra aver raggiunto, nel nostro immaginario, lo status di location cult in termini di noir.

Il terzo sparo mi ha anche ispirato una considerazione di tipo generale: quanto è importante nella letteratura (che paroloni, diciamo nella scrittura creativa) che l'autore 'scompaia' dalla proprie opere? Certo tutti gli scrittori lasciano comunque una loro impronta, riconoscibile nello stile, nell'ambientazione, nella caratterizzazione dei personaggi, e così via. Ma per uno scrittore che appare in televisione o sui media in generale, e si mostra copiosamente, con i propri tic e peculiarità, al pubblico e ai suoi lettori, poi non diventa ancora più difficile sparire dalle proprie opere? Leggendo Il terzo sparo, forse anche a voi parrà di ascoltare una delle (belle e documentate) puntate di Blu Notte, la trasmissione in onda su Rai Tre, in cui Lucarelli analizza e descrive i grandi misteri italiani “con la tecnica del racconto, non giornalistica ma narrativa, utilizzando tutti gli espedienti del genere giallo come la suspence, il mistero, il colpo di scena. Le storie così presentate assumono quindi il ritmo incalzante di un romanzo” (dal sito della Rai).

I due rimanenti racconti inseriti in Crimini, ovvero Troppi equivoci (Camilleri) e Ospite d'onore (Faletti), sono scritti a mo' di sceneggiatura, il primo volutamente (e con riuscita accettabile), l'altro inconsciamente (e con triste esito). Camilleri resta un ottimo scrittore anche se secondo me le sue opere difficilmente possono essere etichettate con il termine di 'noir mediterranei'. E' un esaminatore e un potente descrittore della realtà siciliana, è un autore dotato di spirito di osservazione e di senso dello humour, è il creatore di una delle più fortunate figure di detective in TV, ma non è uno scrittore noir… Di Faletti invece ho letto solo questo Ospite d'onore, per cui non mi sento di giudicarlo come autore, anche perché se dovessi farlo su tale base, dovrei necessariamente stroncarlo: il racconto è una raccolta di modi di dire e battutine (alla Drive In??), in cui la storia è una sottospecie di consacrazione della banalità allo stato puro, buona per riempire un pomeriggio de La vita in diretta.

Un'ultima nota, pedantica forse: il titolo del racconto di Camilleri è riportato come Troppe coincidenze sulla quarta di copertina… Sarà stata la foga di pubblicare il volume in tempo per le vacanze estive degli italiani?

CRIMINI – di AA.VV., a cura di Giancarlo De Cataldo – Ed. Einaudi – pp. 390 – Euro 15,50