Come plasmare un mostro – Peter Jackson parla di King Kong.

Quando gli si chiede di decrivere i propri profondi sentimenti nei confronti di questo racconto, le parole del regista sgorgano disordinatamente come se non vedesse l'ora di imprimere nella mente dei giornalisti in visita sul set cosa veramente significhi per lui questo film. “Penso che il [King] Kong originale sia una miscela fantastica – possibilmente la miscela migliore – di [film di] evasione e di avventura, mistero, sentimento,” dice. “Riesce in tutto quello che io credo un film d'evasione debba fare. Ti trasporta verso luoghi che non andresti mai a visitare e esperienze che non vivresti mai e possiede quella combinazione meravigliosa di emozione e immaginazione”.

Considerato questo punto di partenza, cominci a renderti conto dell'enormità dell'incombenza che Jackson ha assunto per se stesso e per il suo team. “E' difficile,” ammette nel sottolineare che sono proprio tutti gli elementi che resero, giustamente, l'originale King Kong un 'classico' che lui ha intenzione di portare sullo schermo. “Voglio tentare di fare una versione di [King] Kong che fondamentalmente catturi quella magnifica avventura misteriosa”.

Inevitabilmente Peter Jackson si ritrova ad affrontare delle domande su come abbia intenzione di migliorare il film originale. La richiesta di informazioni in questo senso non è inaspettata e lui ha una risposta ponderata. “Migliorare è un termine molto bizzarro quando si discutre di un film realizzato nel 1933; quello era un film dei suoi tempi ed era un classico nel momento in cui uscì. E' stato uno dei film di maggior successo per RKO; salvò la casa di produzione dalla bancarotta. Erano lì lì per fallire e Kong li ha salvati. Come lo miglioreremo? Beh, lo sapete da voi che probabilmente non lo faremo”, risponde sorridendo. “Il film classico rimarrà per sempre il classico e il nostro film sarà il rifacimento di un classico. Ma è una storia così meravigliosa e una premessa così meravigliosa da farmi adorare l'idea di provare a farne un remake e naturalmente con la tecnologia moderna c'è una giustificazione per farlo.”

Sono stati i miracoli creati dalla tecnologia digitale – i maghi del computer possono oggigiorno creare un gorilla gigantesco che sia credibile in tutto per tutto – a convincere Jackson che era il momento giusto per tornare a King Kong. L'alta tecnologia ha reso la parola 'impossibile' sorpassata fra i registi. Se così non fosse, secondo Jackson non ci sarebbe motivo di rifare King Kong.

“Con la tecnoologia moderna e il computer puoi decisamente creare un gorilla incredibilmente iperrealistico. Prendi tutti gli elementi della storia… Kong che combatte contro i dinosauri sull'isola, Kong che porta Ann in cima all'Empire State Building e i biplani e tutto il resto… e immaginati tutto questo reso in maniera realistica! E' eccitante il solo pensiero. Quindi, questa è una ragione per farlo,” dice.

Jackson aveva già provato a resuscitare King Kong a metà degli anni '90. Aveva una scenaggiatura e poteva contare sull'interesse dei capi della Universal. Ma quella volta ci fu un attacco di fifa dovuto alle produzioni rivali di Godzilla e Il grande Joe. Quindi l'idea di un nuovo [King] Kong ricevette il pollice verso.

Ora però è stata presa la decisione di incarnare il sogno di Peter Jackson e una nuova sceneggiatura è stata sviluppata da quella che Jackson aveva in mente a metà degli anni '90.

“E' una revisione totale,” dice. “Non credo ci sia una battuta che sia la stessa delal stesura originale. I personaggi sono completamente cambiati.” E' onesto e confessa che sia lui che il team hanno trovato la sceneggiatura originale difettosa. “La rileggemmo quando la Universal cominciò a parlarci dell'idea di resuscitare la nostra versione di [King] Kong. C'eravamo praticamente dimenticati della nostra ste
sura originale e certi punti andavano bene ma in generale non ci piaceva il tono, la frivolezza,” spiega. “Ci rendemmo conto che nel 1996 stavamo cercando di scrivere un film da Hollywood, sul genere di Indiana Jones, e questo non ci piaceva più. Uno degli insegnamenti de Il Signore degli Anelli di cui non eravamo consci nel 1996 è che il genere fantasy è al suo meglio quando viene raccontato in maniera realistica. La lezione che implementammo nel riscrivere [King] Kong l'anno scorso è stata che la migliore esperienza fantastica al cinema è quella in cui si crede completamente e in cui i protagonisti credono in quello che accade. Avevamo scritto una storia molto più leggera, una sceneggiatura hollywoodiana e stupidina che non ci piaceva più, e la riscrivemmo. E' questo che ci intriga a proposito di [King] Kong.”

Tra il film del 1933 e l'epopea di Jackson, ci fu nel 1976 una versione di King Kong interpretata da Jeff Bridges e Jessica Lane. Non sorprende che Jackson non abbia preso nulla dalla versione più recente del film, che ebbe un successo di cassa certamente non sbalorditivo. “Il film del 1976 è ancora più superato di quello del 1933, “ dice Jackson. “E' talmente 'anni '70' in maniera incredibile”.

Sebbene il film sia un omaggio all'originale, Joackson ha voluto sviluppare tutta una serie di nuovi personaggi nella sua versione. “Adrien, Naomi e Jack interpretano i tre personaggi principali che appaiono nel film originale. Ma nel [King] Kong originale, essi sono pressoché i soli personaggi che ti è dato di conoscere. C'è qualche dialogo sporadico fra altri personaggi, ma [il film] è in sostanza basato su loro tre. Noi abbiamo voluto sviluppare altri componenti della ciurma della nave e della troupe cinematografica che si trova sull'isola a girare il film, così da far incontrare altri personaggi. E' sempre una buona idea, se poi li eliminerai. Ci rendemmo conto di avere a che fare con una buona quantità di cibo per i dinosauri. Molte di queste persone le faremo mangiare e morire di una morte orribile nel corso degli eventi, ed è sempre più intenso arrivare a conoscere qualcuno prima di scaricarli malamente. Non rivelerò chi viene scaricato e chi no, ma stiamo sviluppando molti di questi ruoli di supporto per far sì che il pubblico si affezioni a loro se saranno in pericolo sull'isola. Molti di loro non riusciranno a tornare sani e salvi.”

Come ti rendi conto aggirandoti sul monte Crawford, dove è stato costruito il mondo antico e insignificante di Skull Island, la cura per il dettaglio nel film di Jackson è sbalorditiva. Un team al completo per esempio sta lavorando alla creazione computerizzata del grande King Kong. “Prendiamo un vero gorilla maschio, un Silverback, e lo rendiamo primitivo. Volevo che Kong apparisse vecchio perché è da tempo che gira. Lo volevo segnato dalle battaglie, e infatti gli forniremo delle cicatrici particolari in corrispondeza dei fendenti appioppatigli dai Tirannosauri.”

E un fattore di enorme importanza è che King Kong incuterà molta paura. “Lo volevo terrificante,” dice Jackson. “Penso che questa sia una maniera molto più interessante di rendere il personaggio. Quando parti con il gorilla più terrificante e pericoloso che si possa immaginare e poi cominci a rivelare il suo cuore, inizi a eliminare gli strati e a vedere la sua anima e il suo cuore. E' il più lontano possibile da qualsiasi idea di adorabilità e io credo che questo sia l'approccio più interessante che si possa avere. Quindi farà paura.”

A parte spaventare il pubblico, King Kong dovrebbe anche spezzare i cuori degli spettatori e Jackson sta mettendo nel film momenti in cui si prevede che questi si commuovano. “Speriamo che accada in più di un'occasione, ma certamente mi auguro succeda alla scena finale sull'Empire State Building,” dice.

In seguito all'incredibile successo globale de Il Signore degli Anelli, il livello di aspettativa è enorme. Tutto il mondo del cinema pregusta in trepida attesa l'arrivo [sugli schermi] dell'avventura di Jackson. Egli non nasconde pertanto che non ci siano pressioni su di lui perché mantenga i propri impegni. “Immagino che ci siano pressioni esterne, essendo [il film] un seguito de Il Signore degli Anelli, ma questo non mi preoccupa più di tanto. Voglio fare film e suppongo che ci sia un certo livello di aspettativa. La pressione è duplice. Una è che voglio che questo sia un buon rifacimento di King Kong, e quindi voglio che chi ama King Kong, chi rispetta il film originale, pensi che abbiamo fatto un buon lavoro. Questo è ovviamente importante. E poi voglio fare un buon film. Questa è sempre la pressione a carico di un regista; vuoi che il tuo film sia il meglio possibile, non importa che film è. Non è semplice fare un buon film, quindi questa è una pressione costante.”


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