Bloom

Per la maggiorparte delle persone, l'idea di leggere l'Ulisse di James Joyce può rappresentare una prospettiva angosciante. Il regista Sean Wlash si è spinto ancora più in là e lo ha addirittura sceneggiato trasformandolo in un film di due ore. Bloom parte dal tomo di Joyce e lo converte in una drammatizzazione di tipo convenzionale, concentrandosi sugli aspetti umani dei percorsi di vita dei personaggi principali, catturati in questo ritratto lungo una giornata. Per i profani e per coloro per i quali non vale la pena disturbarsi per l'esperimento stilistico di Joyce, il film di Wlash è un distillato dell'essenza di questo enorme romanzo.

Il processo di semplificazione di un'opera così tremendamente dettagliata può apparire un incubo. Walsh illustra come la stesura della sceneggiatura abbia preso il suo tempo: “Ho lavorato sulla sceneggiatura per circa sei anni e il film è il risultato di tale lavoro. Ciò che feci era leggere e rileggere ogni capitolo, estraendo le parti che mi affascinavano. In termini generali, queste parti erano i momenti più divertenti e gli elementi umani. Il risultato è che la sceneggiatura rispecchia l'umanità di Joyce e il suo senso dell'umorismo.”

L'umanità dell'Ulisse è stata catturata in maniera raffinata da Stephen Rea nel ruolo di Leopold Bloom. Il suo dolore per il figlio (che non superò l'infanzia) e per il padre (che si suicidò) è inciso in ogni cosa che lo riguarda, dalla sua aria sconfitta e depressa alla sua voce stanca ed incerta. Il dolore di Bloom per il figlio si lega in modo impeccabile nel film con l'accettazione della morte della propria madre da parte di Stephen Dedaelus. Commovente è il tentativo di Bloom di raggiungere Stephen dopo la di lui avventura bevereccia con gli studenti di medicina: Stephen sparisce dietro un angolo e per un momento a Bloom pare di vedere suo figlio Rudy che gioca sotto un lampione, come avrebbe fatto se fosse sopravissuto. Dico a Walsh che ciò sembra intenzionale da parte sua in veste di regista. Non è d'accordo: “Molto è stato scritto sul rapporto fra Leopold Bloom e Stephen Dedaelus, su come i loro percorsi si incrocino e si uniscano. Questo mi interessava di meno. Ciò che mi interesava era quello che succede a Leopold Bloom in quanto uomo, a Molly Bloom in quanto donna e a Stephen Dedaelus in quanto ragazzo. Se c'erano connessioni, bene, ma a me interessava di più l'individuo. Se si prende Leopold Bloom, le ha viste tutte: è stato felice, è stato triste. E' un prammatico: sa di non poter cambiare il mondo in cui si vive; si deve andare avanti e lui lo fa. Molly è abbastanza simile; Credo che siano più simili Molly e Bloom che non Bloom e Stephen. Stephen naturalmente, essendo un giovanotto, non le ha passate tutte; è più tormentato in quanto non ha ancora assimilato quel prammatismo”.

Il prammatismo del signore e delal signora Bloom si estende alla sfera sessuale, in cui entrambi vengono mostrati cercare e trovare il loro piacere separatamente l'uno dall'altra: Leopold si masturba in spiaggia mentre controlla una giovane e frustrata istitutrice, mentre Molly riceve le attenzioni di un virile (e in qualche modo unidimensionale) promotore musicale, Blazes Boylan. In termini di casting, Molly sembra male abbinarsi al marito per la bellezza fisica. Faccio notare a Sean Walsh che Angelina Ball è semplicemente troppo attraente per questo ruolo. Ancora una volta non è d'accordo: “Non so in che punto dell'Ulisse si dica che Molly Bloom non era di bell'aspetto, perché lo era: era molto attraente. In secondo luogo, non credo che Angelina sia un'attrice-modella di tipo hollywoodiano. Il motivo per cui ha avuto la parte è molto semplice: è fantastica. Ha occhi bellissimi, è bellissima, ma ancora meglio, possiede un ritmo naturale che le permette di sviluppare il monologo di Molly proprio nella maniera in cui deve essere recitato. Ci sono ben poche persone che ne siano capaci. Se la tua critica è rivolta ad Angelina, la confuto totalmente”.

Poiché Bloom dura solo due ore mentre ci vuole un'eternità a leggere il romanzo in sé, sembra inevitabile che molto si perda nel passaggio dal testo allo schermo. Concentrandosi sugli aspetti umani ed umoristici dell'Ulisse, Walsh è riuscito a rendere il proprio compito più gestibile; resta però un punto debole sul quale non riesco a non stuzzicarlo: l'episodio dei Ciclopi. Per molti lettori questo rappresenta uno dei momenti più sublimi del libro, in termini di enfasi sul messaggio centrale di amore alla faccia dell'odio e della bigotteria. In Bloom viene invece ridotto fino quasi all'inconsequenzialità, ad un mero spiacevole contrattempo nella giornata di leopold Bloom. Inoltre, il suo potenziale comico viene perso completamente. Chiedo a Wlash se non abbia avuto la tentazione di farne qualcosa di più. “Sì, e direi lo stesso di molto altro nel film. Direi che dopo cinque anni avevo buttato giù tutta la sceneggiatura; poi mi ci sono voluti tre anni per toglierne dei pezzi, per comprimerlo, cercando di farlo funzionare. Tutto è stato compresso, compreso la scena dei Ciclopi. Ma sono soddisfatto di come è venuto, perché non volevo che questa cosa anti-semita rimanesse ad aleggiare sul film, non volevo fosse un film sull'antiebraismo in Irlanda. Volevo che rappresentasse una parte di ciò che accade nella vita di Bloom. Non volevo dargli un'indicazione precisa; non è come con Schindler's List per cui lo sai di andare a vedere un film sulla Germania nazista”.

L'apice di Bloom è invece l'episodio di Circe, che è stato fedelmente riportato in tutto il suo surrealismo comico. Alla vita mentale di Leopold Bloom è dato un rilievo pieno di vita e colore contro uno sfondo di comparse, e questa lunga scena raggiunge un trionfo drammatico genuino in termini di trasposizione visuale di un capitolo tanto complesso. Per Walsh è Circe a rappresentare il nucleo dell'Ulisse? “L'episodio di Circe in molti modi rappresenta il nocciolo del libro e allo stesso tempo non lo è. Data l'interconnessione fra personaggi e temi, ovviamente essi si intrecciano per tutto l'Ulisse, ma per la maggiorparte questo viene a compimento nell'episodio di Circe. Tutte le cose che hai visto, imparato o letto in precedenza tornano qui sebbene in maniera caleidoscopica, in un modo completamente differente. Inoltre, credo che sia un capitolo eccezionale, non gli si puù fare giustizia in un film. Se fosse stato pubblicato oggi, manderebbe in visibilio il pubblico. A me piace la fantasia, la sua natura bizzarra. La sceneggiatura prende una direzione lineare ma ciò che accade in termini di personaggi, costumi e location è completamente innaturale. Ma rappresenta il nucleo [del libro]? No, credo che il cuore sia [il capitolo] Itaca e il monologo di Molly (ovvero l'episodio di Penelope). E naturalmente, per quanto riguarda Itaca, che rimane il mio capitolo preferito e che era il preferito di Joyce, non ci sono rimaste che due scene!”

A prescindere dagli inevitabili difetti del film e degli indubitabili pregi, quello che non si può negare è la sua accessibilità, una aspetto che deriva dalla motivazione principale di Walsh a realizzare Bloom: “Per anni, l'Ulisse è stato considerato il miglior romanzo del ventesimo secolo, specialmente da noi irlandesi, che riveriamo Joyce come un granse scrittore. Il problema &egrave
; che nessuno di noi ha letto il libro; tutti ne posseggono una copia e nessuno l'ha letto! E' stato questo paradosso a spingermi: come può quest'opera essere considerata un capolavoro se nessuno l'ha letta?”